La partita di oggi alla “Dacia Arena”, ci dice che…

Udinese Calcio vs Torino Fc 1-0 (Okaka 42′)

La partita di oggi, se il Torino FC fosse il Toro, sarebbe classificata come “da vincere”, o almeno da non perdere. Ma il Torino FC non è il Toro, piaccia o meno.

Dico “sarebbe” perché nelle precedenti tre occasioni fin qui capitate, Lecce terz’ultimo, Sampdoria ultima e Parma decimo, i granata hanno miseramente fallito, e non hanno portato a casa neanche un misero punticino.

Giocoforza, il pareggio interno conto il Napoli, prima della sosta, è stato santificato, quasi come una vittoria. E suma bin ciapà.

E lo siamo anche perché le dichiarazioni dell’allenatore, come di consueto, tendono a smorzare eventuali entusiasmi e velleità “arrembanti”.

Walter “a Udine partita complicata, non andremo all’arma bianca” Mazzarri, infatti oggi manda in campo (3-5-1-1): Sirigu; Izzo, Nkoulou, Lyanco; Ansaldi, Rincon, Lukic, Baselli, Laxalt; Verdi; Belotti.

Squadra che pareggia non si cambia: solito modulo da “primo non prenderle, poi si vedrà”, alla faccia di chi quest’estate ha creduto alla favoletta del tridente Iago-Belotti-Verdi.

In campo fra gli avversari, il sogno estivo di tanti tifosi (ma mai cercato dalla società) il mitico De Paul. Curiosità.

Primo tempo

Pronti, via, e la prima grossa occasione è per i padroni di casa: Sema si accentra e tira da limite, palo e sul tap-in Okaka la butta fuori di un amen.

Dieci minuti dopo Jajalo scalda le mani di Sirigu (150 partite in Serie A): gran tiro dal limite che il portierone devia in corner.

Alla mezz’ora, a seguito di un rinvio della difesa, N’Koulou chiama i compagni di reparto a fare “l’elastico”: siamo alla frutta. Forse al caffè.

L’Udinese sblocca la partita in chiusura di tempo: cross dalla sinistra di Sema, ponte di Mandragora per Okaka che, solo soletto, appostato sul palo lungo, insacca di testa. L’azione è partita da una palla persa da Verdi (impalpabile e inguardabile), nella propria metà campo.

Risultato giusto e meritato

I padroni di casa hanno cercato il gioco con continuità, pur con poca qualità (mannaggia la rima); i granata hanno come sempre badato solo a distruggere, senza costruire.

L’attacco meno prolifico della Serie A si sblocca magicamente contro il Torino. Consuetudine.

Il commento di Luca Pellegrini (una sola stagione col vecchio Toro, ma da vecchio cuore granata), fa quasi tenerezza, o forse rabbia: “la tattica del Torino è di rallentare il ritmo ed addormentare il gioco”. Imbarazzanti.

Secondo tempo

La ripresa si apre con Zaza al posto di Lukic. Speriamo di vedere una partita diversa durante i secondi quarantacinque minuti.

Rovesciata di Belotti, ma Musso devia in corner.

Esce Verdi (peggiore in campo), entra Iago (finalmente): il Torino passa al 4-4-2, con Izzo e Iago a destra, Laxalt e Ansaldi a sinistra.

Mazzarri, in confusione totale, manda in campo Millico al posto di Laxalt, quando mancano sette minuti al termine.

Tiro a lato di Belotti in chiusura di partita, a cui segue una parata di Sirigu, su tiro da fuori area di De Paul.

Partita imbarazzante

Il Torino Fc non è il Toro, come già detto, e riesce nell’impresa di resuscitare l’ennesimo Lazzaro, stavolta dai colori bianconeri. Quattro sconfitte su otto incontri, tre vittorie e un pareggio: nono posto consolidato, in attesa dei vari posticipi.

Partita imbarazzante dei granata che non riescono, in novanta minuti, ad imbastire una azione degna di questo nome: un’armata Brancaleone, senza gioco, senza idee, senza cuore e senza fiato. Ennesima occasione, persa contro una squadra alla portata e che segue i granata in classifica. Abitudine.

Il colpevole? Sarebbe troppo facile dare tutte le colpe all’allenatore, che comunque ci mette del suo, tra schemi inesistenti, mentalità difensivista e aziendalismo strisciante.

Vogliamo dire qualcosa riguardo a chi, in estate, ha dipinto la squadra settima classificata lo scorso anno, e ripescata ai preliminari di E.L. grazie alla rinuncia del Milan, come fortissima e difficile da migliorare? Fate voi.

Al di là della rassegnazione ormai galoppante, mi permetto di “fare” una pagella, protagonista De Paul: oltre alle meches e ai pantaloncini alla scagassa, non mi ha colpito più di tanto. Uno come tanti, ennesimo Carneade, sognato da chi ormai si è adeguato alla mediocrità.

Questa era una partita da vincere? Fate (sempre) voi.

Ripeto (purtoppo): e suma bin ciapà.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.