Marco&Mauro: Tacatevi al treno

Cominciano a fare cabaret quando il Toro vinceva ancora… quasi 35 anni fa.

Il loro cabaret è incentrato sulla terra che li ha visti nascere e crescere: il Piemonte.

Solitamente rappresentano i piemontesi, coi loro pregi e i loro difetti, con quello che sono e quello che vorrebbero essere senza mai dimenticare il dialetto, che impreziosisce gli spettacoli, aggiunge effervescenza e dà efficacia alle battute.

Volete mettere l’effetto che fa mandare a quel paese un vicino di casa dicendoglielo in italiano, oppure farlo con un’espressione in vernacolo? Il vicino a quel paese ci andrà comunque… ma con tutta un’altra soddisfazione!

Con “Tacatevi al treno”, Marco & Mauro, collaudati cabarettisti col Piemonte nel cuore, vogliono raccontare il grande universo racchiuso in un solo vagone, dove si alternano personaggi curiosi. A molti, infatti, sarà capitato di imbattersi nel pendolare che tutto sa dei mezzi di trasporto, oppure nel ragazzo che cerca di eludere l’ineffabile controllore, o nel pericolosissimo passeggero che sente il bisogno impellente di raccontare i fatti propri al dirimpettaio… Marco & Mauro salgono sul treno e ci portano nello strano mondo abitato da chi oltrepassa la linea gialla. Non importa per dove. La certezza sono le risate.

Oltre due ore di gags, duetti, battute, allusioni, monologhi e piemontesismi vari, interpretati senza un attimo di tregua e che lasciano a mala pena il tempo al pubblico di asciugare gli occhi (credetemi, si piange dal ridere) tra uno sketch e l’altro.

Particolarmente spassosa la storia dell’agente teatrale, che diventa una gag semplicemente irresistibile sul mondo dell’imprenditoria artistica, degna dei migliori Cochi & Renato, per non parlare dei due sketch, “il capotreno” e la “ragazza brasiliana (di facili costumi)”, senza dimenticare una strampalata ma quanto mai veritiera citazione dedicata alla città(dina) di Volvera (fraz. Gerbole).

Marco vestito da donna in uno sketch con Mauro che parla

Il tutto naturalmente condito da parecchie allusioni, sempre e comunque inerenti al contesto, riguardanti il Toro (inteso come squadra di calcio) di cui M & M sono notoriamente tifosi sfegatati.

Un palco con solo una panchina, ma il trasformismo, la personalità, l’energia e la grande professionalità che distingue i due comici sono la scenografia stessa. E non serve altro per divertire, ma bisogna saperlo fare ed essere bravi, bravi davvero. E Marco e Mauro lo sono, con la loro complicità ed il loro umorismo originale e spontaneo.

Altro non vi dico.

Vi invito semplicemente ad assistere allo spettacolo, ne vale davvero la pena e di repliche in giro per il Piemonte ne sono previste ancora parecchie, muniti, mi raccomando, di fazzoletti.

Ripeto: si piange dal ridere!

Quella che leggerete fra pochissimo, è una chiacchierata in italo-piemontese con i due protagonisti, che si sono dimostrati dei veri “farinei” (poi capirete), molto disponibili e simpatici.

Intervista divertente in certi momenti, e non potrebbe essere che così, ma anche seria, molto seria, in certi altri, dove Marco & Mauro, non perdono l’occasione per togliere qualche sassolino dalle scarpe.

la scenografia con due panchine messe a lato, Marco e Mauro al centro stanno recitando uno sketch. Marco ha una parrucca di capelli lunghi e neri

Mi viene da chiedervi…soma sì…’ncura per vaijre…???

(la domanda porta ad un generale gesto scaramantico che vi lascio immaginare)

Mauro – …questa è una bella domanda…io spero altri trenta e passa anni

E naturalmente le giovanotte (si fa per dire) presenti oggi in teatro ci saranno ancora…

Marco – Abbiamo bisogno di un ricambio!!! L’età media sta aumentando e dobbiamo fare qualche cosa (ride, ndr).

Sentite…ma non ve l’ha mai detto nessuno: e seve dui bei farinei…in senso affettuoso, chiaramente…

Mauro – Siii!!! Ce l’hanno detto eccome…

Marco – …in provincia soprattutto…

Mauro – …è vero, soprattutto in provincia…

…un complimento, come dicevo!

Mauro – Assolutamente si!

