Cuori Lontani: giovani italiani all’estero

Non è facile avere vent’anni oggi ed è ancora più difficile se vivi in italia.

Il mondo del lavoro che ti aspetta fuori dai cancelli della scuola non assomiglia per niente a ciò che impari sui banchi, malgrado gli stage. Non è facile trovare lavoro, ma soprattutto non è facile avere una continuità. Non parliamo neanche di prospettive di crescita economiche a breve o medio termine.

Un mondo “si chef!!!” che non aspetta altro che abbattere dignità e ambizioni. Bisogna accontentarsi e far finta di aver vinto il jackpot se riesci ad avere un part time da Mc Donald’s per qualche euro al mese. I tempi in cui potrai lavorare per ciò che hai studiato arriveranno, non si sa quando, ma arriveranno (forse). L’alternativa ci sarebbe, ma non qui, bisogna affacciarsi oltre confine per credere in un futuro. Oddio, non per tutti è così, per fortuna, ma chi può, chi osa, se ne va.

Dinamiche sociali che allontanano i cuori, necessità che ti forzano a lasciare gli affetti.Scommetto che molti di voi si ritrovano in questo contesto, come genitori, fratelli, fidanzati o amici.

Qual’è la vostra esperienza?

Ogni storia è speciale ma io voglio raccontarvi la mia, a puntate, e chissà che qualcuno di voi non si riconosca in essa.

30 Agosto 2018. Un caldo tremendo.

Sì lo dico proprio a te, che non so da dove mi stai leggendo. Io scrivo da Torino e ti dirò che il caldo della città è insopportabile. Quel caldo di fine agosto, che ha il sapore delle vacanze finite, quel sole che brucia tanto per quanto è arrabbiato, perché sa che il suo tempo sta finendo. Ma ti dirò che poi nessuno si dimentica mai di lui, anche quando cala per far spazio alla luna.

Il viaggio era interminabile, direzione Strasburgo, Francia. 

Lo schermo del mio cellulare si illuminava di continui messaggi con su scritto nuove destinazioni che stava raggiungendo.

Mi chiederai di chi sto parlando ed io te lo dirò subito, perché le persone come lei non si possono nascondere. Si chiama Gloria, diciannove anni e due occhi verdi come i miei che sanno vedere oltre, che sanno costruire.

Ahimè, devo confessarti che avere 19 anni, nel XXI secolo non è facile. Non è facile perché ti scontri con strani demoni, paure, con un’ Italia che non senti tua e ti senti a casa solo per le persone che ti porti accanto perché la città in cui vivi non ti offre ciò che vorresti. Così decidi di fare una valigia e andare via, perché vuoi sentirti grande, vuoi dimostrare agli altri che in fondo il mondo lo sai affrontare.

Gloria per me, è mia sorella, quelle sorelle di cuore che non hanno bisogno dello stesso sangue per avere un legame.  Ha lasciato la città quasi un anno fa per l’inizio di una nuova avventura, una nuova vita.  Per l’inizio di una parola strana che è diventata realtà.

Distanza, dal latino distantia, la lunghezza del tratto di linea retta che congiunge due cose, due punti. A volte si intende una grande distanza.

E tu, quanto sei distante?” le ho chiesto il giorno della sua partenza.

Qualche battito di cuore” mi ha risposto singhiozzando.

Ad ogni telefonata, mi nasconde i suoi occhi dietro risate, ma io la so che non è facile tutto questo. Le chiedo com’è Parigi e mi dice che se n’è innamorata.

Parigi è bellissima. La Torre Eiffel è qualcosa di mostruoso, è enorme”.Mi dice tutta felice per aver visto quel qualcosa che è un sogno di tutti.

Allora è proprio vero che Parigi è amore”.

Parigi è come noi, così bella da far paura. Perché è questa la verità.

La verità è che nella vita, i legami tanto forti a volte si scontrano, si fanno del male, si allontanano, stanno in silenzio. E i silenzi si sa, con la distanza tirano su muri altissimi. Ma noi non volevamo spezzare la magia, non volevamo costruire il muro di Berlino, noi ci siamo costruite una casa, tutta nostra dove poterci rifugiare nei momenti difficili, dove poter tornare ogni sera per prenderci qualche abbraccio in più.

Com’è la vita lì?”

È strano stare soli. È strano svegliarsi la mattina senza sentire le grida di casa, quelle banali solo per chiedere chi vuole il caffè”.

Io la conosco bene, tanto da immaginarla davanti ai fornelli, a stringere la moka e un attimo dopo strofinarsi gli occhi. E pronunciare “Buongiorno” con un semplice messaggio perché quando vivi solo, non hai nessuno a cui dare un bacio e augurare buona giornata. Le giornate poi passano veloci, i mesi corrono, non ti ci abitui mai a chi ti sta lontano, ma fa un po’ meno male se ti portano per mano nelle loro giornate.

“Sai, a lavoro mi fanno i complimenti tutti i giorni, sono delle brave persone e sono contenti di come lavoro. Sono triste perché con la lingua non è facile, a volte mi sento spaesata, capisco ma ho paura di non farmi capire. Ho paura di sbagliare, di deludere”.

Io la vorrei solo stringere forte, per dirle che nella vita lei non potrà deludere né me né qualsiasi altra persona le stia accanto.

Abbiamo imparato che nella vita devi avere sempre colpi di riserva, perché cadi e hai bisogno di proteggerti. Che se ti manca il coraggio ti manca tutto. Ho imparato, col tempo, che non sono le capacità a mancare ma la forza di volontà e ti dirò che devi riempirla quella valigia, anche di poche cose, ma parti se ne hai bisogno.

Perché poi le soddisfazioni arrivano anche da un semplice viaggio, perché è così che si incomincia, basta incominciare a guardare il mondo con occhi diversi per capire di cosa hai realmente bisogno, basta scoprire colori nuovi per non restare a vivere una vita al buio. Che la vita non è bianco o nero, che c’è un colore differente per ogni posizione che prendi ed una vista tale in base a dove ti siedi, che se nella vita vuoi essere protagonista, la poltrona rossa non è di certo il posto migliore in cui stare per godersi il panorama.

Ti dirò che la distanza fa male, ma se ciò che ami lo porti dentro, non ha importanza dove scappi, lo ritroverai ogni volta che ti guardi allo specchio.

Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.