Andrea Parodi Zabala & Borderlobo infiammano “Su la testa”

Andrea Parodi “Zabala” e la Borderlobo Band hanno infiammato la seconda serata di “Su la testa” Festival. Serata che è stata chiusa dalla attesa performance di Morgan.

La manifestazione, giunta alla XV edizione, che si svolge il 4, il 5 e il 6 maggio, presso il Teatro Ambra di Albenga (SV), prevede un ricco calendario di incontri culturali, happening di vario genere, e soprattutto tanta musica.

Il festival “Su la testa”, diventato un must per la cittadina del ponente ligure nel corso del tempo, torna a far sentire la propria voce, dopo tre anni di silenzio, causa pandemia e lockdown.

La manifestazione è organizzata dall’Associazione Culturale Zoo. Il programma completo dell’evento e tutte le informazioni sui biglietti e sulle iniziative collaterali, sono disponibili sulle pagine social (Facebook e Instagram) del festival,

la locandina di su la testa festival di albenga 2023

Carlo Valente

Il pluripremiato cantautore reatino, già ospite nel pomeriggio a Palazzo Oddo del salotto culturale condotto da Eugenio Ripepi, è stato chiamato ad aprire la seconda serata di “Su la testa”, impreziosendo così un cartellone già ricco di contenuti musicali.

Una sola canzone, per voce e piano, tratta dal nuovo album “Metri quadrati”, è bastata per far tremare i muri del vecchio teatro. “Tra l’altro”, dedicata alla vicenda di Federico Aldrovandi, ha provocato non pochi brividi tra il pubblico.

Parole, note di pianoforte, una voce che quasi si spezza nel raccontare la tragica vicenda del ragazzo ferrarese massacrato senza motivo da quattro poliziotti: “…ho trovato la mia armonia tra la strada e le nuvole…”, è qualcosa di altamente poetico, ma che fa riflettere. Brividi.

Roberta Di Lorenzo

La cantautrice originaria della Daunia, come ha tenuto orgogliosamente a sottolineare, già autrice di “E tu lo chiami Dio” portata sul palco del Teatro Ariston durante il Festival di Sanremo 2012, da Eugenio Finardi, ha regalato al pubblico una performance ricca di pathos.

Accompagnata da Tony De Gruttola alla chitarra elettrica e da Gualtiero Marangoni al “7 strings bass”, ha ripercorso alcuni momenti della propria carriera artistica, regalandoci anche un paio di chicche che saranno presenti nel nuovo album, che arriva a sette anni di distanza dal precedente “Adesso guardami”.

Una bandiera con tre colori”, dedicata all’articolo 3 della Costituzione italiana, e “Sud”, scritta su consiglio, e con la benedizione, del grande Eugenio Bennato.

Testi profondi, voce cristallina, grinta da vendere: la conferma di quella che è una grande artista.

Mi sia permessa una chiosa affettuosa (che fa pure rima). Un abbraccio al mio bro, da cinquant’anni a questa parte, Gualtiero Marangoni, “Quartié” per gli amici: probabilmente l’unico bassista al mondo ad usare, da par suo, il basso a sette corde. Uno spettacolo nello spettacolo.

Arianna Manca

La giovane cantante, ex barista, di Quiliano (SV), prima classificata ad Area Sanremo nel 2019, ha presentato una manciata di canzoni, tra cui naturalmente “Andarsi bene”, che le era valsa la vittoria nel pre Festival, condotto quell’anno da Claudio Baglioni.

Accompagnata alla chitarra acustica da Lorenzo Venturino, ha cantato in versione rigorosamente “unplugged”, alcune canzoni del proprio repertorio, tra cui “Tutto nero”, scritta insieme a Zibba, e due cover: “Panico” di Lazza e “Vulcano” di Francesca Michielin.