Marco – Diciamo che ce ne hanno dette di tutti i colori. Ma sempre in senso affettuoso. Quando vedi la gente che ti aspetta fuori dal teatro, e non per menarti…quando vedi la gente che si riconosce in te, non tanto per il fatto che li fai ridere, ma perché racconti cose che riguardano la nostra terra, il nostro modo di vedere le cose…fa piacere, davvero. E siamo rimasti in pochi a farlo.

Voi due vi siete conosciuti sul posto di lavoro…mi chiedo come facevano i colleghi a lavorare con due farinei come voi nelle vicinanze…

(mi guardano straniti…)

M & M – LAVORARE ???

…beh…si…quella cosa che si in genere dopo aver timbrato il cartellino…in teoria, naturalmente…

Marco – Si…adesso ho capito…quella cosa lì…

Mauro – Sai, a prescindere che lui lavorava da una parte e io dall’altra, quindi non eravamo insieme, ci trovavamo soltanto alla macchinetta del caffè. Molto attenti al fatto di non farci beccare dai capi…ma neanche poi più di tanto…stavamo delle mezz’ore alla macchinetta a dire tavanate…

Marco – …allora si poteva fare…parliamo di trent’anni fa. Adesso è molto più difficile.

Mauro – Così abbiamo mollato l’azienda e siamo diventati semi-professionisti. Lui lavora ancora, io lavoro ancora, e in più facciamo queste cose qua…

Marco – Una passione che purtroppo non ci fa vivere. Potessimo lo faremmo eccome…

Progetti futuri, potete parlarmene?

Mauro – Se paghi si, chiaramente…

Marco – Guarda non possiamo esporci, perché  se poi cambiamo idea…perché al di la dell’idea, cominciamo a metterci dentro i pezzi giusti…poi magari cambiamo idea…in effetti questo spettacolo non doveva essere così. Doveva essere un altro. Dato che questo qua potrebbe essere questo, ma in effetti è un altro che poi cambia , e cambiando questo con l’altro, si cambia poi…

Mauro – …si adesso stiamo qui due ore a specificare…

Marco – …e poi non è detto che cambiando…

Mauro – Stà citu !!! L’unica cosa è venire a vederci il prossimo anno!!!

Però almeno questo me lo potete anticipare: lo spettacolo nuovo piacerà anche a piemmunteiz di Muncallè…zioffà…???

Mauro – Beh…devo dirti che anche i piemmunteiz di Muncallè vengono listess a vederci e a cappissu ‘l diallet…

Marco – Possiamo noi pensare che in mezzo a questo pubblico qua non ci fosse una percentuale…di terr…che non era piemontese???

M & M – Assolutamente no!!!

Marco – E se vengono o lo fanno perché sono masochisti oppure perché in effetti piacciamo lo stesso. Hai visto che ormai i “napuli” sono integrati…noi siamo già passati al rumeno!

Proprio lì volevo arrivare…

Mauro – Infatti ci sono i napuli che a disu:”…gioudbastard a lè pien ‘d rumeni…”, infatti un mio amico piemmunteiz di Cerignola, mi dice sempre…e dire che una volta ce l’avevate con i terroni…

Mauro – Tutto si evolve!!!

Marco – Dai non stiamo a sottilizzare…

Scherziamo naturalmente…ma adesso non scherziamo più…parliamo del Toro…???

Marco – Guarda forse noi facciamo ridere proprio perché siamo del Toro…

Mauro – Siamo nati del Toro e moriremo del Toro!

Marco – Io penso che si possa cambiare la moglie, un amico, un sacco di cose, la macchina, l’amante…ma la squadra di calcio…

M & M – MAI !!!

Marco – Si è del Toro e si soffre, ma quando godiamo…anche per poco…

Mauro – …ma sai che sudisfasiun!!! Troppo facile far quelli della Juve…

Anche se oggi allo spettacolo c’era una folta, purtroppo, rappresentanza della squadra di Venaria…

Mauro – Siii…ci applaudono anche quando li prendiamo in giro…la nostra presa in giro è bonaria! Tutti sanno ormai, dopo trent’anni che noi siamo del Toro e che prendiamo in giro gli juventini. Ma è un gioco. Va bene così. Però una seduta davanti a me, a un certo punto ha detto…Rubentus…io mi fermo…

Una domanda magari banale… qual è il segreto della vostra longevità? E come avete fatto a trasformare una cosa nata per caso davanti ad una macchinetta del caffè, da goliardica, tra amici, ad una professione?

