Vini e vigneti in Sicilia: come impatta il cambiamento climatico?

Vini e vigneti in Sicilia: come impatta il cambiamento climatico in vigna? Entro il 2100 aumento di temperatura da 2 a 5 °C. L’analisi di Luca Mercalli per Colomba Bianca

La chiamiamo “crisi climatica”, in realtà è un’inesorabile cammino verso una catastrofe ambientale unica nella storia.

Non abbiamo mai avuto così tanta CO2 nell’atmosfera da 800mila anni. A dirlo è Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana, che cita i dati di auteroveli fonti scientifiche.

L’aumento delle temperature sta determinando le scorte idriche del Pianeta e la siccità comincia ad essere un problema serio anche nel mondo occidentale e nei Paesi industrializzati.

Siamo nel mezzo di una crisi epocale ambientale, ma sembra che questo importi solo alla scienza, in quanto le campagne messe in atto dalle vari associazioni, enti e istituzioni non riescono ad essere l’oggetto principale delle notizie dei media. Meglio parlare di economia, di crescita del PIL e di cementificazione. Le notizie che arrivano sono assolutamente irrilevanti rispetto all’emergenza che stiamo vivendo, contenuti che sottovalutano la reale gravità dello stato di salute del nostro Pianeta. Eppure i risultati delle attività di due secoli di industrializzazione sono sotto gli occhi di tutti e si sentono sulla pelle.

Forse parlare di livelli di allarme preoccupanti non è consigliabile per non generare ansia nella popolazione. Ma il problema resta e sta diventando sempre più grave. A dirlo sono le comunità scientifiche che hanno definito antropocene il periodo che stiamo vivendo. Paul Crutzen, l’olandese premio Nobel della chimica, ha affermato che viviamo in un periodo unico per il nostro pianeta, dove una sola specie, l’homo sapiens ha messo a sacco le risorse del Pianeta generando cambiamenti epocali nei processi naturali.

I modelli vitivinicoli subiranno un forte stress

Secondo il Presidente della Società Meteorologica Italiana «i modelli vitivinicoli classici subiranno forti stress: selezione genetica cruciale per recuperare resilienza con cultivar più resistenti alla siccità. Servono infrastrutture irrigue ad elevata efficienza. E poi, flessibilità e lungimiranza»

La geografia delle produzioni vitivinicole si modifica al passo del “Climate change”, che si ripercuote, soprattutto in Sicilia, sulle tecniche agronomiche. Con l’obiettivo di preservare la stabilità produttiva della filiera, Colomba Biancatra i più grandi produttori di vini biologici in Europa, con 6.200 ettari di vigneti – ha messo a punto dall’anno scorso un Osservatorio sull’uva, aperto a istituzioni e cantine dell’Isola, per monitorare i trend climatici e condividere know-how, coinvolgendo professionisti sul tema a livello nazionale.

VITECOLOGIA, NUOVI MODELLI IN VIGNA

«Stiamo cercando di andare verso un modello di agricoltura sostenibile – commenta Mattia Filippi di Uvasapiens, consulente enologo di Colomba Bianca – attraverso l’aumento della biodiversità e di sostanze organiche dei suoli: modelli agricoli complessi che prevedono coltivazione di boschi e di contesti ecologici più ampi. L’ho battezzata “Vitecologia” ed è l’unione tra gli orizzonti della nuova viticoltura e l’andamento ecologico, per contrastare fenomeni derivanti dai disallineamenti climatici: desertificazione, siccità, instabilità chimica e fisica del suolo». A fare un’analisi approfondita sull’impatto climatico in vigna è Luca Mercalli, interpellato proprio da Colomba Bianca.

L’’esperto spiega: «Il clima mediterraneo della Sicilia genera condizioni favorevoli alla viticoltura, che tuttavia negli ultimi decenni stanno cambiando sotto la pressione del riscaldamento globale. La lunga serie storica dell’Osservatorio Vaiana di Palermo mostra nel periodo 1974-2022 un aumento della temperatura media di 2.5 °C. Inoltre, la vicinanza della Sicilia alla costa settentrionale africana rende più frequenti le incursioni del rovente anticiclone sahariano che l’11 agosto 2021 ha fatto registrare nella stazione del SIAS di Floridia (Siracusa), 48,8 °C: valore record di caldo per l’Italia e l’Europa».

