“Torino è stata una città importantissima nell’ambito del gioco d’azzardo. Stiamo parlando del periodo del Settecento, in una Torino sede e dimora del Re. Ed essendoci il re era una zona ricca e il gioco d’azzardo, di conseguenza, era fiorente – esordisce così Gianfranco Preverino, uno dei massimi esperti mondiali sulle tecniche dei bari nel gioco d’azzardo. -. È come la catena alimentare. Se c’è la monarchia ci sono i soldi, se ci sono i soldi, c’è il gioco d’azzardo e se c’è il gioco d’azzardo….. Ci sono i bari! E quindi Torino era anche uno dei centri più importanti dove si raggruppavano i truffatori al tavolo da gioco. Tant’è vero che, a metà del Settecento, precisamente nel 1757, l’avventuriero, scrittore, e baro anch’esso, Ange Goudar, che aveva frequentato le bische di Torino, scrive un libro proprio sui bari“.
Lo scrive dopo un suo viaggio in Italia, avvenuto nel 1739, dove bazzica le sale e i luoghi clandestini da gioco di Torino e Venezia . Qui viene a contatto con mascalzoni, bari, truffatori, insomma tutto quel mondo che gravita intorno al gioco d’azzardo, donne comprese. Entra in contatto anche con Casanova, di cui diventa compagno di carte, di avventure e di gioco, ma con cui a volte si sfiderà anche in duelli di abilità.
I migliori bari? Quelli di Torino! Parola di Ange Goudar
Il llibro di Goudar L’Histoire des Grecs, ou de ceux qui corrigent la Fortune au jeu (La Storia dei Greci, o di quelli che correggono la fortuna nel gioco d’azzardo) è un ‘opera per lo più scritta in chiave umoristica. “Ma scritta, senza alcun dubbio, dalla parte dei bari. In quest’ opera Goudar teorizza, addirittura, la costruzione di una sorta di casa di riposo per i bari, in cui le stanze sono divise tra le persone in base alla provenienza – continua Preverino –. Dal numero delle stanze assegnate si capiva, quindi, quali erano i bari più importanti e numerosi. Bari inglesi: sei stanze, bari tedeschi: trenta stanze. Avignone:150 stanze, Venezia 180 . Ma quelli di Torino….. Beh… a loro sono assegnate 200 stanze. Un piccolo esercito di bari piemontese.


Il Settecento è stato il secolo più importante per il gioco d’azzardo. Il momento in cui l’azzardo si è sviluppato in tutte le classi sociali. E se andiamo a guardare la provenienza dei bari citati da Ange Goudar, non si può non notare, come dicevamo prima, che la loro provenienza era da città sedi di autorità prestigiose e dunque ricche.” Il gioco d’azzardo nel Settecento diventa un modo di “fare salotto”, un vero e proprio linguaggio che travalica tutte le frontiere. Un linguaggio indispensabile per le persone che frequentavano le corti. L’ avere dimestichezza con tavoli da gioco, dadi e carte era il passe-partout per inserirsi ed essere notati. Conoscere il gioco era un bagaglio indispensabile per un avventuriero, ma bagaglio indispensabile anche per dame e cortigiane, per tessere reti di seduzione e, ovviamente, di proventi.
Casanova a Torino
Casanova, libertino, truffatore e dedito al gioco d’azzardo, racconta di essere stato a Torino per ben sette volte. La più importante tra il maggio e il giugno del 1750, in occasione delle nozze tra l’erede al trono Vittorio Amedeo di Savoia e Maria Antonia di Spagna. L’opinione che da’ della città è assolutamente lusinghiera: “Tutto bello, i palazzi, le strade, la corte”. Il dongiovanni per antonomasia, inoltre, da’ il suo voto anche alle dame torinesi. “Tutte belle, a cominciare dalle duchesse di Savoia”. Le donne di Torino gli servono come confronto con quelle della corte francese: tanto belle le sabaude, quanto laide le parigine.


