Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio sbarca nell’isola di Malta in un giorno imprecisato del luglio 1607. E’ in fuga. Sulla sua testa incombe una condanna a morte per decapitazione. E’ colpevole di avere ucciso, il 28 maggio 1606 a Roma, durante una partita di pallacorda a Campo Marzio, Ranuccio Tommasoni da Terni. I motivi? Precedenti violente discussioni per politica, debiti di gioco mai pagati dal Merisi, ma soprattutto per una donna: Filide Melandroni.
La condanna è pesante, addirittura può essere eseguita da chiunque lo riconosca per strada. Per cui Caravaggio si affida a Filippo I Colonna, che lo ospita segretamente nei suoi feudi laziali, prima di farlo riparare a Napoli e poi imbarcare per Malta.
Caravaggio e i Cavalieri di Malta
Caravaggio sbarca dunque sull’isola con un fardello pesante e con, a ruota, una richiesta di estradizione da parte dello Stato Pontificio. Ma viene accolto dall’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme che ignora elegantemente la richiesta.
I Cavalieri di Malta hanno altri progetti per l’artista italiano. Sanno molto bene , infatti, di avere davanti uno dei pittori più brillanti del tempo e non intendono assolutamente lasciarsi sfuggire l’occasione.
Oltretutto, anche lo stesso Gran Maestro dell’Ordine, Alof de Wignacourt ( guarda caso), è alla ricerca di un artista famoso cui far dipingere il suo ritratto. La domanda, come si dice, incontra l’offerta e Caravaggio prende l’opportunità al volo. Il ritratto non delude il Gran Maestro.
Un principe in posa orgogliosa,lo sguardo trionfante, in mano lo scettro. Il simbolo perfetto della potenza militare, del valore e della forza dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. Attualmente questo dipinto è custodito al Louvre di Parigi.


L’immunità per un dipinto
Il ritratto è così tanto gradito al Gran Maestro che, come racconta lo storiografo Giovan Pietro Bellori nelle sue Vite, Wignacourt “gli dona in premio la Croce” cioè il cavalierato del venerabile Ordine degli Ospitalieri. I documenti relativi all’investitura recitano “Desideriamo gratificare il desiderio dell’eccellente pittore, affinché la nostra Isola, Malta e il nostro Ordine possano finalmente gloriarsi di questo discepolo e cittadino adottivo”.
Caravaggio diventa quindi Cavaliere e si guadagna l’immunità. Infatti, Secondo il Diritto Canonico, se una persona viene creata Cavaliere Ospedaliero, ipso facto, significa che è stata graziata dal Papa. Insomma dare per avere.
La decollazione del Battista
A ruota di tutto ciò Caravaggio riceve, direttamente da Wignacourt, l’incarico di dipingere la Decollazione del Battista, grande tela destinata a a decorare l’oratorio di San Giovanni, chiesa annessa alla Concattedrale di Valletta.
La Decollazione è la più grande opera in termini di dimensioni che Caravaggio abbia mai dipinto e anche l’unica che abbia mai firmato. Misura infatti tre metri per cinque ( precisamente 361×520 cm) e viene eseguita in olio su tela tra il 1607 e il 1608.


Così descrive il dipinto il biografo Bellori. “Per la Chiesa di San Giovanni gli fece dipingere la decollatione del Santo caduto à terra, mentre il Carnefice, quasi non l’habbia colpito alla prima con la spada, prende il coltello dal fianco, afferrandolo ne’ capelli per distaccargli la testa dal busto. In quest’opera il Caravaggio usò ogni potere del suo pennello havendovi lavorato con tanta fierezza, che lasciò in mezze inte l’imprimitura della tela”.
San Girolamo Scrivente
Ma nella Concattedrale di Valetta è custodito un altro capolavoro di Caravaggio, sempre dipinto tra il 1606 e il 1608: San Gerolamo Scrivente. E qui il mistero diventa fitto. Se si guarda il volto di San Girolamo, molti lo attribuiscono a un omaggio al Gran maestro Wignacourt. Inoltre, sulla colonna in basso a destra della tela, è presente uno stemma dove sembrano scorgersi le punte dell’ordine di Malta.
Invece no. Si tratta dello stemma del Primo Ordine dei Cavalieri di San Giovanni a Napoli, agli ordini di Ippolito Malaspina, che tanto aveva aiutato il Merisi a Napoli. E, partendo proprio da questo simbolo, molti studiosi pensano che, in realtà, le fattezze di questo san Girolamo siano le stesse di Ippolito Malaspina. Caravaggio non dimentica.


A Valletta si trova, dunque, tutta l’eredità artistica di Caravaggio concentrata in questi due dipinti. La resa nitida dell’anatomia, l’uso magistrale del chiaroscuro, uno sguardo penetrante nell’umanità in preda a profonde meditazioni, ossessioni e passioni. Chi entra nella Concattedrale, inoltre, non può non notare come la luce sul dipinto sia un’estensione della luce naturale che entra.
Ancora la “vita Maledetta” e il mistero della fuga da Malta
Valletta, 28 agosto 1608. Caravaggio non si placa, lo spirito rimane ribelle e indomabile. È arrestato dopo un litigio con fra Giovanni Rodomonte Roero, cavaliere di alto rango dell’Ordine. Rinchiuso nel carcere di Forte Sant’Elmo. In men che non si dica passa dalla gloria a un antro buio e umido, come si dice dalle stelle alle stalle.
Nessuno è mai fuggito da lì. Ma Caravaggio si arrampica sulle mura della cella nella roccia. Apre una botola. Discende le rocce a strapiombo sul mare. Da qui, nuota per centinaia di metri fino a raggiungere una piccola barca e fuggire a Siracusa. Non si sa aiutato da chi.
Il giorno dopo, 29 agosto 1608, il Gran Maestro, scopre e inaugura l’enorme pala della Decollazione nella Concattedrale. Il 6 ottobre Caravaggio è dichiarato disperso. Il 27 ottobre, gli viene inflitta in contumacia, dal tribunale di Valletta, l’espulsione con disonore dall’Ordine dei Cavalieri. In sua assenza, il 1° dicembre, si svolge la spogliatio habitus: è formalmente spogliato dell’abito di Cavaliere.
“Nell’assemblea pubblica, per mano del reverendo signor presidente, il detto fratello Michael Angelo Marresi de Caravaggio è stato privato dell’abito e allontanato e respinto dal nostro ordine e dalla nostra società quale membro putrido e fetido”. Si chiude cosi, con Caravaggio fuggiasco in Sicilia, l’abito da cavaliere finito malamente nella polvere e la Decollazione invece salita agli onori del mondo, l’avventura maltese.


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