Max Ernst. Pittore di sogni, illusioni e fantastiche visioni.

Max Ernst, il surrealista, ma anche il patafisico, il romantico, l’umanista interessato al Rinascimento. Un caleidoscopio inconfondibile di ricche sfaccettature. Pittore, scultore, grafico, poeta e disegnatore. Colui, insomma, che ha saputo sintetizzare la multiforme e incredibile varietà umana e fantastica in un unico credo.

Oedipus Rex Max Ernst 1922

MAx Ernst un continuo crescendo di sperimentazioni antitetiche

I miei vagabondaggi, le mie inquietudini, le mie impazienze, i miei dubbi, le mie fedi, le mie allucinazioni. I miei amori, le mie collere, le mie rivolte, le mie contraddizioni, i miei rifiuti di sottomettermi a una disciplina qualsiasi, fosse anche la mia, non hanno certo creato un clima favorevole all’elaborazione di un’opera calma e serena. Sediziosa, ineguale, contraddittoria. E’ inaccettabile per gli specialisti dell’arte, della cultura, del comportamento, della morale. Per contro, essa, ha il dono di incantare i miei complici: i poeti, i patafisici, alcuni analfabeti.

Così si descrive Ernst (Brühl, 2 aprile 1891 – Parigi, 1º aprile 1976), portando in luce quella grandissima varietà di temi e sperimentazioni che hanno caratterizzato settant’anni di storia del XX secolo.

foto in bianco neo seppia di Max Ernst
Max Ernst fotografato da Dino Jarach , Venezia 1954

Un universo in sfida tra stupore e meraviglia

Il suo universo sfida costantemente la percezione tra stupore e meraviglia sfuggendo a qualsiasi definizione. Costruisce sinergie tra logica e armonia formale con enigmi impenetrabili. Attinge al manierismo e al barocco facendo coesistere bellezza e bizzarria, arte e natura. Sovrapittura, frottage, grattage, collage, oscillazione e decalcomania sono solo alcune delle tecniche con cui trasforma tutto ciò che è banale in poesia. Una creatività fatta di visione interiore mediata dall’interpretazione del mondo esterno. Un’impostazione dadaista che sovverte l’estetica tradizionale e che lo accompagna per tutta vita. Che gli fa sperimentare impressionismo, puntinismo, futurismo, orfismo, cubismo ed espressionismo.

Ernst è un uomo colto che non limita la sua prospettiva alle arti visuali, ma la estende alla letteratura, alla poesia alle scienze, all’alchimia e alla filosofia. Le fonti privilegiate da cui parte per rappresentare il “Grande Teatro del Mondo”. Foreste, uccelli, animali, corpi celesti e corpi femminili che si incastrano e si completano in modo perfetto con il mito, con i temi classici della storia dell’arte del Rinascimento italiano e tedesco. Ma anche con gli strumenti di tecnologia e scienza dando vita a una produzione in bilico tra mimetismi e metamorfosi. Una nuova arte del vedere, senza luogo e senza tempo, degna erede di quella lunga tradizione tardo Rinascimentale delle wunderkammer.

Sapere significa sentire la vita del colore

Sapere significa forgiare forme. Sapere implica che si sia capaci di sentire la vita interiore della linea e del colore. Implica che si abbiano esperienze vissute. Per l’artista, le cose più usuali come quelle più rare possono diventare esperienze vissute, un suono di colore, un intreccio di linee. Gli occhi bevono tutto quello che si presenta nel mio cono visivo”. Questa la formula del suo primo credo artistico pubblicato nel 1912 sulla rivista “Volksmund”.

danzatore sotto il cielo 1922

15 anni e cento sperimentazioni dopo scriverà allo storico dell’arte Franz Roh di voler ” attraverso l’accostamento di elementi opposti, fino a quel momento reciprocamente estranei e senza relazione alcuna, produrre una tensione elettrica o erotica. Ne scaturiscono scariche e correnti ad alta tensione. E più l’accostamento tra elementi risulta inaspettato, più la scintilla di poesia che ne sgorga mi risulta carica di stupore“.

