La pervinca, l’ultimo fiore che sorride al condannato a morte

La pervinca, nemica dei cani

La pervinca appartiene alla piccola famiglia botanica delle Apocinacee, piante che secondo Dioscoride erano velenose per i cani. Il termine apocinacea deriva dal greco e significa appunto “contro i cani”. In antichità, era considerata una pianta sacra a Venere: per questo, in epoca romana, gli sposi ne mangiavano le foglie al bacchetto nuziale, affinché il loro amore fosse eterno.

Simbolo di morte e di immortalità

In epoca medioevale, anche a causa dei fiori violacei, diventa il simbolo del binomio morte e immortalità. Nell’Italia dei Comuni, ghirlande di pervinche venivano poste sulle sepolture dei bambini, affinché i suoi boccioli fossero lacrime di tramonto e speranza di risurrezione. Nel linguaggio dei fiori, sin da quel tempo lontano, questa pianta sempreverde, che non perde le foglie in inverno, costituisce un messaggio di immortalità.

La pervinca sconosciuta in Irlanda e in Sardegna

In Irlanda, la pervinca è un fiore assai amato, anche se non è autoctono. Presente in Inghilterra, era coltivata e inserita come specie ornamentale nei giardini del periodo Tudor. Nell’Isola di Smeraldo, invece, era sconosciuta finché non fu importata per abbellire le dimore nobiliari. Come spesso accade, è difficile mantenere le piante entro le mura di cinta e la pervinca ribelle attecchì in rive e boscaglie.

Si è sempre mantenuta, tuttavia, nei dintorni dei centri abitati, sdegnando l’aperta campagna. Un fenomeno analogo è avvenuto anche in Italia, riguardo alla Sardegna, in cui la pervinca non è presente come erba selvatica.

Le ghirlande irlandesi dei condannati a morte

Venne il terribile periodo delle Leggi Penali (1691 – 1778), imposte dal Regno Unito all’Irlanda e famigerate per la loro disumanità. Molti irlandesi si ribellavano alle costrizioni che impedivano loro di lavorare, di praticare la confessione cattolica e di sposarsi con la persona amata. Trasgredivano spesso e volentieri, venivano arrestati, processati e condannati a morte, perché la loro fine fosse di monito a tutti gli altri.

Le loro donne, allora, cercavano i rari fiori di pervinca, li intrecciavano in ghirlande e le infilavano al collo dell’amato mentre era condotto al patibolo. Era una promessa: si sarebbero infatti ritrovati e ancora amati nella vita eterna. Altre ghirlande le proponevano i medici irlandesi ai loro pazienti. Portate anch’esse al collo, pare fermassero il sangue, quando lo si perdeva dal naso.

Il nome irlandese della pervinca

Per una specie estranea, introdotta in epoca moderna, è difficile reperire il nome in lingua irlandese. Di solito si è mantenuto quello inglese: in questo caso, periwinkle ma anche sorcerer’s violet, in quanto pianta cara alle streghe. E cut finger, perché con le sue foglie si curavano le ferite da taglio.

Al contrario, dato che si può parlare di due pervinche distinte, in Irlanda abbiano An Fincín beag e An Fincín mór. La prima corrisponde a quella che è catalogata come Vinca minor L. e la seconda è la Vinca major L. Le due specie si distinguono per le dimensioni di foglie e fiori, maggiori ovviamente per la Vinca major

I crampi di sir Francis Bacon

Nella vicina Inghilterra, la pervinca era considerata pianta magica per tener lontani gli spiriti malvagi. Ma sir Francis Bacon preferiva avvolgersi le gambe con le sue foglie, quando soffriva di crampi. Nella contea di Oxford, inoltre, era un rimedio stimato contro le bolle della pelle, il sangue dal naso e il mal di denti.

La sfortuna sulle tombe dei cimiteri gallesi

Un tempo, in Galles, c’era la tradizione di piantare la pervinca sulla tomba dei defunti, sempre quale simbolo d’immortalità. Ma siccome anche qui è specie poco diffusa, c’era chi la rubava dal tumulo del vicino per spostarla su quello di un proprio familiare. Così si sparse la diceria che la sfortuna avrebbe perseguitato chi avesse rubato la pervinca dalle tombe. Non ci sarebbe più stata pace né per lui né per la sua discendenza. Non sappiamo dirvi, tuttavia, se ciò sia stato sufficiente a distogliere i ladri da tali, antipatici furti.

Un piccolo ritratto botanico della pervinca

La pervinca è una pianta d’indubbia bellezza. È legnosa alla base, da cui germogliano sia getti eretti, che recano i fiori, sia fusti lunghi, striscianti e sterili, che radicano al suolo. Le foglie sempreverdi sono lucide, larghe e lanceolate (più ovali quelle della Vinca major). I fiori, che sbocciano tra febbraio e maggio, sono singoli, composti da cinque petali dissimili fra loro, dal caratteristico colore celeste-violaceo. I frutti sono capsule che contengono semi nerastri e granulosi.

fiori di pervinca con foglie

Principi attivi e impieghi terapeutici

Il contenuto di alcaloidi sconsiglia per la pervinca le cure fai da te: è un’erba da utilizzarsi sotto stretto controllo medico. Contiene sali di calcio, di magnesio, di manganese, di potassio, di sodio, idrati di carbonio, acidi formico, acetico, succinico, butirrico, tannini e vitamina C. Il principio attivo più importante è, però, l’alcaloide vincamina.

In seguito agli studi di Orechon (1934) e della squadra di Quevanviller (1955), la vincamina fu isolata allo stato puro nel 1956. E nel 1960 si decodificò la sua struttura. Essa migliora l’irrorazione sanguigna del cervello ed è prescritta dai medici per diverse problematiche, come la sclerosi e i disturbi della memoria negli anziani. Si utilizza anche in caso di insufficienza cerebrale, di difficoltà di concentrazione, di vertigini, di traumi cranici, di sindromi arteriche e di insufficienza delle coronarie. Ci sono, infine, preparati omeopatici a base di pervinca, per il trattamento delle emorragie.

impacchi con garze e asciugamani con erbe

Il decotto di pervinca in applicazione esterna

Si può tuttavia preparare il decotto di pervinca per uso esterno. Si procede ponendo due cucchiai rasi di droga, rappresentata dalle foglie, in mezzo litro d’acqua. Si fa bollire per dieci minuti e si tiene in infusione per un quarto d’ora. Si filtra e s’impiega per imbibire garze e medicare così piaghe, ecchimosi, eruzioni cutanee di tipo umido e addirittura ingorghi lattei! È possibile farne gargarismi, per alleviare angine e mal di gola.

In ogni caso, non mangiatene mai le foglie in insalata, come facevano gli antichi romani per conquistare l’amore eterno. Per ottenere questo risultato, più della pervinca servono il dialogo, la comprensione, la complicità e, soprattutto, tanta generosità e tanta pazienza.

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.