Beatrice Limonti: il violino come strumento globale

Intervista esclusiva con la violinista cosentina Beatrice Limonti, eccellenza italiana all’estero

Si sente parlare spesso di “fuga di cervelli” all’estero, riguardo a giovani nostri connazionali che, per cause purtroppo ben chiare, sono costretti ad emigrare per trovare lavoro, o per veder apprezzato il proprio know-how. Ne fece un film, omonimo, anche Paolo Ruffini nel 2013. La fuga di cervelli, però, non riguarda soltanto la scienza o la cultura; riguarda spesso il mondo del lavoro (ne parlo per esperienza personale, visto che le mie due figlie lavorano entrambe all’estero), e anche la musica. Oggi vi parlo, attraverso un’intervista esclusiva, di Beatrice Limonti, giovane violinista calabrese emigrata nel Regno Unito.

Beatrice Limonti

Nata a Castrovillari, in provincia di Cosenza, pur giovanissima, vanta un curriculum incredibile, tra performances, collaborazioni e percorso di studi al conservatorio.

Violinista pluripremiata specializzata in musica classica, pop e jazz, vanta più di dieci anni di esperienza orchestrale sia nel campo sinfonico che cameristico come Konzertmeister e membro base dell’orchestra ed è violinista in ensemble di musica da camera.

Ha collaborato con artisti internazionali come Richard Galliano, Stefan Milenkovich e il direttore del Northern Ballet e della Royal Philharmonic Orchestra Philip Keller.

La sua passione per diversi generi come la musica classica, jazz e popolare al violino le permette di portare una prospettiva unica e dinamica alle sue esibizioni.

È anche una polistrumentista che suona pianoforte, tastiera e voce. 

Una tecnica strumentale pazzesca, unita a studi continui, le permette di svariare tra i generi musicali, abbattendo le barriere, e rendendo il violino uno strumento eclettico, come lei, del resto.

Ma vediamo di conoscerla meglio.

beatrice limonti indossa un abito estivo di cotone a fiori, e ha un violino bianco appoggiato alla spalla destra

Beatrice raccontaci brevemente la tua storia.

Ho iniziato questo percorso alla tenera età di 3 anni studiando pianoforte con mia zia Maria… La passione per il violino è nata quasi per gioco. Mio padre custodiva con gelosia nella bacheca di casa un violino, regalatogli da mio nonno, e io andavo sempre a strimpellarlo. Una sera, mentre stavamo ascoltando “Europa” di Carlos Santana, io presi quel violino e iniziai a suonare ad orecchio la melodia sulla corda del Re.

Da quell’episodio i miei genitori capirono quanto fossi attratta da questo strumento a quattro corde, e così iniziai le prime lezioni private. In seguito, scoprirono che ho l’orecchio assoluto e così iniziai gli studi professionali in conservatorio. Con il passare degli anni, ci sono molti altri aspetti che apprezzo della musica, come quel primitivo, immediato legame, quel potere della musica di comunicare e commuovere per mezzo del suono, che continua ad essere essenziale perché io faccia ciò che faccio.

Perché la scelta di trasferirti in Inghilterra?

La decisione di andare a Londra è stata principalmente data dal mio desiderio di continuare

i miei studi jazzistici altrove, fuori dall’Italia, ed esplorare nuovi generi. Il fattore che mi ha spinto di più a considerare questa scelta è stato l’approfondimento del repertorio del Fusion Jazz, che da sempre mi appassiona. È stato così che iniziai a studiare con Omar Puente, un violinista cubano super versatile e che ti apre la mente. Dopo due anni di studio con Omar, posso dire di aver acquisito quella libertà che mi mancava, quella conoscenza armonica che da tempo aspettavo e, come dice lui, ho imparato a suonare il jazz alla maniera cubana libera e felice.

La Calabria e il Regno Unito sono poi così lontane?

