Il Carousel di Paolo Ventura: maschere e ironia in bilico sull’immaginario

Sono tematiche di memoria e di racconto quelle di Carousel del fotografo Paolo Ventura. Una mostra che mette in campo varie discipline artistiche e che ci regala una visione del mondo in bilico sull’ immaginario della finzione , ma con l’equilibrio della realtà. Una mescolanza di pittura, scultura, teatro e fotografia. Un tripudio d’ arti per un racconto eclettico, un percorso insolito e pieno di depistaggi artistici.

Dal 17 settembre al 8 dicembre CAMERA, Centro Italiano per la Fotografia di Torino, ospita quindi «Carousel», un viaggio all’interno della carriera di Paolo Ventura (Milano, 1968). Fotografo di moda dalla mente poliedrica, capace di sviluppare una sua ricerca artistica di grande bravura manuale con cui crea proprie scenografie e spaccati di vita. Dei set dove racconta storie, fiabe, mondi immaginari.

Il Carousel di Paolo Ventura : maschere  e ironia in bilico sull'immaginario
Autoritratto in costume courtesy of CAMERA

Curata da Walter Guadagnini, con la collaborazione di Monica Poggi, la mostra presenta alcune delle opere più suggestive degli ultimi quindici anni. In mostra anche due progetti inediti: “Grazia Ricevuta”, rivisitazione affettuosamente ironica del tema dell’ex voto,e “La Gamba Ritrovata” frutto di una residenza svolta presso l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma.

Carousel di memoria e identità

Sono dunque tematiche di ricordi e di storie narrate quelle con cui Paolo Ventura ci offre una visione del mondo fra realtà e finzione, in bilico sull’immaginario. E quindi ecco «War Souvenir», del 2005. I racconti di guerra della nonna materna narrati attraverso scenografie di cartone e piccoli burattini.

Sono tante le ricerche di Ventura. Ci spinge alla ricerca d’identità con i volti delle sculture di cartapesta, ispirati alle persone incontrate dall’autore nelle varie fasi della sua vita. Ma narra anche molteplici varianti della sua stessa identità, degli “autoritratti immaginari” come lui stesso li definisce.

Gli spazi della fantasia

Il Carousel di Paolo Ventura : maschere  e ironia in bilico sull'immaginario
Automaton courtesy of CAMERA

Ventura – spiega Walter Guadagnini, curatore della mostra e Direttore di CAMERA – raggiunge definitivamente, in queste ultime serie, la dimensione alla quale probabilmente da sempre anelava, quella di una totale libertà di azione e di invenzione. La prima, si concretizza nella strepitosa nonchalance nell’utilizzo delle diverse tecniche; fotografia, dagherrotipia, pittura, scultura, disegno, scenografia, tutto ormai si fonde nelle due e nelle tre dimensioni, senza più alcuna necessità di esplicitare le ragioni di una scelta piuttosto che di un’altra.

Ed emerge allora in pieno da un lato la passione per la cultura popolare – che da sempre si affianca a quella per la tradizione pittorica più nobile – nella forma degli ex voto, dei manifesti, della grafica, delle cartoline, di un universo insomma che concepisce l’opera singola sempre come parte di un progetto e di un percorso più grande, che investe ogni ambito della realizzazione dell’immagine e del suo prender corpo (talvolta anche letteralmente).

La libertà di invenzione, allo stesso modo, permette all’artista di cambiare soggetti e climi, rimanendo però sempre in quell’area di magico quotidiano che rimane, ancora oggi, la cifra più profonda e autentica della sua ispirazione, che non finisce mai di cercare nell’immagine e nella narrazione quell’elemento di stupore che, bambini mai definitivamente cresciuti, continuiamo tutti a chiedere alle immagini, e alla vita”.

I viaggi dell’immaginario

È davvero incredibile il viaggio che Paolo Ventura ci fa percorrere in Carousel. Tra le calle di una Venezia assediata ecco la storia di un uomo che trova in un “Automa” il rimedio alla propria solitudine. O tra la foschia invernale di Winter Stories dove, in un tempo che sembra essersi rarefatto, riprendono vita i ricordi di un pagliaccio sul letto di morte. Ma eccoci a Roma dove Lo zuavo scomparso», 2012, si muove in una città fatta di vie e palazzi anonimi, non di sontuosi monumenti.

Il Carousel di Paolo Ventura : maschere  e ironia in bilico sull'immaginario
Lo zuavo scomparso courtesy of CAMERA

Ma non è solo un viaggio di luoghi. Carousel è anche un viaggio nella costruzione dei mondi immaginari di Paolo Ventura. Un percorso che unisce pittura e fotografia, ma anche, in un certo senso, la scultura. Un viaggio attraverso l’installazione di case di cartone esposte che vengono costruite, fotografate e infine inglobate, attraverso il collage, all’interno della superficie pittorica, andando a moltiplicare ulteriormente i piani di rappresentazione.

L’avventura teatrale

E sono questi gli elementi di gioco di Ventura. La messa in scena, l’interpretazione di personaggi, la costruzione di scenografie di fronte alle quali recitare dei ruoli. Appare quindi particolarmente lineare il passaggio che ha portato l’artista alla collaborazione con diversi teatri del mondo. Fra cui la Lyric Opera di Chicago, per la quale ha realizzato le scenografie di «Carousel» di Rodgers e Hammerstein nel 2015, e il Teatro Regio di Torino, per «Pagliacci» di Ruggero Leoncavallo nel 2017.

Ma è in ­Grazia Ricevuta (2019-2020), che troviamo l’ironia giocosa e positiva di Ventura. Una rivisitazione in chiave affettuosamente ironica della pratica degli ex-voto. Le immagini raffigurano situazioni grottesche e improbabili. Un uomo finito nella bocca di un pesce, un altro bruciato da un mangiafuoco inesperto. Il tutto ricalcando la maniera usata dai pittori di scene popolari che venivano assoldati per realizzare le piccole raffigurazioni votive.

Grazia ricevuta ex voto
Grazia Ricevuta courtesy of CAMERA

In Carousel Paolo Ventura ci porta a camminare sul confine fra realtà e finzione, rendendo credibili i suoi improbabili racconti. Un precoso in cui le opere appese alle pareti dialogano con i loro omologhi in cartone e legno. Un immaginario in bilico sulla realtà.


Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".