Valerio o valere, nel nome della valeriana? La valeriana è un’erba medicinale dalle magnifiche virtù. Conferisce il nome alla famiglia botanica di appartenenza, quella appunto delle Valerianacee, ed è stata catalogata come Valeriana officinalis L.
Non tutte le erbe, infatti, hanno meritato l’appellativo di officinalis, attribuito solo alle più nobili, a quelle con ottime proprietà curative. Le altre si sono dovute accontentare del più plebeo vulgaris.
Quanto al termine valeriana, sicuramente deriva dal verbo latino valere, nel senso che è una pianta che fa star bene. Ma c’è chi la mette in relazione con l’antico erborista Valerio, che pare sia stato il primo a utilizzarla come medicamento.


La valeriana, bella e…
E la valeriana è anche bella a vedersi. Svetta in luoghi umidi e boscosi e ha un aspetto sontuoso, con un’altezza che supera a volte il metro e mezzo. È una specie polimorfa, nel senso che le foglie assumono da pianta a pianta caratteristiche diverse: a volte sono pennate, in altri casi imparipennate.
L’infiorescenza, il cui colore varia dal bianco al rosa acceso, è piuttosto ramificata, parzialmente ombrelliforme. Le singole corolle, invece, ricordano un imbuto incurvato. Fiorisce tra maggio e agosto.
…e impossibile!
Eppure la splendida valeriana ha il suo tallone d’Achille, rappresentato dalla radice a più stoloni. Sì, perché la radice puzza. E puzza tanto!
Il professore universitario di Botanica Generale di chi scrive queste note ripeteva spesso ai suoi studenti: «Com’è l’odore della valeriana? Immaginate di marciare in agosto, con gli scarponi da montagna ai piedi, senza mai cambiarvi le calze per una settimana. E saprete quanto puzza la valeriana!»


Gatti, ratti e il Pifferaio Magico
Anche Pierre Lieutaghi non ricorse ad eufemismi nel paragonarne il fetore a quello dell’urina dei gatti. Sarà forse per questo motivo che piace ai nostri piccoli felini domestici?
Tutti i mici vanno pazzi per la valeriana e ne accolgono la presenza in casa con miagolii euforici ed eccitati. Pare che, allo stesso modo, funzioni con i ratti. In alcune versioni della fiaba del Pifferaio Magico, viene infatti abbinato alla musica incantatrice del piffero un generoso sacchetto di valeriana.
Come si “profumava” la biancheria nel Medioevo
Incredibile a dirsi, dunque, che la puzzolente valeriana servisse nel Medioevo addirittura per profumare la biancheria! Premesso che la pianta fresca emana un olezzo gradevole, è la radice essiccata che diffonde il caratteristico tanfo.
Tuttavia le brave massaie medioevali la spargevano in abbondanza, come noi facciamo con i sacchettini di lavanda, tra sottane e sclavine. E non si limitavano a questo: la grattugiavano pure sugli alimenti quale spezia, come noi facciamo con la noce moscata! Ogni epoca ha le sue preferenze e i suoi gusti, ma questi ci sembrano davvero curiosi.
In Irlanda: come trovare marito a una ragazza brutta.
In Irlanda, si attribuivano un tempo alla radice di valeriana doti afrodisiache, Si sosteneva che a una qualsiasi ragazza che ne tenesse in tasca un pezzetto, bella o brutta che fosse, non sarebbero mai mancati gli amanti.
Per contro, ne aveva le tasche piene anche chi temeva le streghe: la sua puzza bastava a tenerle lontane!


Principi attivi della valeriana
Dal punto di vista fitoterapico, la valeriana ha proprietà talmente interessanti che ne fanno scordare il fetore. Come principi attivi, contiene acido valerianico, pinene, canfene, borneolo, alcaloidi e olio essenziale.
La valeriana secondo Pier Andrea Mattioli
Già nel XVI secolo, Pier Andrea Mattioli, botanico e medico di Siena, riteneva che la valerianna curasse i pazienti che avevano contratto la peste o che erano stati morsi dalle vipere. La indicava quale farmaco assai efficace nel trattamento dell’epilessia. Ciò venne avvalorato nel 1952 da Fabio Colonna, che affermò di averla sperimentata su disè stesso , con completa guarigine.
Proprietà terapeutiche della valeriana
Gli studi scientifici attuali hanno confermato l’importante azione terapeutica della valeriana quale antispasmodico, insostituibile anche nella farmacopea ufficiale.
Inoltre giova nei disturbi di origine nervosa (quali emicranie, nevralgie, palpitazioni, gastriti, insonnia, tachicardia, vampate di calore), nelle nevrastenie e negli stati isterici. È pure un vermifugo e contrasta l’asma, specie se anch’essa di natura nervosa.


La cura secondo Jean Valnet
Per il contenuto di alcaloidi, Jean Valnet ne consigliava un utilizzo limitato, magari per una settimana o dieci giorni, sospendendone poi l’assunzione per un periodo di due o tre settimane.
Il preparato di Valnet non è una vera e propria tisana, perché si mette circa un etto di radice (che costituisce la droga) a macerare per una dozzina di ore in un litro d’acqua tiepida. Si filtra, si dolcifica e si beve lungo la giornata.
Altrimenti, se l’odore vi disgusta, nelle farmacie naturalistiche trovate capsule e gocce sicuramente più comode e più gradevoli.