Il corniolo, duro come il ferro, contro streghe e tempeste

Oggi pianta un po’ trascurata, il corniolo vanta una tradizione antichissima. Originario del Caucaso, dell’Asia Minore e dell’Europa mediterranea e occidentale, si è presto diffuso anche nell’Europa settentrionale. In epoca romana, godette di grande fama in virtù del suo legno straordinario, che è uno dei più duri, omogenei e compatti al mondo.

È di colore bianco rossastro ma, negli esemplari più longevi, assume le caratteristiche venature rosso acceso. Già Catone il Vecchio, considerandolo duro come il ferro, lo consigliava per ricavarne i perni per le macine da frantoio.

pianta di corniolo in fiore, con fiori gialli
corniolo in fiore

Secondo Virgilio e Ovidio

Forse, però, l’impiego più noto è per i temibili giavellotti che impugnavano i soldati. Scrisse Virgilio, nel Libro Nono dell’Eneide, mettendo l’arma nelle mani di Turno, il re dei Rutuli. E primo Antifate – che gli si parava innanzi – bastardo del gran Sarpedonte da madre tebana, atterra, lanciandogli l’asta: vola l’italo corniolo per l’aria arrendevole e s’infligge nello stomaco, profondo in petto.

Allo stesso modo, anche Ovidio nelle Metamorfosi (qui si tratta del Libro Ottavo) sostituisce al nome di giavellotto proprio quello del corniolo.

Vecchi impieghi contadini

Nelle campagne, il legno di corniolo è stato da sempre utilizzato dai contadini allo scopo di resistere agli sforzi. Con esso si sono realizzati steccati, scale, rastrelli, cerchi per contenere le assi delle botti, manici di utensili e persino gli ingranaggi dentati dei mulini!

Per lavorarlo, è importante che sia ben stagionato perché, durante l’essicazione, le fibre tendono a torcersi e quindi a fendersi. Conviene tenerlo alcuni mesi esposto all’aria e all’ombra, prima di servirsene.

Classificazione e nomi popolari

Il corniolo è il rappresentante più noto della piccola famiglia botanica delle Cornacee. È stato catalogato come Cornus mas L. e il nome latino stesso deriva da cornu, ossia il corno bovino, a sottolineare la durezza del legno. Ci sono poi tante altre curiose denominazioni popolari, soprattutto in lingua anglosassone.

In inglese è chiamato dogwood, mettendone in relazione il legno con il cane, ma diventa dogwood winter se il gelo segue la fioritura del corniolo. I fiori, infatti, compaiono prima delle foglie, quando è prossima la primavera.

Tradizioni irlandesi del corniolo

In Irlanda, dove in gaelico è chiamato conbhaiscne, i contadini tramandano un paio di versi in proposito: When the dogwood flowers appear, Frost will not again be here. Qui ha il soprannome di wise-tree, ossia di albero saggio, perché aiuta a comprendere quando è il momento di seminare. È anche detto prickwood, che significa legno che punge, dato che in passato da esso si ricavavano le frecce degli arcieri.

Nella notte di san Giovanni (24 giugno), pare che chi avesse annusato la linfa di un giovane ramo avrebbe ottenuto il compimento di ogni desiderio. Una croce di legno di corniolo, tenuta in tasca, era conforto e protezione per i viandanti, soprattutto per non incontrare in viaggio streghe o fantasmi.

Infine, tanto in Irlanda, quanto in Scozia o in Cornovaglia, nei cantieri navali si dotavano le barche di perni di corniolo, per proteggerle dalla future tempeste.

Descrizione botanica

Il corniolo è un albero dall’aspetto arbustivo, dato dai rami procombenti, anche se può raggiungere i 7 metri d’altezza. Predilige come habitat i terreni calcarei, asciutti e soleggiati, le radure ai margini dei boschi di latifoglie, i pendii a mezza montagna. La corteccia è di colore bruno ed è squamosa. I fiori gialli, che sbocciano tra febbraio e marzo, sono riuniti in ombrelle opposte, assai fitte e attaccate ai rami da forti peduncoli.

Le foglie acuminate sono opposte, di un bel verde brillante, con 3-5 venature per lato che s’incurvano verso l’apice. I frutti, che si chiamano corniole, maturano a fine estate e donano alla pianta un bell’effetto decorativo. Infatti coesistono in tonalità diverse, dal verde cupo dell’oliva al rosso vivo delle ciliegie.

frutti di corniolo sulla pianta circondati da foglie simili a rosse ciliege
corniole

Principi attivi

Dal punto di vista fitoterapico, ha principi attivi interessanti ma ancora poco studiati. Contiene mucillaggini, tannini, pectine e acido malico. I frutti hanno uno zucchero assai simile a quello della canna da zucchero.

La droga è costituita dalla corteccia ma anche le corniole hanno proprietà curative. Inoltre Galeno indicava di ricorrere a cataplasmi di germogli e di foglie tritate per cicatrizzare le piaghe.

Proprietà terapeutiche, secondo Leclerc e Dioscoride

Il decotto ha proprietà febbrifughe che Leclerc riteneva valide anche in caso di malaria. Si prepara ponendo un paio di cucchiai rasi di corteccia essiccata in mezzo litro d’acqua. Si fa bollire per un quarto d’ora a fiamma moderata e si lascia in infusione per una decina di minuti. Si filtra e si dolcifica, essendo una tisana piuttosto amara, e si beve lungo la giornata.
 
Per la presenza di tannini, giova anche come astringente, in caso di diarrea, come già evidenziò Dioscoride. Regola le mestruazioni, è disintossicante e, in applicazione esterna, lenisce le eruzioni cutanee.
 

Le preziose corniole

Per quanto riguarda le corniole, nel Medioevo venivano utilizzate tanto come prelibatezze quanto come medicamenti antidissenterici. Venivano candite oppure messe in salamoia, alla stessa maniera delle olive. Si preparavano sciroppi (il cosiddetto “corniat”) e gelatine.

Aveva una grande importanza alimentare e salutare, che sarebbe davvero prezioso riscoprire anche per noi che viviamo nel XXI secolo.

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.