In Calabria c’è tanta voglia di fare ma purtroppo la burocrazia è rimasta bloccata al passato per la mentalità di alcuni. È un dolore dirlo perché tanti talenti cercano il successo altrove e non si sentono soddisfatti a casa loro. Qui valorizzano qualsiasi cosa, anche una piccola manifestazione o una presentazione di un CD diventa motivo di valorizzazione. La Calabria ha tanto da invidiare, tesori di tutte le arti e sono sicura che se ci fosse una Calabria in UK, sarebbe uno dei posti più popolari al mondo.

Descriviti come musicista.

Eclettica, artigiana ma soprattutto curiosa.

Se dovessi fare una collaborazione importante/featuring quale sarebbe l’artista con cui vorresti confrontarti e perché?

Ci sono così tanti musicisti con cui sogno di lavorare! Alcuni di loro sono Paul McCartney, il chitarrista jazz Bill Frisell o il fisarmonicista jazz Richard Galliano per la sua versatilità nello strumento. Mi piacerebbe collaborare nuovamente con il mio caro amico Geoff Westley, un grande musicista e compositore della popular music che stimo tanto, per il suo modo di comunicare e di interpretare. Ma il mio vero sogno sarebbe poter collaborare con Quincy Jones, lo adoro, è il nostro Count Basie moderno.

beatrice limonti, vestita di scuro, con un violino bianco in spalla, fotografata davanti al caancello di buckingham palace a londra
Beatrice Limonti davanti al cancello di Buckingham Palace a Londra

U2 o Queen?

Sono cresciuta come fan dei Queen! Inizialmente sono diventata una fan della band dopo aver ascoltato per la prima volta il capolavoro di “Bohemian Rapsody” e mi sono subito innamorata del resto del catalogo della band. Il fatto che un classico inno rock come “Bohemian Rapsody” includesse degli assoli di chitarra molto virtuosistici mi ha assolutamente sbalordita. Ho imparato questo assolo quando ero adolescente, quindi è qualcosa che ho suonato per la maggior parte della mia vita, il che rende ancora più speciale e significativo per me il fatto di aver conosciuto Brian May qui a Londra, anche per pochi minuti.

Parlaci dell’album “Miracle Vibes”

Si chiama “Miracle Vibes” ed è il primo album dei Miracle, una band con cui ho avuto il piacere di registrare le tracce del mio violino. È un grande lavoro che combina il reggae e la soul music in nove brani originali, scritti da Alessandra Chiarello e Tony Perri. L’album è interamente autoprodotto e registrato in casa, con pochi mezzi ma grande passione e dedizione. Per me è stato anche divertente arricchire le tracce da sonorità diverse e inusuali del violino, che creano un’esperienza d’ascolto davvero unica.

La pandemia, anche se è alle spalle, ha cambiato le regole. Tu come l’hai vissuta da italiana all’estero? E come vedi il futuro della musica post pandemia?

Gli anni passati sono stati certamente un periodo difficile e davvero tragico per tante persone anche qui in Inghilterra. Ho trovato un po’ difficile scrivere musica durante un anno così devastante, ma mi è piaciuto costruire il mio studio di registrazione casalingo e armeggiare con apparecchiature e software. Grazie alle meraviglie della tecnologia, ho potuto lavorare a molte sessioni di registrazione con artisti di tutto il mondo.

È stato meraviglioso sentirsi così connessi. Nel frattempo, ho anche conseguito la seduta di laurea online e quella sì che è stata un’esperienza diversa.

E come vedi il tuo di futuro?

Pieno di collaborazioni e di viaggi, il mio motto è quello di esplorare il mondo suonando. Ho sete di viaggiare e fame di suonare. Allo stesso tempo adoro collaborare con vari artisti suonando diversi generi musicali, da sempre abbraccio felicemente l’idea di musica senza vincoli.

Potete seguire Beatrice Limonti su Facebook, Instagram, sul sito ufficiale e sul canale YouTube.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.