RESILIENZA CLIMATICA E STRESS DA SICCITÀ

Cosa vuol dire questo per le nostre colture? «La vite ha una buona resilienza climatica – continua Mercalli – e si adatta a un intervallo ampio di condizioni termopluviometriche, ma va comunque in stress se le temperature crescono oltremodo e se mancano precipitazioni per periodi prolungati. Oltre i 35 °C l’attività vegetativa è compromessa e in casi estremi la pianta può subire danni permanenti, con bruciature sui grappoli e sull’apparato fogliare e conseguente aumento di attacchi fungini.

I tratti principali della crisi climatica in atto sono riassunti nel Sesto rapporto di sintesi dell’IPCC (marzo 2023): il Mediterraneo è definito “hotspot” climatico, un’area del pianeta che subisce un aumento delle temperature più rapido rispetto alla media globale. In linea generale, la temperatura media annua sulla regione mediterranea è destinata ad aumentare (da 2 a 5 °C entro il 2100, a seconda delle opzioni di decarbonizzazione) e con essa ondate di calore, siccità, incendi forestali, alluvioni, nonché innalzamento del livello del mare (da 40 cm a 1 m a fine secolo), con danni alle infrastrutture costiere.

Gli inverni diventeranno più miti, con una riduzione nella frequenza delle ondate di freddo, mentre le estati diventeranno sempre più lunghe e calde, con valori estremi inediti. Il riscaldamento globale potrebbe dunque portare la Sicilia nei prossimi decenni a condizioni via via più simili ai paesi nord africani, dove la viticoltura, pur esistendo (in Marocco, Algeria, Tunisia), presenta produzioni medie nazionali che sono circa l’1% di quella italiana, a riprova dell’allontanamento di quei climi dalla fascia vocata del Mediterraneo centro-settentrionale“.

Vini e vigneti di Sicilia - un primo poiano di una vite che sta maturando gli acini di un grappolo
Vini e vigneti in Sicilia: come impatta il cambiamento climatico?

SICILIA, SCENARIO 2031-2060

«Nel lavoro di Konstantinos Varotsos (Istituto di ricerche ambientali di Atene) e collaboratori (2020) – continua Mercalli – sono presentati scenari climatici 2031-2060 in Sicilia, Creta e Cipro: emergono netti aumenti di temperatura ma modesti segnali sulle precipitazioni, senza variazioni apprezzabili delle quantità totali, ma con possibile incremento dei fenomeni estremi. Nell’ipotesi peggiore, con l’assenza di controllo delle emissioni in Sicilia, si avrebbero +2.1 °C in estate e +1.6/1.7 °C nelle altre stagioni.

Ciò equivarrebbe a trasformare la temperatura media estiva di Catania, attualmente di 24,5 °C come quella rispettiva di Tunisi (26,5 °C). Il fatto che le precipitazioni medie annue non sembrino subire variazioni significative, fermo restando che già oggi in Sicilia si hanno (alle quote medio-basse) dai quattro agli otto mesi di aridità dei suoli, non significa che lo stress idrico non aumenti: infatti le temperature più elevate provocherebbero un incremento dell’evapotraspirazione, che nel lavoro “Future trends of reference evapotranspiration in Sicily based on CORDEX data and Machine Learning algorithms” (F. Di Nunno e F. Granata, Università di Cassino, 2023) vengono quantificati verso la fine del secolo attorno a +15-17%.

Vini e vigneti in Sicilia: quale futuro?

All’aumento medio della temperatura farà seguito anche un incremento delle temperature estreme, che potrebbero oltrepassare frequentemente i 45 °C con picchi attorno a 50 °C, decisamente sfavorevoli alla vite. Cambieranno anche le somme termiche e le escursioni giorno-notte, con influenza sulla formazione di aromi e pigmenti e sul tasso zuccherino e di acidità degli acini.

Con questi scenari è chiaro che gli areali vocati della vite potrebbero cambiare: da versanti molto esposti al soleggiamento si passerebbe a versanti più ombrosi e a quote più elevate, onde compensare l’aumento termico e sfruttare maggiormente l’umidità dei suoli. Secondo un recente studio dell’Università agricola di Atene – continua Mercalli – gli impatti del cambiamento climatico sulla viticoltura causeranno anticipi del calendario fenologico della vite, alterazioni della composizione chimica dell’uva e del vino, maggior variabilità dei raccolti, espansione colturale in areali geografici prima inadatti e significativi spostamenti degli areali tradizionali.

Lo studio conclude che “con gli scenari più pessimistici, le regioni del Nord Europa potranno diventare adatte alla coltivazione della vite”, a discapito delle regioni meridionali europee, troppo calde per la produzione di uva».

