5000 euro di risarcimento. Più le spese legali e la cancellazione immediata dai social di tutto ciò che l’associazione non-profit Le Tre Dimensioni ha costruito in 5 anni a carattere volontario e senza lucro. Questa una parte delle richieste contenute nella diffida stilata da un avvocato su mandato della curatrice del Museo Alessandri, degli eredi legittimi di una parte del Gruppo pittorico surrealista Surfanta e di altre persone legate al gruppo.
Oggetto del contendere diritti veri o presunti ( questo lo chiariranno gli avvocati di entrambe le parti) su una mostra che l’associazione ha in programma in autunno, presso la Sala delle Arti del Comune di Collegno, a cura di Monica Col. Mostra voluta per celebrare il sessantennale dell’anniversario Surfanta, gruppo nato nel 1964, e il centenario del surrealismo.


Direttrice del museo Alessandri e questa mostra che non s’ha da fare
Questa mostra, che “non s’ha da fare” è a ingresso gratuito e prevede, sempre gratuitamente, come l’associazione Le Tre Dimensioni ormai è solita fare da anni con il patrocinio di numerosi enti e istituzioni, incontri, dibattiti, laboratori didattici, spettacoli e un’esposizione di circa 40 opere. Tele e sculture degli artisti Alessandri, Molinari, Colombotto Rosso, Macciotta, Pontecorvo, Schwab Camerini e Silvano Gilardi detto Abacuc tutte provenienti da collezioni private e molte mai esposte al pubblico.


Siamo basiti. Perchè questo accanimento? il tutto è a scapito della cultura
“Siamo basiti – commenta la presidente dell’Associazione Monica Col – . Lo scopo della mostra è ricordare il gruppo Surfanta, notoriamente stigmatizzato e rimasto ai margini di un contesto di promozione artistica nel suo sessantennale e nel centenario del Surrealismo. Tutti i collezionisti contattati prestano a titolo gratuito e il tutto è patrocinato dalle istituzioni. Nella diffida, oltre a un risarcimento danni a questo punto solo sulle intenzioni perché la mostra ancora deve iniziare, compaiono anche richieste economiche di diritti di noleggio opere. Non capiamo su cosa, se tutti i collezionisti interpellati, proprio perché siamo una no-profit, prestano gratuitamente e a solo scopo divulgativo.
Devo aggiungere che la direttrice del Museo, insieme ad altri, non è nuova a a mandare queste richieste economiche e diffide. La stessa cosa capitò nel 2021 per la mostra, sempre gratuita e sempre organizzata dalla nostra associazione, “Lorenzo Alessandri tra inconscio e surreale”. Cosa che poi ovviamente, dopo la risposta del nostro legale l’avvocato Domenico Fragapane, che ci difenderà anche questa volta, finì in una bolla di sapone.


Gli interessi privati sovrastano la divulgazione culturale
Le pagine social sono attive dal 2019 e la cosa più assurda è che proprio due o tre delle persone che firmano la diffida sono venute alle nostre mostre precedenti e hanno espresso apprezzamenti sul lavoro fatto sui social. Che sottolineo è a carattere volontario e senza lucro. Più che altro è sconfortante vedere come interessi privati possano sovrastare una divulgazione culturale pubblica. Inoltre con questa azione esclusivamente speculativa ed economica non si fa altro che osteggiare e scoraggiare ancora di più la diffusione culturale del gruppo”.


Carlo Giacone, sindaco di Giaveno e sede del Museo Alessandri: siamo estranei al fatto, è un’iniziativa personale della direttrice
Il sindaco di Giaveno Carlo Giacone, interpellato in quanto la città è proprietaria del Museo Alessandri dichiara .“Non c’è nessun atto ufficiale del Comune che riguardi la diffida, che è un’iniziativa personale della Dottoressa Leto in accordo con la famiglia di Alessandri e altri privati. L’Ente comunale è estraneo al contendere“. Infatti, dalla direzione del Comune di Giaveno sottolineano anche che la richiesta dei 5000 euro sicuramente non finirà al Museo Alessandri, né alla città di Giaveno.
Concetta Leto, direttrice del Museo Alessandri e prima firmataria della diffida, da noi cercata più volte, si è negata al telefono e non ha rilasciato dichiarazioni.
Pia Molinari, un altra firmataria della diffida contro l’associazione no profit Le Tre Dimensioni dichiara che “ l’intento della diffida è per principio. Mario Molinari era mio marito e ho dei diritti sulle sue opere, anche se appartengono ad altri. Se verrò contattata dalla curatrice possiamo sicuramente arrivare ad un accordo. Della richiesta economica di danni non sono al corrente”.
Insomma, comunque andrà, l’unica a farne le spese è la cultura.
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