Ciao Margherita, ti ho sempre considerata una Vip, simpaticissima e solare ma in fondo una privilegiata. Hai sempre fatto il lavoro che ti piaceva e che immagino paghi bene. Però poi leggendo il tuo libro ho capito che, anche nel tuo lavoro, non è tutto oro quello che luccica e che anche voi Vip siete in fondo esseri umani con una vita privata fuori dal palcoscenico. Come si fanno a separare le due cose? E’ facile? Roby
Cara Roby, quando ti riferisci al mio libro immagino tu ti riferisca a quegli episodi in cui, pur avendo avuto lutti familiari, ho dovuto lavorare comunque, nel mentre o dopo pochi giorni.
Sì, anche io mi sono sempre sentita una Vip, una privilegiata, perché ho fatto il lavoro che avevo scelto. Ma non per soldi; figurati che ho scelto di fare l’attrice a 6 anni, quando certamente non conoscevo neppur lontanamente il valore del denaro! Come diceva Confucio: “fa’ il lavoro che ti piace e non lavorerai un giorno in vita tua”. Eppure, fidati, non è sempre così in discesa la strada, soprattutto se sei un’attrice comica, impegnata come sei nel dover “far ridere”.
Mi riferisco per esempio al periodo in cui il mio papà aveva pochi giorni di vita e – su sua insistenza – accettai di partecipare ad una trasmissione e non potevo lasciar trapelare niente. Pensa che passai tutto il tempo della trasmissione e del viaggio di ritorno con la paura che, tornando a casa, non lo trovassi più.
Un altro momento buio, (forse più buio di quando è mancato il papà) è stato quando se ne è andata la mia mamma. Lì per lì, pareva che avessi attutito il colpo; ma dopo un po’ – forse cominciando a metabolizzare – mi accorsi che c’era qualcosa che non andava. Cioè iniziai a sentire un disinteresse per il mio lavoro, di solito fonte di gioia ed energia. Pareva quasi che niente avesse più senso. Eppure, dovetti andare avanti e…far ridere!
L’altra enorme botta è stata quando è scomparsa mia nipote; quelle scomparse che io chiamo “contronatura” perché investono persone giovani, troppo giovani per morire. Conta che per me era come una figlia. Nonostante dentro avessi tutte le lacrime del mondo, la sera dopo ero sul palco a dover “far ridere”.
Tralascio, tutti gli altri momenti di difficoltà che, normalmente, si hanno nella vita ma che un attore deve mettere da parte per salire sul palco: amori che finiscono, febbri altissime, dolori vari, preoccupazioni, ansie, arrabbiature…ecc…
Come si può – chiedi – separare vita artistica da quella privata? Eh…non è semplice ma col tempo, ci si riesce, fingendo sulla scena ma ritornando se stessi appena cala il sipario!
Un bacione, Margherita
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