Diciamo subito una cosa sui falsari d’ arte: sono incredibilmente bravi!
Uniscono crimine e bellezza, mistero e intrigo, intelligenza e creatività, curiosità e fascino. Inoltre i musei e le collezioni di tutto il mondo ne sono pieni nonostante lo smentiscano categoricamente. Ma quando il falso viene scoperto non rimane che ammirare la bravura di chi l’ ha creato, superbamente simile all’originale..
Wolfgang Beltracchi, incastrato da un tubetto di bianco
Wolfgang Fischer, meglio conosciuto come Wolfgang Beltracchi è stato uno dei più grandi falsari d’ arte al mondo. Questo finché non ha usato un tubetto di bianco titanio per realizzare un Max Ernst. Peccato che questa composizione chimica del colore non corrisponda a quella esistente al tempo dell’artista. Le porte della prigione si aprono per lui e la moglie nel 2010.


Il metodo Beltracchi
Beltracchi non copia, inventa. regalando capolavori ignoti improvvisamente ricomparsi. Recupera tele dai mercatini antiquari, fa analizzare i colori in laboratorio per controllare che i componenti fossero disponibili al tempo del pittore, A questo punto sul retro delle cornici mette false etichette del grande mercante d’arte Alfred Flechtheim, invecchiate con piccole macchie di tè o caffè.
La collezione del nonno Werner
Ai possibili acquirenti, la moglie Helene racconta di una collezione del nonno Werner. Nascosta prima della guerra in una casa di campagna per proteggerla dalle retate naziste. E mostra vecchie fotografie della nonna con i quadri appesi sullo sfondo. In realtà sono istantanee della stessa Helene. Vestita con cuffia e crinolina, ed eseguite con una vecchia fotocamera. Poi stampate su carta sensibile scaduta e sciupate ad arte in laboratorio.


Il processo e la copertina di Christie’s
Poi, l’errore con quel presunto lavoro di Ernst e l’arresto. Durante il processo, al falsario d’arte vengono contestati 14 quadri. La polizia tedesca ritiene di averne individuati 60, mentre Beltracchi ha affermato di averne eseguiti e venduti centinaia. Del resto, anche Christie’s ha stampato un quadro di Beltracchi sulla copertina di uno dei suoi cataloghi. Inoltre l’acquirente americano di un Ernst fasullo, pagato sette milioni di dollari, dopo il processo e le perizie se l’è fatto rispedire dichiarando: «È uno dei più belli che abbia mai visto».


Falsi per 27 milioni di dollari
Beltracchi ora vive in regime di semilibertà ed è tornato a dipingere, Ma niente paura! Firma con il suo nome. Pare venda bene e dovrà lavorare parecchio, per mettere insieme i 27 milioni di dollari che deve risarcire. Quando un giornalista, gli ha chiesto se pensasse di aver sbagliato, Beltracchi ha risposto: «Sì, non ho usato il tubetto giusto di bianco».
Robert Driessen, il più grande falsario d’Europa ancora in libertà
All’Olanda il podio del falso d’autore perché Robert Driessen, nato a Arnhem, è riconosciuto come uno dei più importanti falsari d’ arte al mondo. Una delle sue specialità sono le sculture di Alberto Giacometti .Ma in più di trent’anni di attività ha copiato, si può dire, un po’ di tutto. Circa mille quadri appesi nei musei di tutto il mondo e battuti all’asta da Sotheby’s e Christie’s, grazie ai quali lui e i suoi soci si sono portati a casa circa 8 milioni di euro.


La colpa è dei mercanti
A istradare sulla via dei falsari d’ arte il giovane paesaggista olandese, fu il mercante che trattava le sue tele. Gli propose di riprodurre le opere di alcuni pittori romantici olandesi. Driessen comincia ad acquistare nei mercatini alcuni dipinti antichi. Poi toglie la vernice dalla tela e ci lavora sopra. Dipinge anche delle variazioni di opere degli espressionisti, come Emil Nolde, August Macke, Wassily Kandinsky. Per un falso era pagato dai 500 ai 700 euro. Lo stesso Driessen, in un’intervista allo Spiegel, ricorda una commissione di quindici acquerelli copiati da Nolde che dipinse in un giorno solo.


Da falsario a latitante
Negli anni ’80 decide di continuare tentando il più “facile” mercato della scultura. La prima opera che copia da Alberto Giacometti risale al 1998. Ne studia lo stile, la firma, il timbro della fonderia. Quindi realizza una figura sottile di 2,7 metri e la intitola Annette. Tramite un mercante d’arte riuscì a incassare dalla sua vendita 250 mila marchi tedeschi. Quando la polizia ricostruì tutto il lavoro della “banda” di Driessen, scoprì anche il loro magazzino: c’erano 831 bronzi e 171 figure in gesso, tutte nello stile di Alberto Giacometti. Dal 2005 Driessen gestisce una caffetteria in Thailandia, assicurandosi una latitanza che gli impedisce di essere estradato. Dopo L’arresto nel 2010 di Beltracchi è ormai il falsario d’arte più importante d’Europa ancora in libertà.
Mark Landis, il falsario d’arte perfetto
Mark Landis è forse uno dei più conosciuti falsari d’ arte degli Stati Uniti, ed è tecnicamente “impunibile”. Landis infatti non ha venduto ma regalato più di 100 opere d’arte, da lui stesso contraffatte, ai musei della nazione. Per fare queste donazioni, che sembravano autentiche, ha utilizzato diverse identità, arrivando anche a travestirsi da sacerdote gesuita.
Smascherato dal curatore
Landis è stato smascherato nel 2008 da Matthew Leininger, curatore dell’Oklahoma City Art Museum, che si insospettì dopo una donazione di quattro pezzi alla sua istituzione. Landis si presentò con un acquerello di Valvat, un dipinto di Signac, uno di Lépine e un autoritratto di Marie Laurencine. Fatte esaminare, le opere risultarono effettivamente false


Il metodo Landis
La tecnica di Landis è incredibilmente semplice: scelta l’opera da riprodurre, ne realizza una copia con un tavolo luminoso e poi continua a lavorare osservando la fotocopia dell’originale con tratti veloci, sfruttando ciò che rimane impresso nella memoria. Ma il vero trucco d’artista sta nella riproduzione meticolosa della firma perché, come dichiara lui stesso, «se risulta abbastanza convincente il dipinto viene controllato meno attentamente».
Il colpo di genio: “non incriminabile”
Il vero problema è che non è ancora chiaro se Mark Landis sia un fuorilegge. Non avendo mai lucrato dalla cessione dei suoi lavori, infatti, non ha violato nessuna legge federale. il regista Sam Cullman lo ha raccontato in un documentario del 2014 intitolato Art and craft