Luci d’artista a Torino, il grande museo a cielo aperto di installazioni luminose, opere di artisti nazionali e internazionali, è arrivata alla sua 26esima edizione. Ma niente paura… c’è ancora tempo per vederle fino al 14 gennaio.
“Le luci nascono nel 1998 come eccezionali luminarie per celebrare le feste natalizie – spiega Antonio Grulli, Curatore di Luci d’Artista-. E da subito diventano oggetto di un obiettivo ambizioso. Creare una collezione , pubblica espressione di una cultura alta, capace di comunicare con tutti. Questo affermava Fiorenzo Alfieri, che ne è stato il visionario ideatore”.
Luci d’artista: un progetto che vuole essere attivo tutto l’anno
“Ogni progetto per continuare ad essere vivo ha la necessità di evolvere. Ecco che allora luci d’artista sin da quest’anno inizia un processo di mutazione della propria identità per diventare una vera e propria istituzione dedicata al contemporaneo. Perché sia ancora più amata e conosciuta, aperta e sostenibile, attiva tutto l’anno e non solo nei mesi invernali. Dotata di una comunicazione continuativa con il proprio pubblico e un nuovo sito internet ricco e dettagliato“.
Noi in questo articolo ve ne presentiamo qualcuna tra le più suggestive, ma ce ne sono ben 27 più altre 17 chiamate collaterali
Tappeto Volante (1999) Piazza Palazzo Di Città, di Daniel Buren
Il Tappeto volante è composto da 1536 lanterne cubiche di plexiglas colorate di rosso o blu alternati al bianco, nelle strisce di 8,7 centimetri che caratterizzano tutte le opere di Daniel Buren, a prescindere dalla grandezza e dal luogo per cui vengono concepite. Uno «strumento visuale» che permette a chi osserva di non concentrarsi solo sull’oggetto, ma sul rapporto che esso intrattiene con il luogo che lo ospita. L’opera diventa così un segnale d’attenzione verso il contesto.
In alcune edizioni passate di Luci d’Artista, Tappeto volante è stata allestita in altre location del centro cittadino, e in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 è stata modificata sostituendo il verde al blu per celebrare i colori della bandiera italiana.
Regno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime (2004), Piazza Carlina, di Nicola De Maria
Nicola De Maria ha realizzato Regno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime intervenendo sui lampioni preesistenti di piazza Carlo Emanuele II, attorno ai quali ha avvolto elementi tubolari in metallo su cui si agganciano i fili di fibra ottica che riflettono la luce come una matassa luminosa, evocando l’immagine del nido.
Il titolo,che compare più volte nella ricerca di De Maria, riflette l’ambizione “cosmica” dell’artista di abbracciare tutti i mondi possibili all’interno della sua opera. Rendendo così visibile il trascendente. Il tutto una ricerca di armonia carica di componenti spirituali. La sua produzione pittorica trova espressione anche nei titoli o nelle frasi tracciate con grafia sottile che talvolta compaiono sul tessuto pittorico. Parole e segni rimandano a una dimensione interiore in dialogo con l’assoluto.
Planetario (1998), Via Roma, di Carmelo Giammello
Il Planetario di Carmelo Giammello è costituito da trentaquattro strutture che presentano vari tipi di costellazioni. Tra fedeltà scientifica e invenzione creativa, solo alcune di esse sono riconoscibili, come l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore o il Centauro, mentre altre rispondono semplicemente al disegno dell’artista.
Dopo gli studi in scenografia all’Accademia Albertina, Carmelo Giammello è stato responsabile degli allestimenti scenici del Teatro Stabile di Torino dal 1989 al 2002, lavorando nel frattempo anche in altri contesti e affiancando alcuni dei registi e degli autori teatrali più noti, da Massimo Missiroli a Dario Fo, da Ugo Gregoretti a Giancarlo Sepe.
