Cabrio che passione. Noi italiani amiamo…

Un viaggio nel mondo del cabrio.

Chi come me ha cominciato ad avvicinarsi al mondo dei motori, quando per andare su due ruote non era necessario munirsi di casco, sa bene di cosa sto parlando.

Vento tra i capelli, aria addosso, e uno spiccato senso di libertà.

Ma anche chi non è mai andato in moto (con o senza casco), generalmente non rimane immune da quel senso di invidia, che si prova quando passa una macchina scoperchiata.

Alzi la mano chi non ha mai girato la testa, in città o in autostrada, nel superare un’auto senza capote, cabrio appunto, molto spesso guidata da una coppia di vecchietti (detto nel modo più affettuoso possibile), arzilli, felici e cissati.

Si, perché la filosofia del “cabriolista”, permettetemi il neologismo, è simile a quella dell’harleysta, e qui il termine è ormai consolidato. Viaggiare a velocità di crociera (max 110/120 km/h) , godersi il panorama, gli sguardi di invidia degli altri, e scendere da bordo con un solo pensiero: ma siamo già arrivati?

Cabrio o cabriolet, chiamatela come volete. Tettuccio in tela, in metallo o in resina (hard top), fa poca differenza. L’importante è poter azionare la levetta o il pulsante dedicato, ed assistere, come a una magia, in religioso silenzio, al rito della capote che si chiude su se stessa, per sparire dentro al bagagliaio.

E se durante il viaggio si mette a piovere, beh, pazienza: si aziona il meccanismo al contrario e come per incanto c’è un tetto sopra la testa. Solido eh, state tranquilli.

La marche

Ce n’è per tutti i portafogli, di cabrio, e di spider: dalle dream-car di Ferrari, Maserati e Lamborghini, sogni nel cassetto per molti e solida realtà per pochi intimi, alle “tedesche”, Audi, BMW, Mercedes e Porsche, ma anche in questi casi il conto in banca deve essere bello sostanzioso.

Se vi “accontentare” di qualcosa di meno caro, c’è sempre la bella Mazda MX5, e se sparate invece davvero grosso, ci sarebbe la Jaguar F-Type. Scegliete voi.

Noi italiani amiamo in particolar modo la Mustang, un american Dream relativamente poco “expansive”, che in patria è considerata poco più che un’utilitaria: quelli fighi, negli USA, guidano la Corvette, rigorosamente “convertible”, come si dice laggiù, da Miami a Los Angeles.

Ma volete mettere il fascino, la classe, di un’auto vintage?

Cabrio vintage

Alzi nuovamente la mano chi non ha mai guardato con invidia una Alfa Romeo Spider, rigorosamente rossa, o una Lancia Aurelia B24S, rigorosamente bianca. Per non parlare dei miti torinesi, ovvero la FIAT 124 e la Lancia Flavia.

Auto che hanno segnato un’epoca, che fanno parte del nostro patrimonio storico e culturale. Auto senza età.

Per gli amanti della tecnologia, esistono anche i “remake”, delle ultime due, in particolare.

La nuova FIAT 124, decisamente stilosa, bella, funzionale (per quanto possa esserlo una spider), non troppo cara e non troppo assetata di benzina.

Se poi siete tamarri dentro, e fuori, allora la versione Abarth, è quella che fa per voi.

La Lancia Flavia (gemella siamese della Chrysler 200 convertible), invece è lunga, tranquilla, comoda si fa ammirare. Chi la guida prova la sindrome dello: “spostati con quel rottame di utilitaria e lasciami passare”. Capita anche ai passeggeri.

E’ ormai fuori produzione, ma vi assicuro che per comprarne una usata, c’è da picchiarsi.

Insomma, cabrio che passione, d’estate, ma non solo; su una litoranea o sui tornanti di montagna, intorno a un lago o su una stradina di campagna.

L’importante è guidare, sentirsi liberi e senza orario d’arrivo.

Ma mi raccomando: indossate sempre una bandana o un cappellino. Il sole picchia forte sulle teste, e se i capelli cominciano a salutare è un casino.

Buon viaggio open-air.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.