Ermal Meta terzo a #Sanremo 2021 con “Un milione di cose da dirti”

«Molti magari si aspettavano un’altra canzone di denuncia o un messaggio sociale. Non avevo voglia. Ne abbiamo sentiti tanti lo scorso anno. Io volevo semplicemente parlare d’amore». Ermal Meta si classifica al terzo posto a #Sanremo2021 con “Un milione di cose da dirti”.

Prima della finale

Sabato pomeriggio, qualche ora prima della finale, l’abbiamo intervistato e gli abbiamo chiesto il perché di una scelta che in parte ha spiazzato il pubblico, ma che ha anche trovato grandi consensi in tutte le serate del Festival, fino a ieri giorno in cui era dato per vincitore assoluto. «Non mi aspetto nulla – diceva oggi –. Sono contentissimo di questi risultati ma non do la vittoria per scontata». E aggiunge con umiltà: «A stare al primo posto viene il torcicollo, perché guardi indietro costantemente dove puoi tornare da un momento all’altro».

Il percorso sanremese

Da “Odio le favole” nel 2016 tra le Nuove Proposte, a “Vietato Morire” nel 2017 con cui è arrivato terzo dietro a Francesco Gabbani e Fiorella Mannoia, fino alla vittoria nel 2018 con Fabrizio Moro e la loro “Non mi avete fatto niente”. Il cantautore italiano ha sempre abituato il suo pubblico sanremese ad ascoltare canzoni che parlassero d’amore: quello un po’ disilluso della prima, quello nei confronti di una mamma da proteggere nella seconda, infine quello umanitario e sociale nell’ultima

«Io, però, – risponde lui – ho sempre scritto anche molte ballate d’amore, come “Piccola anima”. Certo mi fa piacere che le mie canzoni diventino anche un messaggio sociale condiviso, ma quest’anno volevo parlare di sentimenti, che poi è quello che ognuno di noi conosce meglio. Vedo troppo pudore intorno, sembra che ci si vergogni a esprimerli, come se non fosse cool. Ma io non voglio essere cool».

L’album

Il 12 marzo uscirà il suo nuovo album “Tribù Urbana”, in cui è contenuta anche la canzone di Sanremo. Un progetto che continua a proiettare lo stile scelto da Ermal Meta anche per il palco dell’Ariston: «La canzone ha un arrangiamento volutamente poco grintoso – dice –. Alcuni l’hanno additato come un difetto, ma era quello che volevo realizzare. È una scelta stilistica ben precisa, che rispecchia sia una volontà personale che emotiva».

Giulia Di Leo
Giulia Di Leo
Laureata in Lettere moderne, ha frequentato la scuola di giornalismo all’Università Cattolica di Milano e oggi scrive per La Stampa e Zetatielle. Dice di sé: “ Sono una ragazza di provincia nata col sogno di scrivere, amo la mia città, Casale Monferrato, che mi ha insegnato a vivere di semplicità e bellezza, portandomi, poi, ad apprezzare la metropoli milanese che nella maturità mi ha conquistata. Non riesco a vivere senza musica: nata nel ’95, ho vissuto di riflesso gli anni delle musicassette degli 883. Mi nutro di cantautorato, pop, indie e trap per aprirmi al vecchio e al nuovo. Senza mai averne capito il perché, il giornalismo è sempre stato il sogno della vita, amo scrivere e la mia attitudine è raccontare e raccontarmi, con stile razionale e schietto. Il mio più grande desiderio è fare della mia passione un lavoro, avvicinandomi a tutti i mondi che fanno parte di me”.