La ginestra, sull’elmo del duca e nello stemma del re.

La ginestra è stata spesso considerata una pianta umile, una pianta contadina. Sin dai tempi antichi, nelle campagne, dai suoi rametti flessibili si sono ricavate scope, cesti o, mettendoli a macerare e riducendoli in fibra, persino corde.

Secondo gli Antichi

Eppure per Plinio il Vecchio era la pianta dell’oro. Il famoso naturalista latino sosteneva infatti che dalle sue ceneri si ricavasse il metallo prezioso che ai suoi fiori aveva rubato il colore.

Come nacque la dinastia dei Plantageneti

cooline con ginestra sul fondo panorama di camapgna con cielo azzurro

Ma la ginestra ottenne la sua grande rivalsa con Goffredo d’Angiò, duca di Normandia, a dispetto dei ritratti detto il Bello. Siamo nel XII secolo. In una delle tante battaglie che impegnò il bellicoso duca di Normandia, sempre alla testa dei suoi soldati, gli accadde di smarrire la penna bianca. La portava quale cimiero e lo rendeva riconoscibile dalle truppe. Goffredo d’Angiò non si perse d’animo e, con la spada, tagliò un ciuffo di ginestra in fiore. Se lo mise sull’elmo, ben visibile a tutti, e trascinò il suo esercito gridando in latino “Planta genistae!”, ovvero “pianta di ginestra”. E continuò a ripeterlo sino alla definitiva vittoria.

Suo figlio, quando divenne Enrico II d’Inghilterra, si ricordò di quest’episodio e volle la semplice ginestra nel suo stemma di monarca. Come suo padre, fu soprannominato il Plantageneto, dando origine all’omonima dinastia regale.

Visualizza immagine di origine
Enrico II Plantageneto

L’Ordine della Ginestra, Giacomo Leopardi e il linguaggio dei fiori

Un secolo dopo, un altro sovrano, Luigi IX di Francia, che la Chiesa cattolica venera quale santo, scelse quest’arbusto come emblema di un ordine cavalleresco. Si tratta appunto dell’Ordine della Ginestra, fondato nel 1234, dal quale venivano selezionati i cento cavalieri esperti della Guardia del Re. L’Ordine della Ginestra aveva come mottoDio solleverà gli umili”, da cui deriva il significato di modestia che questa pianta assume nel linguaggio dei fiori.

Per altri autori, la ginestra simboleggia invece la speranza, perché cresce tenacemente anche sui terreni più aridi, dove non c’è vita. È quanto ci ha insegnato Giacomo Leopardi, nella sua celebre poesia che proprio da questa specie botanica trae il titolo.

La gotta di Enrico VII Tudor

C’è ancora un re britannico che apprezzò molto la ginestra: Enrico VIII Tudor se ne faceva preparare infusi diuretici. Accadeva soprattutto in quaresima, perché riteneva che calmassero la sua gotta e pure i morsi della fame, durante il digiuno.

tanitddimi fiori gialli di ginestra

Curiose tradizioni campagnole

La tradizione popolare irlandese le attribuisce poteri magici riguardo alla fertilità. Un tempo, nel giorno del matrimonio, per assicurarsi una prolifica discendenza, le giovani coppie saltavano tenendosi per mano sopra un cespuglio fiorito di ginestra. Ma ciò era anche pericoloso: se la veste della sposa ne sfiorava un ramo, rivelava che aveva perso la verginità o che era già incinta.

Se invece erano i calzoni dello sposo a essere toccati dalla ginestra, significava che prima o poi avrebbe tradito la moglie. Meglio dunque non tentare la sorte!

Una piccola descrizione botanica

Ci sono diverse specie di ginestra, tutte appartenenti alla famiglia della Papilionacee. Quella che è più interessante dal punto di vista fitoterapico è la ginestra dei carbonai, catalogata con il nome latino di Cytisus scoparius L. Cresce in quasi tutta Europa e predilige come habitat la boscaglia soleggiata. I rami verdi recano foglioline differenziate: le inferiori sono divise in tre fogliette più piccole, le superiori sono singole.

I fiori, che hanno l’aspetto tipico delle Leguminose (altro nome delle Papilionacee), sono riconoscibili per il caratteristico colore giallo oro. A seconda del clima e dell’esposizione, sbocciano tra maggio e giugno.

immagine ingrandita con fiore in primo piano con stami e pistilli

La ginestra in fitoterapia

Tra i principi attivi ci sono alcaloidi (tipo la sparteina) che ne consigliano un uso prudente, sotto stretto controllo medico. In questo caso, giova nella cura della gotta, dell’idropisia, dei reumatismi, delle affezioni polmonari e dell’emofilia. È considerata un ottimo diuretico, un purgativo, un emetico (induce il vomito) e buon tonico cardiaco.

Esperimenti e studi clinici riguardo al veleno dei serpenti

Osservando quanto avveniva con le pecore, che brucano abitualmente ginestra e che non muoiono, se morsicate dalle vipere, il dottor Billard giunse a un’importante conclusione. Provò scientificamente che, mescolando una soluzione di solfato di sparteina, contenuta nella ginestra, con il veleno di vipera, si rende inattivo il veleno stesso. I dottori Binet e Wellers fecero lo stesso con il veleno del cobra, dimostrandone anche in questo studio un’azione atossica.

Uso della ginestra in applicazione esterna

Un rimedio che possiamo senz’altro utilizzare riguarda l’uso esterno. In primavera, quando sbocciano, si possono applicare i fiori tritati, fermandoli con una garza, sui foruncoli, perché ne affrettano la maturazione e la guarigione.

Quanto alla tisana casalinga, conviene lasciarla a Enrico VIII e alla sua gotta: roba d’altri tempi!

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.