L’ortica, pungente e perversa, ma sino a un certo punto.

L’ortica, dai peli urticanti tanto temuti quanto fragili

L’ortica condivide da sempre la sorte dell’uomo: ne sono stati ritrovati i semi persino tra i resti dei villaggi su palafitta del Neolitico! Ciò dimostra che è stata una delle prime erbe a essere usate per l’alimentazione e quale medicamento, a dispetto del suo vezzo di pungere. È infatti provvista di peli urticanti contenenti un liquido (formato da urticoside e acido formico), che provoca al contatto arrossamenti dolorosi ma di breve durata. Tali peli, tuttavia, sono piuttosto fragili: si rompono sfiorandoli e perdono il liquido irritante sia se le foglie sono essiccate sia in cottura.

perli urticanti in primo piano

Pregiati tessuti giallo ortica

Uno degli usi più antichi di questa pianta è quello tessile. Ne furono maestri i vichinghi: è stata ritrovata la mummia di un danese dell’Età del Bronzo avvolta in vesti d’ortica. E per secoli, nei territori che i vichinghi conquistarono, si tramandò la tecnica di tesserne le fibre. Ciò avvenne, ad esempio, in Irlanda e in Scozia ancora per tutto l’Ottocento. Essendo poi la radice dell’ortica catalogata tra le specie tinctorie, veniva impiegata per tingerle di un bel colore giallo. Nella celtica Gallia, invece, si mettevano a macerare le piante d’ortica, per ricavarne una sorta di carta.

Frizioni e frustate

Dioscoride, nel I secolo, scrisse nell’opera De Materia Medica che l’ortica è l’unica pianta che può essere riconosciuta al tatto anche di notte, in completa tenebra. Gli antichi romani erano convinti che frizionarsi gli arti con fronde d’ortica fresca facesse passare i reumatismi. I monaci medioevali, in cerca di dura penitenza, addirittura si flagellavano con i suoi rami più lunghi e coriacei. Dal trattato medioevale De viribus herbarum di Odone di Meung risulta anche che l’ortica risvegliasse l’appetito amoroso. Per ottenere tale scopo, non solo veniva bevuta in infuso ma anche strofinata sui genitali. Una pratica molto dolorosa che, per fortuna, è caduta in disuso.

In Tirolo e in Irlanda

Un noto soprannome tirolese dell’ortica è Allersweltskerl che si può tradurre all’incirca come “la compagna del diavolo”. In questa regione austriaca, all’apparire della prima luna nuova di maggio, si bruciava l’ortica in falò, per preservare le fattorie dai fulmini. Nella medesima notte, prima dell’alba, si raccoglievano fasci d’ortica da portare nelle stalle, a protezione del bestiame dagli spiriti maligni. In Irlanda, prende il nome gaelico di An Neantóg, che allude al suo potere irritante. Oltre al già citato impiego tessile, dai tempi più remoti mescolata qui è all’idromele, ossia al tradizionale liquore a base di miele. È inoltre aggiunta come ingrediente sia al porridge della colazione sia al pastone delle galline: pare che aumenti la produzione di uova.

Piccolo ritratto botanico dell’ortica

Appartiene all’esigua famiglia botanica delle Urticacee, che comprende appunto due tipi di ortica e la parietaria. È stata catalogata come Urtica dioica L. ma esiste anche l’Urtica urens L., dalle foglie più piccine, più pungenti e assai dentate. Predilige come habitat i gerbidi, i ruderi e le radure nei boschi ed è una specie diffusa in tutto il mondo. Raggiunge un’altezza compresa tra i 30 centimetri e i 2 metri ed è una pianta dioica, con fiori sia maschili sia femminili. Essi sbocciano tra marzo e ottobre, sono minuscoli, verdini, a 4 sepali, e riuniti in pannocchie composte. Le pannocchie costituite da fiori femminili sono pendule, a differenza di quelle che recano fiori maschili. I fusti sono striscianti e radicanti alla base: da essi si originano i fusti eretti muniti di foglie appuntite e ovate. Tutta la pianta è irta di peli urticanti, dalla cui punta spezzata fuoriesce, come già anticipato, il liquido irritante.

fiori a grappolo dell'ortica

Studi clinici del passato

L’ortica viene considerata un fitocomplesso, in cui i benefici per la salute non sono attribuibili a un singolo principio attivo ma alla totalità d’azione sinergica. Intorno al 1850, François-Joseph Cazin la utilizzò come sostanza emostatica, per contrastare l’emottisi e le perdite uterine. Il suo studio fu ripreso da Henri Leclerc e applicato anche a pazienti emofiliaci. Nel 1839, Friard prescrisse il succo d’ortica per curare il diabete. Per tale patologia, esperimenti ripresi pochi decenni fa hanno dimostrato la sua efficacia nell’abbassare il tasso di zucchero nelle urine. Nel 1911, Oudar ottenne buoni risultati nel trattamento dell’enterite acuta e cronica e per contrastare la diarrea. E nel 1924 Dobreff isolò tra i suoi componenti la secretina, capace di stimolare le secrezioni di cistifellea, pancreas e intestino. Altri autori (citiamo ad esempio Canton, Oddi e Remy) ne evidenziarono le proprietà cardiotoniche simili a quelle della digitale.

Principi attivi e impiego fitoterapico

La droga medicinale è rappresentata dalle parti aeree della pianta. Essa contiene molta clorofilla, acidi gallico e formico, glucochinina, vitamina C, protovitamina A, mucillaggine, tannino, ammoniaca, ferro, calcio, silicio, zolfo, cloro, potassio e manganese. L’infuso da bere come un tè, dato che ha anche un sapore gradevole, si prepara nel modo consueto. Si mettono due cucchiai rasi d’ortica sminuzzata in mezzo litro d’acqua, di porta a bollore e si lascia riposare sotto coperchio per un quarto d’ora. Si filtra, si dolcifica e si beve a piacere lungo la giornata. Giova come emostatico, come tonico generale, come vasocostrittore, come depurativo e antireumatico, come diuretico che elimina anche l’acido urico. Ma è pure antianemico, antirachitico, regolatore epatico, astringente in caso di diarrea, lenitivo di ulcere gastriche e intestinali e combatte i disturbi della menopausa. Per i problemi della pelle, può essere sia bevuto sia applicato su scottature, orticarie e dermatosi in compresse, con garze imbevute. In questo caso è meglio fare il decotto: si procede come per l’infuso ma, prima di spegnere la fiamma, si fa bollire per dieci minuti. Può anche essere usato come lozione per rinvigorire e purificare il cuoio capelluto.

infuso di ortica con sopra foglie della pianta

L’ortica in cucina

Non vi consigliamo di gustarla cruda in insalata, ma l’ortica cotta è un ottimo alimento ricco di sali minerali. È un ghiotto ingrediente di zuppe, minestre e frittate. Lessata o cucinata a vapore e poi condita con olio e limone, sostituisce come contorno gli spinaci. Si usa nella preparazione di sughi e ravioli di magro e in tutte le ricette che vi suggerisce la fantasia. Se non ci lasciamo intimorire dai peli urticanti, cogliendola magari con un paio di guanti, scopriremo nell’ortica una grande amica. Perché non è “la compagna del diavolo” ma una fra le migliori erbe alleate della nostra salute.

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.