CONTROMISURE DA ADOTTARE IN OTTICA PREVENTIVA

«Sul breve periodo – continua Mercalli – soprattutto su suoli che non dispongono di sufficiente riserva idrica delle precipitazioni invernali è opportuno pianificare infrastrutture irrigue ad elevata efficienza (invasi, impianti a goccia, monitoraggio locale e satellitare delle esigenze idriche), affrontando anche il tema di un’evoluzione dei disciplinari di produzione laddove l’irrigazione non sia oggi consentita.

L’approccio della selezione genetica è cruciale per recuperare resilienza, con la ricerca di cultivar più resistenti alla siccità e ai calori estivi, tenendo conto che ciò richiederà cambiamenti nelle denominazioni tradizionali dei vini. Nelle zone montuose e collinari la scelta di altitudini maggiori ed esposizioni meno assolate può consentire di mantenere le prerogative delle aree tradizionalmente associate al vigneto.

La rapidità dei cambiamenti in atto tenderà a mettere sotto pressione i territori con le loro filiere agrotecnologiche e richiederà flessibilità e lungimiranza nell’affrontare nuove condizioni. La viticoltura, basata su impianti di durata pluridecennale, non potrà reagire con tempestività come il settore delle colture erbacee annuali e necessita quindi di un maggiore sforzo di pianificazione associato anche a un maggiore rischio. Prepararsi per tempo e seguire l’evoluzione molto dinamica del clima è dunque fondamentale per non essere colti di sorpresa».

Sicilia - una collina coltivata a vigneto
Vini e vigneti in Sicilia: come impatta il cambiamento climatico?

INFRASTRUTTURE PIÙ EFFICIENTI PER L’IRRIGAZIONE

Uno scenario preoccupante, che va attenzionato costantemente: «Colomba Bianca – conclude il presidente di Colomba Bianca Dino Taschettaha intrapreso questo percorso di studio, con l’obiettivo di offrire uno strumento di supporto per applicare le più appropriate tecniche agronomiche finalizzate alla stabilità produttiva dei nostri vigneti e creare percorsi qualificati per innalzare il livello qualitativo dei vini dell’Isola.

Vogliamo farci portavoce dell’intero comparto in riferimento alla criticità da affrontare: la voce autorevole di Luca Mercalli non lascia ampi margini di manovra rispetto al fenomeno del climate change, che va affrontato con la giusta consapevolezza, partendo proprio dalle infrastrutture per l’irrigazione, fino a una più lungimirante politica del comparto agricolo».

Il Pianeta è la nostra priorità

Otto miliardi di persone che non si cura di questi cambiamenti, anzi, ne è la causa. L’America Institute of Biological Sciences, già nel novembre del 2019 pubblicava un monito sottoscritto da 11mila scienziati, ma la notizia non ha minimamente fatto breccia. Poi è arrivata la pandemia, e parlare di catastrofi geologiche e ambientali non era prioritario quanto dare i bollettini quotidiani dei decessi da Covid. E pensare che forse quello era il periodo, forse, più utile per sensibilizzare le persone su un’educazione ambientale e, per i governi, una buona occasione da cogliere per inserire nuove strategie per trovare un sistema economico alternativo.

Il Permafrost, cioè quella immensa quantità di terreno gelato che forma i ghiacciai del pianeta, se si scioglie potrebbe generare un immensa quantità di effetto serra. Se si deforesta troppo, la foresta amazzonica non si autoalimenterà più attraverso il processo di assorbimento dele piogge e il conseguente rilascio di ossigeno. Il polmone più grande della Terra collasserebbe. Sono solo alcuni dei punti di non ritorno che non dobbiamo raggiungere.

Il 2020 è stato l’anno più caldo della storia. In zona alpina, un grado in più ha generato la scomparsa di circa il 50% dei ghiacciai. Solo per fare un esempio, abbiamo perso il ghiacciaio del Teleccio sul Gran Paradiso.

Di questo passo, a fine secolo, secondo IPCC (The Intergovernmental Panel on Climate Change), potremmo avere fino a 5 gradi in più, e in Italia visto la sua particolare posizione, anche fino a 8 gradi in più e in estate, la Pianura Padana raggiungerebbe le temperature attuali del Pakistan.

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almadarte
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Almadarte esprime la mia passione per tutto il bello che la vita ci regala. L’arte, il teatro, la musica, il cibo, la poesia. La bellezza è una qualità che diventa sensibile alla prima impressione, l’anima l’apprende e riconosciutala, l’accoglie e in un certo modo le si accorda. 43 anni studi classici, amante dell’arte figurativa in modo particolare, desiderosa di apprendere e curiosa di ogni forma di cultura, osservatrice attenta dell’arte culinaria fa suo il motto di George Bernard Shaw “non c’è amore più sincero di quello per il cibo”