L’altro motivo per cui Casanova si reca per sette volte a Torino, l’ultima nel 1770, è la cucina. Secondo quanto scrive, non vi è luogo in cui si mangia e si beve meglio che nella capitale sabauda. Un vero connubio di piaceri della vita dunque. Dal gioco, alle donne, alla cucina, tre piaceri diversi che si rinforzano l’un l’altro, creando quella che sembra la città ideale per Giacomo Casanova, diventato uno dei primi veri ammiratori di Torino.
Le truffe del giuoco della bassetta, luogo di stampa :Torino
C’è un libro, pubblicato nei primi anni dell’Ottocento, che si intitola Le truffe del giuoco della bassetta, racconta ancora Gianfranco Preverino. “È un libro tutto dedicato ai metodi per barare in un gioco che si chiama appunto la bassetta, molto in voga nel Settecento. La bassetta cambierà poi nome in Faraone. Il libro è fondamentale per la storia della divulgazione del gioco d’azzardo e dei metodi dei bari. Qui alcune cose sono pubblicate per la prima volta. O per meglio dire, qui sono pubblicate per la prima volta in italiano. Sul libro c’è l’indicazione di stampa:pubblicato nella contrada del Monte Cenisio, Tipografia Pane & Barberis. Contrada Monte Cenisio corrisponde all’attuale via Garibaldi di Torino“.


“Tra l’altro di tutti i testi che ho consultato sui metodi dei bari, questo pubblicato a Torino è il primo che si pone il problema di avere una nomenclatura specifica per rendere comprensibili le descrizioni delle tecniche con le carte. Insomma, viene ne fuori la classica precisione sabauda “. Viene spontaneo pensare al motivo per cui i bari dovessero scrivere su come si bara. Sembra quasi un discorso controproducente. In realtà all’epoca i libri di cui si è parlato non erano pubblici, si conosceva la stamperia, ma non la casa editrice ed erano venduti direttamente dall’autore. Non avevano una diffusione vera e propria. L’autore lo vendeva, dunque, privatamente e non si sa fino a che punto fosse invece una sorta di manuale per i bari. Ufficialmente, comunque era un “manuale per difendersi da…”
Barare? Non è un reato
Per assurdo, la legge, ancora oggi, non punisce i bari, perchè la proibizione sta a monte, nel rendere illecito il gioco d’azzardo, ovvero trarre profitto economico dal gioco. Tranne ovviamente in luoghi ad esso deputati come i casinò. Il barare non è considerato truffa tranne che appunto non si tragga profitto in denaro.
Marco Aimone, presidente del Circolo degli amici della magia di Torino e storico della prestigiazione, cita un altro libro ancora, di inizio Ottocento: L’esperto al tavolo da gioco di S. W. Erdnase. Aimone ci spiega che nella prefazione, l’autore, proprio per prendere le distanze, e giustificare ciò che si è detto fin’ ora, scrive che il libro “non renderà disonesta la persona onesta, non renderà saggio lo stolto, ma se il libro avrà venduto avrà fatto l’interesse di chi l’ha pubblicato“. Saggezza da uomo di mondo.
Gianfranco Preverino, ‘il maggiore esperto italiano di truffe ai giochi d’azzardo”


Gianfranco Preverino, che ci ha concesso questa intervista, grazie al Circolo degli amici della magia di Torino, è specializzato nella magia ed è uno dei massimi esperti mondiali sulle tecniche dei bari nel gioco d’azzardo. È stato consulente per la Rai proprio per quel che riguarda le truffe al gioco d’azzardo ed i metodi dei bari. È uno dei pochi e selezionati membri dell’esclusiva Escuela Magica de Madrid, che raduna i migliori professionisti mondiali della magia con le carte. Fa anche parte del prestigioso gruppo “FFFF”, che si dà appuntamento ogni anno a Buffalo negli USA, e che raccoglie alcune delle personalità più prestigiose della micromagia mondiale.È autore ed esecutore dello spettacolo Il baro in scena, nel quale ripercorre la storia del gioco d’azzardo, dei bari e dei rapporti tra questi ultimi e i prestigiatori.
Nel 2018 è stato chiamato a esibirsi per una settimana nel più importante e prestigioso locale di magia al mondo: il Magic Castle di Hollywood.Tiene conferenze nei circoli di prestigiatori di tutta Italia, soprattutto per quanto riguarda la cartomagia e i trucchi al gioco d’azzardo.Ha scritto vari libri, quello di maggior successo è Il baro al poker, dove spiega tutti i metodi per barare a quel gioco.
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