Via XX Settembre: ce n’è una in ogni città italiana. Perchè?

Perchè tutte le città italiane hanno una “via XX Settembre”? Cosa è successo il 20 settembre (e di quale anno) per cui dobbiamo ricordarlo addirittura con una via intitolata?

Per molti di voi la risposta è ovvia, ma non è scontato che tutti sappiano, soprattutto (e purtroppo) i giovanissimi.

La storia è una criticità della cultura collettiva, nel senso buono e anche in quello cattivo. Infatti, non è proprio la materia scolastica preferita dagli studenti. Nomi, date ed eventi che, se non ricordati a dovere, possono essere causa di un voto negativo in pagella.

Ma poi ci si ritrova a darsi appuntamento in una via tra le più importanti del centro storico di una qualsiasi città, senza sapere che potrebbe essere proprio quello il segreto per imparare e ricordare la storia.

Una storia che inizia dieci anni prima

L’Unità d’Italia è già stata proclamata il 17 marzo del 1861 ma resta ancora un territorio in Patria che resiste al dominio Sabaudo. Del resto è uno Stato “sacro” e il potere del suo regnante è, per tradizione e credenza da secoli e secoli, di natura “divina”. Come fare a sottomettere un Papa ad un Re terreno, senza tirarsi addosso il dissenso popolare cristiano?

La nostra stella, o Signori, ve lo dichiaro apertamente, è di fare che la città eterna, sulla quale 25 secoli hanno accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del Regno italico“. Tanto diceva il Conte Cavour, nella sua visione di un Paese di “libera Chiesa in un Libero Stato”. Una concezione separatista in tema di rapporti tra Chiesa e Stato che definiva già dieci anni prima l’evolversi naturale di questi due poteri.

Un’unità sofferta

Una data che ha segnato una fine e un inizio. Si conclude infatti il 20 settembre del 1870 una storia che durava da secoli: quella dello Stato ponteficio, che per più di mille anni aveva controllato buona parte dei territori italiani.

I Papi, fino ad allora avevano governato come dei veri sovrani, al pari delle altre nobiltà. Del resto, tutti i papi provenivano da famiglie dell’aristocrazia italiana, a parte un breve perido in cui il Papato era controllato dai Francesi.

Ed è proprio la Francia ad essere l’ostacolo più grande per l’unione totale dell’Italia.

Tante le trattative intercorse

Nel 1863 si arrivò addirittura ad un accordo, noto come la “Convenzione di Settembre”. Con questo “patto”, molto simile a quanto auspicato da Cavour, i francesi si sarebbe ritirati e, in cambio, l’Italia si impegnava a non invadere lo Stato Pontificio. Allo stesso tempo, Napoleone III, Imperatore di Francia, riconosceva all’Italia il diritto di intervenire anche nel territorio di Roma nel caso di una rivoluzione.

Un impegno che sanciva comunque importanti diritti per il regno d’Italia sulla citttà eterna.

XX settembre 1870

Doveva essere una tiepida mattina di fine estate quel 20 settembre ma i venti di guerra soffiavano già da giorni.

Ma alle 9 circa di quel mattino un boato ruggì tra i colli romani e il suo tuono echeggiò fino alle lontane campagne.

Una breccia larga trenta metri squarcia le mura di Roma, a pochi passi da Porta Pia, apre il passaggio all’artiglieria dell’esercito italiano che, tra i fumi e lo sgomento, entra nella città eterna. Alla guida del generale Raffaele Cadorna e dopo un cannoneggiamento di quattro ore, un battaglione di fanteria e uno di bersaglieri entrano nel cuore di quello che, di fatto, è uno Stato in ginocchio.

Ore 10:35: Una bandiera bianca viene issata sulla cupola di San Pietro e altre già sventolano dalle mura di Castel Sant’Angelo.  

E’ uno degli ultimi capitoli del Risorgimento italiano che, con la presa di Roma, segna il futuro di un Paese pronto a diventare Nazione.

Via XX settembre

Qualche curiosità.

Il 20 settembre fu proclamata festa nazionale ma venne abolita con la sottoscrizione dei Patti Lateranensi, sancita nel 1929 tra Mussolini e la Chiesa.

La Via, o il corso, XX settembre è quasi sempre situata nel centro storico della città e di norma accoglie prestigiosi uffici e negozi storici.

E’ indicata con numeri romani e non con i numeri ordinali perchè le persone la ricordano più come una via che come una ricorrenza.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”