Performance interessante, che ne ha messo in evidenza le doti vocali: niente filtri, niente ammennicoli tecnologici (leggi autotune). Voce e chitarra sono sufficienti a regalare emozioni. Brava.

Andrea Parodi Zabala

Dal lago di Como al West, passando per Albenga, con Mexico City come ultima meta: un viaggio in musica, tra schitarrate, steel guitar e mariachi.

“Tanta America sui manifesti”, per parafrasare una nota canzone sanremese, a metà strada tra “Miami” Steve Van Zandt e John Cougar Mellencamp. Un album “Andrea Parodi Zabala” pubblicato due anni fa, “ma che per me è ancora fresco”, che racconta il sogno americano, sia in positivo che in negativo, senza retorica, ma con grande semplicità.

Entusiasmante “I piani del Signore”, un proiettile controvento, degna del miglior Bob Seger, una sana iniezione di rock made in U.S.A. A mio modesto parere il momento più alto dello show.

Trascinante “Gabriela y Chava Moreno”, impreziosita dagli Slide Pistons (Raffaele Kohler alla tromba e Luciano Macchia al trombone): una canzone dal sapore mariachi, che ha infiammato il pubblico.

A chiudere una canzone dedicata a Tommi Smith e John Carlos, velocisti statunitensi, classificati primo e terzo nei 200 metri piani alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968: i due atleti che, ricevute le medaglie, si girarono dal podio verso l’enorme bandiera statunitense appesa sopra gli spalti e aspettarono l’inizio dell’inno. Quando le note di “The Star-Spangled Banner” risuonarono nello stadio, Smith e Carlos abbassarono la testa e alzarono un pugno chiuso, indossando dei guanti neri. Il fotografo John Dominis scattò loro una foto che sarebbe diventata una delle più iconiche del Novecento, simbolo di un decennio di proteste per i diritti civili della popolazione afroamericana.

Borderlobo

Ad accompagnare Andrea Parodi Zabala, una band da paura, i Borderlobo: Riccardo Maccabruni, pianoforte e fisarmonica, Alex “Kid” Gariazzo, chitarra elettrica, chitarra acustica e ukulele e Michele Guaglio al basso. Anche in questa occasione, il bassista merita una menzione particolare: oltre allo strumento a quattro corde, è riuscito a non far rimpiangere la batteria, suonando contemporaneamente anche la “foot drum”, un marchingegno a pedali, che riproduce perfettamente il suono di piatti e tamburi. Semplicemente entusiasmante.

Morgan

Atmosfera da pianobar, se non da pianista sull’Oceano (in fin dei conti siamo in una località balneare). Elegantissimo come sempre, frac nero e papillon di seta (bianco, non blu), si siede al pianoforte, e con voce roca (e anche un pochino di fiatone), canta dieci canzoni, di cui soltanto tre (“Amore assurdo”, “Altrove” e “Ideaplatonica”) del proprio repertorio.

Tra un aneddoto, un bicchiere di Moscato d’Asti e un riferimento, senza peli sulla lingua, alle recenti dichiarazioni di Nasca alla rivista Rolling Stone, sciorina una serie di cover: “Il nostro concerto” e “Arrivederci” di Umberto Bindi, “Il poeta” e “Ritornerai” di Bruno Lauzi; “Yesterday” dei Beatles, e “Nel blu dipinto di blu”, sapientemente mixata con “Altrove”.

Tecnica mostruosa al pianoforte, che viene messa in evidenza con “Wild is the wind”, un brano per niente facile, né da suonare, né da cantare, del Duca Bianco David Bowie, che il Maestro interpreta in maniera davvero sublime. Standing ovation.

Morgan appare dal nulla, e nel nulla sparisce, finita la performance, inghiottito da un grosso suv che scompare nell’insolita nebbia ingauna.

su la testa - morgan e i presentatori della manifestazione sorridono al pubblico
Su la Testa – Morgan insieme ai presentatori Chiara Buratti e Alberto Calandriello

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.