Amore e Psiche è una fra leggende e storie d’amore più belle legate alla mitologia che ha ispirato l’arte più sublime e la letteratura più romantica. Psiche è il nome di una giovane greca a cui accade un’avventura bellissima e terribile nello stesso tempo. Una storia che ha origine antiche, narrata da Apuleio nelle Le Metamorfosi, ma che ritroviamo anche, seppur con dettagli diversi, in racconti berberi, marocchini e algerini.
La leggenda mitologica di Amore e Psiche: l’odio di Afrodite
Ma partiamo dall’inizio e trasferiamoci in mezzo agli intrighi , ai tradimenti, agli amori e alle vendette che animano l’Olimpo degli dei greci. Psiche è una giovane di straordinaria bellezza che Afrodite, dea della bellezza, non può proprio sopportare. Anche perchè gli uomini della terra, ovviamente, preferiscono portare mazzi di fiori alla bellissima giovane umana piuttosto che fare sacrifici sull’altare di una dea. Afrodite dunque decide, per vendetta, di far innamorare Psiche di un uomo orribile. E, in aiuto, chiama suo figlio Eros (Amore). Eros dovrà colpire con la sua freccia la ragazza e farla innamorare di un mostro. Ma appena vede Psiche, rimane abbagliato dalla sua bellezza e, per la sorpresa, la freccia gli cade di mano e gli trafigge un piede, provocandone l’innamoramento immediato.


La predizione dell’oracolo
Nel frattempo, ignari dell’intrigo, i genitori di Psiche vanno, come consuetudine, ad interrogare l’oracolo sulla sorte e sulle nozze della loro bellissima figlia e hanno questa risposta.
«Come a nozze di morte vesti la tua fanciulla ed esponila, o re, su un'alta cima brulla. Non aspettarti un genero da umana stirpe nato, ma un feroce, terribile, malvagio drago alato che volando per l'aria ogni cosa funesta e col ferro e col fuoco ogni essere molesta. Giove stesso lo teme, treman gli dei di lui, orrore ne hanno i fiumi d'Averno e i regni bui. (IV, 33)» -Apuleio
Sconvolti da questo destino i genitori, comunque, ascoltano l’oracolo e abbandonano la ragazza su un precipizio. Così Psiche rimasta sola e disperata sul burrone viene rapita dal vento Zefiro, che la conduce in uno strano ma bellissimo palazzo e la abbandona, nel buio più completo, con lo sposo a lei completamente sconosciuto. Psiche prega il marito di accendere una candela ma lui gli risponde di essere così brutto da non volere essere guardato. In realtà è Eros, che non si può far vedere da lei per obbedienza alla madre.


L’inganno di Psiche
Ottenuto dallo sposo il permesso di ospitare le sorelle gelose e invidiose dello sfarzo in cui vive, Psiche racconta loro del suo strano matrimonio, ma anche di come lui sia buono, gentile ed appassionato. Le sorelle si stupiscono della sua obbedienza: una moglie ha il diritto di vedere il volto del marito. Spinta dalle loro insistenze, quella notte Psiche guarda alla luce di una lampada ad olio lo sposo addormentato e scopre la sua bellezza. Ma una goccia d’olio caduta sul corpo sveglia Eros che , a quel punto si leva in volo e scompare lasciando Psiche disperata.


La discesa agli Inferi
Psiche va al tempio di Afrodite e chiede aiuto. La dea, ancora in collera con lei per aver sposato il figlio, le dice che forse potrà rivederlo, ma solo dopo aver superato delle prove. La più terribile , dopo aver superato tutte le altre è rubare la crema di bellezza di Proserpina che regna sul regno dei morti. L’unico modo per raggiungerla è dunque morire. Ma Psiche riesce a trovare un varco sicuro per l’Ade. Di ritorno dagli Inferi però non resiste, apre il vasetto per mettersene solo un poco. Iole essere bella per Eros, ma dal botticino esce una nube nera che la fa addormentare per sempre.


E vissero insieme felici e contenti
A quel punto Eros interviene, la porta nell’Olimpo dove la risveglia e cerca l’intercessione di Zeus per dirimere questa discordia tra la sposa e la madre. Psiche viene quindi mutata in immortale e legittimata come sposa di Eros. Dalla loro unione, ormai consacrata dall’Olimpo nascerà una figlia: Voluttà (Edonè).
Quindi le porse una coppa di ambrosia e le disse: «Bevi Psiche, sii immortale. mai Cupido sarà sciolto dal vincolo che lo unisce a te e queste per voi saranno nozze eterne. - Apuleio
Amore e Psiche nell’ arte
Amore e Psiche fa immediatamente venire in mente Antonio Canova. Suo il gruppo scultoreo in marmo bianco, realizzato tra il 1790 e il 1795 e ora conservato al Louvre. Una seconda copia si trova al Museo dell’ Ermitage di San Pietroburgo in Russia. Tra le imitazioni ricordiamo quelle dell’allievo di Canova, Adamo Tadolin, autorizzato dal suo stesso maestro.
La tormentata e struggente storia d’amore affascina anche Raffaello che dipinge, insieme ai suoi allievi, la loggia di Psiche nella Villa Farnesina. Alla fine dell’ottocento il pittore francese William-Adolphe Bouguereau dedica ad Amore e Psiche due quadri: Amore e Psiche bambini, 1890, e Il rapimento di psiche, 1895.


Amore e Psiche nella letteratura
Un esempio nella letteratura è dato dalla poesia. John Keats, ispirato dalla scultura di Canova, ha composto la celebre “Ode to Psyche”. Nella moltitudine delle rivisitazioni del mito fra Ottocento ed inizio Novecento, troviamo Pascoli con la poesia Psyche, D’Annunzio nel Poema Paradisiaco con la Psiche giacente e poi i più recenti Sibilla Aleramo e Alberto Savinio. Sibilla Aleramo (1876-1960) compare nelle come autrice del Colloquio e del Dialogo con Psiche e del poemetto in versi Alla Psiche del Museo di Napoli. Alberto Savinio (1892-1952), musicista, pittore, artista eclettico, realizza La nostra anima del 1944, racconto portato sulla scena al festival di Spoleto nel 1991 in una rivisitazione moderna e tragicomica
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