Bara ecologica: il green business dell’aldilà

Il green business investe sull’aldilà e anche il settore delle pompe funebri si adatta alla sostenibilità: arriva la prima bara ecologica

Parlare di funerali, bare e aldilà è sempre un pò macabro: se poi parliamo di “bara ecologica”, potrebbe sembrare una battuta da cabaret, un pò cinica forse, ma non è così. Concedetemi una licenza: il business delle bare, non muore mai e le pompe funebri hanno sempre clientela. Ma i materiali utilizzati per la realizzazione delle bare non sono green, a parte il legno che però è anch’esso un materiale “sotto i riflettori” degli ambientalisti.

Il loro costo, poi, non è propriamente basso. Una cassa da morto va dai 1200 a 5000 mila euro (a meno, ci sono solo le cassette della frutta), a seconda del tipo di legno usato, delle rifiniture esterne e degli intarsi, senza contare le imbottiture e i tessuti per i rivestimenti interni. Certo, per il nostro caro defunto, non badiamo a spese, ma non sempre la cifra è alla portata del nostro portafogli.

E poi c’è il discorso dell’inquinamento, per via delle emissioni di CO2. Lo sapevate che il cofano della bara produce più CO2 della salma?

Se all’inizio vi sembrava assurdo, continuate a leggere e vi renderete conto che la sostenibilità passa anche per…l’aldilà.

bara pompe funebri - nella foto spiega le emissioni di co2 di uncadavere e della bara

Un investimento unico

I GreenVestor, i risparmiatori etici che attraverso i loro investimenti vogliono combattere l’inquinamento e realizzare una transizione energetica inclusiva e democratica, hanno ora la possibilità di aderire a d un progetto unico nel suo genere, del tutto inedito, ad altissima redditività.

Il progetto riguarda l’aldilà ed ha un tasso di rendimento del 9% annuo ed è garantito dalle fideiussioni personali dei soci fondatori.

A proporlo su Ener2Crowd.com — la piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti green— è la «CSC Srl», che si propone di raccogliere da un minimo di 350 mila euro ad un massimo di mezzo milione, con l’obiettivo di completare la fase finale di sviluppo per la commercializzazione in larga scala della prima bara ecologica, inventata e brevettata dalla società.

«Quello delle bare è un business che non muore mai» commenta Giorgio Mottironi, CSO e co-fondatore della società benefit Ener2Crowd, Chief Analyst del GreenVestingForum, il forum della finanza alternativa verde, nonché Special Assistant to the Secretary-General for Environmental and Scientific Affairs dell’Organizzazione Mondiale per le Relazioni Internazionali (WOIR).

Un business che con CSC diventa ancora più competitivo, poiché i costi di produzione diventano sensibilmente più bassi, avvantaggiando sia gli operatori del settore che il pubblico.

La bara ecologica

«Grazie a un nuovo materiale in biopolimeri basato sul “bio-Pe”derivante dalla canna da zucchero, vengono inoltre ridotte drasticamente le emissioni di CO2 con un risparmio 35 volte superiore rispetto il normale e ordinario processo funerario» spiega il chimico Alberto Recchioni, fondatore e amministratore di CSC.

La “bara biopolimerica” pesa appena 24 kg e quando viene bruciata (il 37% degli italiani preferisce farsi cremare e la percentuale aumenta negli altri Paesi dell’Ue) produce 75,68 kg di CO2 oltre ai 2,75 kg di CO2 emessi dal metano nella combustione, per un totale di 78,43 kg di CO2.

«Ma considerato che il “bio Pe” ha una carbon footprint di -3,09 kg di CO2 (assorbe durante la sua produzione 3,09 kg di CO2 per ogni kg di “bio Pe” prodotto) ne deriva che in tutto il ciclo produzione-cremazione, si producono appena 4,3 kg di CO2 per ogni cofano, contro i 154,5 kg di CO2 di una bara tradizionale» spiega Alberto Recchioni.

Bara ecologica, pompe funebri: il green business dell’aldilà

L’innovativo cofano, inoltre, semplifica le operazioni perché pesa meno di un terzo di una bara tradizionale, impedisce la fuoriuscita di liquidi e gas migliorando quindi l’aspetto igenico-sanitario ed è impilabile, producendo quindi grandi risparmi per lo stoccaggio e per il trasporto.

Un business sicuro e perfino in espansione, anche alla luce del fatto che la cremazione è ormai in grande auge anche in Italia, dove erano 1.051 le cremazioni nel 1970 (0,2%), 2.230 nel 1980 (0,4%), 5.809 nel 1990 (1,1%), 30.137 nel 2000 (5,4%), 77.379 nel 2010 (13,2%) e 277.106 nel 2020 (37%).

Le attuali percentuali sono anche maggiori in molti altri Paesi europei. Ad esempio in Francia (39%), Spagna (44%), Germania (72%), Slovenia (74%), Gran Bretagna (78%), Danimarca e Svezia (80%), Svizzera (87%).

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”