I cataloghi e gli inviti self made

Abbiamo detto Max Ernst il grafico e, infatti, uno dei tratti della sua straordinarietà è quello di aver realizzato da sè tutti i cataloghi e gli inviti alle proprie mostre, a partire dal 1930. Dal 1960 l’opera grafica aumenta in modo esponenziale con oltre cinquecento opere grafiche pubblicate singolarmente in 80 volumi, riviste e mappe. Alla fine degli anni Cinquanta parte un’altra sperimentazione l’orafo Francois Hugo inizia a realizzare gioielli e copie di figure in oro e argento sulla base degli schizzi di Ernst.

copie orafe degli schizzi di Ernst

Il Surrealismo secondo Ernst

Il surrealismo è nato nel mezzo del diluvio universale, quando l’arca andò a sbattere contro la vetta di una montagna. Poiché la gente di mare non aveva assolutamente voglia di riparare la barca o di stabilirsi sull’isola, tutti preferiscono fare un tuffo. – scrive Ernst nel 1935 -. Grazie alla scrittura automatica, ai collages, ai frottages e a tutti i processi che alimentano l’automatismo e la conoscenza irrazionale, si è toccata l’origine di questo universo invisibile e meraviglioso, l'”inconscio” per rappresentarlo nella sua totale realtà. Nessun tuffatore sa prima del suo salto che cosa riuscirà a portare indietro. Allo stesso modo, il pittore, non sceglie da sé i propri soggetti”.

stampa d'epoca copertina di Max Ernst surrealismo

Due decenni più tardi, a 65 anni, integrerà il suo pensiero in questo modo. “ Guardiamo alla mia prima occupazione preferita. I miei occhi avevano fame non solamente dello stupefacente mondo che li accendeva da fuori, ma anche di questo misterioso ed irrequieto mondo che nei miei sogni giovanili faceva con persistenza e regolarmente la sua comparsa, per poi sparire.”

Il riscatto dall’oblio

Max Ernst intreccia, dunque, passato presente e futuro in creazioni frutto della sua profondissima cultura e della sua sconfinata fantasia creatrice. Antico e contemporaneo, oriente e occidente, nord e sud del mondo s’incontrano e s’intrecciano in composizioni che sperimentano con rigore nuovi linguaggi dell’arte. L a memoria diventa l’antidoto alla perdita d’identità della civiltà occidentale. Uno strumento di riscatto per quei personaggi che hanno contribuito al progresso dell’umanità e che rischiano di essere dimenticati.

L’angelo del focolare

C’è un’opera del 1937, l’ Angelo del focolare, in cui la visionarietà barocca e certi elementi del Rinascimento del Nord si incontrano per dare a una creatura fantastica. Un buffo e insieme orribile trampoliere che avanza su un orizzonte desolato, in un’atmosfera allucinata. Le sue movenze compongono l’effigie di una svastica. Nell’epoca delle grandi dittature, l’opera di Ernst si pone quale presagio all’avvento della Seconda Guerra Mondiale.

L’angelo del focolare Collezione privata, Svizzera Classicpaintings / Alamy Stock Photo Max Ernst by SIAE 2022

La Natura e gli uccelli

La natura come madre e sorgente di possibilità infinite è protagonista di molte opere di Ernst. Tramite la tecnica del frottage emerge una straordinaria fauna di creature biomorfe simili a impronte di antichi fossili. Ottenute dagli sfregamenti con la matita su un foglio premuto sulle venature delle assi di legno del pavimento. Compare , a partire dali anni trenta, una natura selvaggia, primordiale, simile a una giungla.

un uccello in gabbia coloratissimo

La predilezione per gli uccelli e per la dimensione libera dell’aria è una costante nella ricerca dell’artista. Infatti sceglie come proprio pseudonimo ornitologico Loplop, in francese, e Hornebom, in tedesco. E anche le soluzioni cromatiche che l’artista adotta per dipingere il cielo, ad esempio, suggeriscono tanto l’alba quanto il tramonto. Rievocano l’atmosfera del dormiveglia, fonte d’ispirazione di quei sogni che per il surrealismo diventano la sorgente di un pensiero libero ed espanso oltre agli usuali confini.

particolare ingrandito di uccello blu
Particolare di La natura all’aurora, 1936

Possedevamo un sentimento della natura che superò di gran lunga quanto sino ad allora veniva considerato sentimento della natura e, in esso, la facoltà d’immaginazione, la fantasia, giocano un ruolo enorme“.

un tessuto di menzogne allestimento a Palazzo Reale Milano
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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".