Piccoli Spiriti Blu (1999), Monte dei Cappuccini, di Rebecca Horn
Piccoli spiriti blu è composta da 72 cerchi luminosi di diverse dimensioni, installati inizialmente attorno alla chiesa Gran Madre, e poi sul Monte dei Cappuccini, dove circondano la chiesa estendendosi fino a un’ala dell’ex convento. In entrambe le sedi, l’opera contribuisce a modificare la percezione dello spazio creando un’atmosfera di sospensione dai toni irreali.
Rebecca Horn lavora con diversi linguaggi e media. Nelle sue prime performances negli anni Settanta indaga il rapporto tra corpo e spazio attraverso le «estensioni corporali», strutture e maschere da indossare alle quali sono presto subentrati complessi dispositivi meccanici, macchine cinetiche che interagiscono con l’ambiente attraverso elementi e oggetti quali specchi, imbuti, piume.
Vento Solare(2004), Piazzetta Mollino, di Luigi Nervo
Il bosco dei maghi è l’installazione luminosa che Luigi Nervo presentò per Luci d’Artista a partire dalla prima edizione del 1998. Si componeva di dodici bassorilievi rappresentanti i segni zodiacali nella consueta iconografia zoomorfa. Quando, per ragioni conservative, non fu più possibile esporre Il bosco dei maghi, lo stesso bassorilievo del sole divenne il centro della nuova opera realizzata da Nervo, Vento solare, che si configura appunto come un sole che emana i suoi raggi di neon luminosi, arrivando a lambire il profilo del bassorilievo della luna, aggiunto in questa fase.
Nervo ha esordito come designer alla metà degli anni Cinquanta e dal 1973 a 1998 ha insegnato scultura all’Accademia Albertina.
Amare le differenze(2005), Antica Tettoia dell’orologio, Porta palazzo, di Michelangelo Pistoletto
Amare le differenze è la frase tradotta in 39 lingue che compare sul mercato alimentare più importante della città, nel quartiere multietnico di Porta Palazzo. N
L’opera è parte di Love Difference – Movimento Artistico per una Politica InterMediterranea dell’Ufficio Politica di Cittadellarte, che «unisce l’universalità dell’arte all’idea di transnazionalità politica e focalizza la sua attività nell’area mediterranea in quanto in essa si rispecchiano i problemi della società globale». Love Difference si situa in continuità con il percorso di Pistoletto e in particolare con il manifesto Progetto Arte del 1994 e la creazione di Cittadellarte, fondazione biellese nata nel 1998 dall’esigenza di «ispirare e produrre un cambiamento responsabile nella società attraverso idee e progetti creativi». La vocazione sociale della Luce Amare le differenze è potenziata dal contesto di Porta Palazzo, quartiere popolare, vero e proprio crocevia di persone e merci provenienti da diversi Paesi.
NOI (1998), Via Po, di Luigi Stoisa
L’installazione di Luigi Stoisa consiste nella successione di quindici coppie formate dai profili di un uomo e una donna che si congiungono all’altezza delle teste, come a formare il timpano di una capanna. Anche la scelta di una colorazione monocroma stempera il rimando festivo per evocare piuttosto una sensazione di calore, protezione, e i valori dell’unione, della condivisione e, sostanzialmente, dell’amore.
Ancora una volta (2012), Via Monferrato, di Valerio Berruti
Ancora una volta si compone di dieci elementi che, come fotogrammi luminosi, si accendono uno dopo l’altro per poi restare illuminati contemporaneamente per qualche istant
È proprio la sequenza a fornire all’immagine la mobilità necessaria a evocare i salti di un gioco infantile che si svolge sopra la testa dei passanti, con i quali sembra interagire il profilo del bambino accovacciato.
Il lavoro di Berruti è popolato di figure infantili disegnate con pochi tratti, che trascurano i dettagli per far emergere la semplicità delle forme.
Per chi vuole tuffarsi in uno splendido tour nelle magiche lici d’artista e godersele davvero tutte, ecco la mappa scaricabile in pdf