Soli o solo mal accompagnati?

In un mondo di comunicazione multimediale, di social, skype, whatsapp, e chi ne ha più ne metta, parlare di “essere soli” sembra un controsenso. Invece non è così.

Sono impressionanti i numeri di soggetti in situazioni depressive dovute alla solitudine. Dal bambino all’anziano, non si risparmia nessuna fascia di età.

Perché?

Soli o solitari?

Potremmo parlare per ore di come la tecnologia ha cambiato le abitudini e le relazioni sociali dell’essere umano, ma questa è una delle cause, non l’effetto.

Il risultato è che molti sono single, molti non hanno amici, molti non intrattengono rapporti costanti con la famiglia. Ma non è detto che questa sia una condizione di sofferenza comune. C’è chi sta bene da solo e lo è per scelta. Chi non ha scelto invece questa condizione, ovviamente, si lamenta.

Abbiamo appena fatto la differenza tra solitudine e solitarietà. No, non ho sbagliato a scrivere, solitarietà, con la ti.

La solitudine

La solitudine, di norma, è una condizione in cui ci ritroviamo, malgrado noi, una limitazione che gli altri ci pongono e che non desideriamo veramente. Voglio analizzare una causa in particolare, oggi.

Sentirsi soli ha radici diverse e profonde. Che piaccia o no, sono i genitori i primi responsabili di questa condizione, o perché sono stati troppo assenti (in merito a ciò è utile ricordare ciò che ho scritto in questo precedente articolo, poiché è parte integrante dell’argomento di oggi), o perché troppo presenti.

Nell’ultimo caso, le eccessive attenzioni da parte di un genitore, possono creare fragilità emotiva e insicurezza che non permette poi di prendere in mano la nostra vita.

Ecco quindi che, crescendo, siamo soggetti a chiedere continuamente consigli, viviamo le nostre relazioni interpersonali con una sorta di ansia dove sentiamo la necessità di condividere tutto il nostro tempo con l’amico/a o con il/la fidanzata, arrivando a patire quando questo non è reciproco, e a pretenderlo.

Tale comportamento, nella maggior parte dei casi, crea inevitabilmente negli altri un bisogno di allontanamento e ci ritroviamo da soli.

Chi è solo, di norma, quando parla di questa sua condizione lo fa con inevitabile, inconsapevole vittimismo.

Non fraintendetemi, non sto dicendo che una persona sola è una persona infrequentabile, anzi. Tendenzialmente sono molto generose, pronti ad aiutare e molto sensibili alle problematiche altrui. E’ solo che non vivono equilibratamente l’essere soli.

Single per scelta

La solitarietà, invece, come accennato prima, è l’essere soli per scelta.

Sentirsi felici di rientrare a casa, prepararci il pasto, guardare la tv, andare al cinema, in compagnia di noi stessi. Ci vuole una profonda conoscenza di se, una consapevolezza del nostro carattere, ma soprattutto aver ben chiaro almeno cosa NON vogliamo, più che ciò che vogliamo.

Chi è solitario sa perfettamente cosa lo disturba e lo evita. E in questa condizione ci vive benissimo e sa essere comunque una brillante compagnia.

Questo non significa che sia un “orso” che non vuole o non ha una vita sociale. E’ solo una persona che sta bene con se stesso e sceglie con chi accompagnarsi.

Certo il soggetto in questione è un po’ “esigente” nelle relazioni sentimentali, e “accalappiarlo” è un’impresa difficile, ma non impossibile. Basta saper ascoltare e rispettare i suoi silenzi.

La disquisizione finale però mi porta inevitabilmente a parlare di come è strutturata oggi la società occidentale.

Bambini e anziani subiscono gli effetti di un mondo che va veloce, che corre, che non ha tempo per loro. Asili pieni, case di riposo piene, tutti delegati alle cure di estranei, parcheggiati in tanti cortili, aspettando che qualcuno passi ad allungare una carezza.

Una società mancante di un affetto famigliare arcaico, frutto della degradazione di un processo storico, culturale che ha cambiato irreversibilmente le abitudini e i dogma della struttura-famiglia.

E questa solitudine, non piace a nessuno.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”