Il sorbo, simbolo del mese secondo nel calendario arboreo irlandese

Il sorbo e i Cinque Alberi Sacri

Il sorbo non è oggi tra le piante più popolari eppure, nell’antica Irlanda, era uno dei Cinque Alberi Sacri. Se ricordate, gli altri erano il biancospino, la quercia, il tasso e il sambuco. Quello di cui parliamo è il sorbo rosso o sorbo degli uccellatori, che appartiene alla famiglia delle Rosacee e che è catalogato come Sorbus aucuparia L. C’è anche un altro sorbo, ossia il Sorbus domestica L., dai frutti più grandi, detti sorbe. Proprio con le sorbe, gli antichi romani preparavano la cerevisia, bevanda a metà strada tra il sidro e la birra. Ne parla anche Virgilio, nelle Georgiche, e in Irlanda è conosciuta come cuirm.

Ma torniamo al sorbo rosso dei druidi irlandesi. Le piccole bacche vermiglie lo rendevano simbolo di virilità, perché il rosso era il colore dei guerrieri celtici. E il legno duro ne eguagliava la tenacia in battaglia. Era arso nei fuochi sacri della festa di Bealtaine, a inizio maggio. I frutti, di cui pare fossero ghiotti gli dei precristiani, univano l’umano al divino: se mangiati, conferivano il potere della divinazione. E presso le piante di sorbo si era protetti dai fulmini e dagli incantesimi: per questo i pastori vi radunavano spesso le pecore attorno.

pomi maturi frutti del sorbo rosso
Il mese di Luis

Nell’antico calendario arboreo irlandese, il sorbo dominava il secondo mese lunare dell’anno. Era chiamato Luis e contrassegnato dalla lettera iniziale L. Adesso il sorbo rosso, che in inglese si dice rowan tree, è più noto in irlandese come caorthann.  Il mese del sorbo cominciava il 21 gennaio e si concludeva il 17 febbraio, prima che iniziasse quello del frassino.

Il sorbo nella mitologia scandinava

Nella mitologia scandinava, il sorbo rosso era legato al dio Thor. Era chiamato in norvegese rogn e in svedese ronn, perché sul suo legno si incideva la scrittura segreta delle rune. Secondo la leggenda, mentre si recava dalla terra degli uomini a quella dei giganti, Thor fu costretto ad attraversare un fiume impetuoso. Riuscì a mettersi in salvo, sulla riva opposta, aggrappandosi ai rami di un sorbo. Quanto ai navigatori vichinghi, erano soliti inchiodarlo a prua delle loro navi. Erano convinti che li proteggesse dalle tempeste scatenate da Ran, la terribile moglie del dio degli oceani.

frutti rossi su rami ghiacciati di sorbo

In Scozia

Un tempo, in Scozia si usava il legno di sorbo per costruire le croci che venivano poste nei crocevia, a protezione dei viandanti. Serviva pure per realizzare la croce di Sant’Andrea, emblema di questa Nazione.

Ancora in Irlanda, dopo san Patrizio

Con l’avvento del cristianesimo, il sorbo continuò a proteggere il popolo irlandese non più dalle sinistre divinità celtiche ma da diavolo, draghi e reumatismi. Chi ne mangiava i frutti poteva digiunare per nove pasti e, grazie al consumo abituale, si aggiungeva un anno alla durata della propria vita. Nel giorno di sant’Elena (18 agosto), c’era la tradizione di trovare nella boscaglia un sorbo mai visto prima, perché spuntato e cresciuto da poco. Esso era sradicato e portato a casa per una via di ritorno diversa da quella dell’andata. Veniva trapiantato in giardino, affinché custodisse la famiglia e il bestiame.

piante di sorbo con foglie molto verdi

Descrizione del sorbo rosso

Si tratta di un albero diffuso in tutta Europa, resiste al clima freddo e attecchisce facilmente in terreni ricchi di humus. Raggiunge un’altezza di 15 metri, con una chioma stretta, le cui fronde non sono troppo fitte. Ciò permette all’erba di prendere luce, di crescere sotto i suoi rami e di circondarne alla base il tronco grigiastro. Le foglie sono composte da 11-17 foglioline oblunghe o lanceolate, con la pagina superiore lucida e scura, dal bordo poco dentato. I fiori a cinque petali, di colore bianco crema, sono riuniti in corimbi e sbocciano tra maggio e luglio. I piccoli pomi maturano in autunno assumendo la caratteristica sfumatura arancione cupo. Essendo piuttosto vistosi, attraggono gli uccelli: da qui deriva l’aggettivo latino aucuparia, proprio della specie In passato, erano utilizzati dai cacciatori come esca in reti e trappole per i tordi ed è per questo che è anche definito sorbo degli uccellatori.

foglie essiccate e frutti di sorbo

Il sorbo rosso in fitoterapia

Le bacche mature del sorbo hanno proprietà medicinali e costituiscono la cosiddetta droga. Come principi attivi, contengono sorbina, sorbite, acido sorbitannico e sostanze coloranti. Ci sono tuttavia piccole quantità di acido parasorbico e di acido prussico, che sono tossici. Siccome spariscono del tutto con la cottura, bisogna evitare di mangiare i frutti crudi, dal sapore tra l’altro troppo amaro. Nei paesi scandinavi, vengono raccolti per preparare la gelatina. Altrimenti giovano assunti in confetture e sciroppi oppure cotti con lo zucchero, come le mele. In Germania si fanno essiccare e, una volta tritati, vengono mescolati all’impasto del pane. Il sorbo è un ottimo astringente, quando si soffre di diarrea. È un buon diuretico, antiscorbutico e contrasta la tosse, l’aerofagia e i reumatismi. È una delle tante specie botaniche un po’ trascurate, che meriterebbero studi clinici più approfonditi. In Irlanda le foglie si usano come succedaneo del tè: possiamo rivelarvi sottovoce un segreto? In questo caso, non conviene imitare gli amici irlandesi, perché è assai migliore il gusto del tè originale!

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.