Mauro – Non c’è proprio un segreto. Magari lui sopporta me in certi momenti e io sopporto lui in altri. Non credere che in trentun anni non abbiamo mai avuto degli screzi. Li abbiamo avuti come tutti. Forse…

Marco – …è anche vero che non c’è niente altro in giro…hehehe…quindi o me lo tengo, o me lo tengo…

Mauro – Per il resto, è nato tutto per gioco. Proprio perché un collega dell’epoca ha deciso di farci fare un piccolo show all’ex Woodstock di Corso Moncalieri. Ma non ci rendevamo conto di quello che stava succedendo. Ce ne siamo resi conto strada facendo…provando di qua e di la…

Marco con un boa di struzzo al collo, Mauro con cappello rosso, boa di struzzo rosso al collo e con in braccio un cagnolino bianco di peluches durante una scena dello show

E riguardo alla vostra presenza a livello nazionale e televisivo? Perché non avete continuato su quella strada? Come dire…perché avete preferito rimanere “piemontesi” e non “nazionalizzarvi”?

Marco – Guarda, ne abbiamo parlato tante volte. C’era chi allora faceva tanti soldi e serate importanti in un momento dove il cabaret faceva numeri paurosi. Quando si è trattato di “scegliere” il Piemonte, gli altri hanno detto che ci siamo chiusi . La nostra invece, come ripeto, è stata una scelta. Sai, parlare del nostro mondo, a Rimini piuttosto che a Bari, ci portava purtroppo ad essere nessuno per tantissima gente, mentre noi abbiamo scelto di essere qualcuno a casa nostra, magari per poca gente. Noi qui sappiamo di rappresentare qualcosa. Dopo Gipo, senza volerci auto-incoronare, l’evoluzione di un certo modo di fare spettacolo non possiamo che essere noi.

Quindi una scelta “restrittiva”, ma molto “qualitativa”.

Mauro – Guarda, abbiamo aperto il Piemonte. Tenendo sempre presente che noi piemontesi siamo sempre un po’ di serie B. lo sappiamo da anni che funziona bene il romano, il napoletano, il toscano, ma per il piemontese c’è poca roba…

Marco – …”I Legnanesi”, tanto per dirti, che sono una cosa tipo Marco & Mauro , alla fin fine, e riescono a venir via dal “settorialismo” per così dire, perché il lombardo è accettato come idioma diversamente da quello che è il piemontese.  E oltre tutto c’è il discorso che La Stampa, intesa come quotidiano torinese, purtroppo considera il piemontese una cosa su cui “non” scrivere. Ma sul napoletano sì perché è cultura…mentre il piemontese sa tanto di dialettale, capisci? Questa cosa ti settorizza a prescindere. Non c’è niente da fare.

Bruttissimo, perché fatto dal giornale della nostra città…

Marco – Certo che sì!!! guarda, oggi pomeriggio c’era Beppe Gandolfo…mi …ci ha fatto veramente piacere! Non c’è mai stato uno della stampa, stavolta intesa come “press”, a parte te e Beppe, invitato e che sia venuto. Mai! Purtroppo è così, e non è un’accusa, ma una modalità!

Mauro – L’unica soddisfazione de La Stampa è che ci ha scritto un messaggio…”emme emme emme”…come si dice alla francese…da parte del grande Massimo Gramellini.

Mi pare che dimentichino un po’ tutti che fare uno spettacolo di due ore, con due sedie, due microfoni e due attori, sia una cosa straordinaria…da rivalutare assolutamente!

Mauro – E’ tanto lavoro di preparazione.

Marco – Guarda che basta poco…se la gente viene a vederci, perché non scriverlo?

Forse dovreste diventare juventini…

M & M – Giammai!!!

Grazie di tutto ragazzi…per chiudere…volete lanciare urbi et orbi un messaggio alla gente?

Marco – Guarda, posso dire ai nostri fans e non solo…continuate a venirci a vedere. abbiamo delle famiglie da mantenere e questa è una cosa che la gente deve sapere…le marchette…visto che ci siamo licenziati dall’Aeritalia, le dobbiamo mettere e se non le mettiamo le dobbiamo fare…quindi…

Mauro – …bravo…! Et parle prope bin!!!

Stè sempre sintunisà ( #stayalwaystuned ) !!!

Le foto sono tratte dal sito ufficiale di Marco&Mauro

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.