Anima e corpo nella fantascienza – Tre film cyberpunk da non perdere

Quello che amo dei film e la filosofia cyberpunk è come unire la fragile anima del corpo umano alle meraviglie tecnologiche delle prossime generazioni.

Uomini e robot, microchip e sangue, intelligenza umana e artificiale si combattono tra loro senza pace in questi futuri distopici dei giorni a venire.

Un universo affascinante ovviamente in costante evoluzione, cosi come evolvono e migliorano gli standard tecnologici della nostra società.

Tecnologie che oggi sembrano niente più che miraggi, domani potrebbero diventare la nostra quotidianità.

Guardiamo come Johnny Mnemonic navigava su internet già nel lontano 1995 nell’omonimo film di culto cyberpunk.

Una realtà che a quei tempi era diffusa pochissimo rispetto a oggi, dove coi nostri cellulari giriamo tutti perennemente connessi alla rete.

Purtroppo non è tutto oro quello che luccica e quello che da una parte l’innovazione ci da, dall’altra inevitabilmente ci toglie.

Ad esempio internet, pur avendo connesso miliardi di persone in tutto il mondo, ha anche aumentato l’isolamento sociale in modo esponenziale.

Sta quindi a noi decidere quanto e come usare la tecnologia, la quale comunque in un modo o nell’altro cambierà sempre la nostra esistenza.

Senza contare poi la creazione di vere e proprie vite e intelligenze artificiali.

Forse siamo ancora lontani da dover aver paura di un futuro Skynet come in Terminator,

Ma i progressi degli ultimi tempi in questo campo sono innegabili.

A chi piacerebbe avere qualcuno che decide per noi ogni dettaglio della nostra vita?

Anche se fosse per il meglio, tutti noi abbiamo il diritto di sbagliare a modo nostro senza volontà superiori che ci indirizzino a loro piacimento.

Tutti questi temi e molto altro li affronteremo nei prossimi tre film.

Perciò decidete ora se volete la pillola rossa o quella blu, continuando a leggere a vostro rischio e pericolo.

1- Screamers – Urla dallo spazio (1995)

Anima e corpo dei film cyberpunk

Iniziamo con un gioiello cyberpunk dalla mente geniale di Philip Dick, il brillante autore dietro film come Blade Runner.

Siamo su un pianeta che le grandi corporazioni hanno devastato con una lunga guerra per possedere le sue preziose risorse naturali.

In un remoto avamposto un gruppo di soldati resiste ancora, anni dopo che gli eserciti di entrambe le parti sono ormai fuggiti nello spazio.

Un giorno ricevono una proposta di pace dalla fazione rivale, anch’essa convinta dell’inutilità di quello stallo interminabile.

Mentre si preparano al lungo viaggio in territorio nemico, improvvisamente un’astronave precipita vicino al loro rifugio.

A bordo c’è un gruppo speciale di soldati della corporazione, dei quali soltanto uno sopravvive allo schianto.

Il ragazzo li convince che ormai le guerre corporative si sono spostate verso pianeti lontani e tutti sulla Terra si sono dimenticati di loro.

Colpiti anima e corpo dall’inutilità dei loro sacrifici, decidono di accettare la tregua per lasciare finalmente insieme quel pianeta maledetto.

Il viaggio sarà estremamente pericoloso, perché tra le fabbriche e le città in rovina circolano dei robot mortali che attaccano a vista ogni essere umano.

Erano stati loro a mettere in produzione queste lame automatiche molto tempo prima, per falcidiare quello che restava dell’esercito nemico.

Ma ora queste macchine, che avevano chiamato Screamers, si sono evolute ben oltre la loro immaginazione nei loro laboratori sotterranei.

Ora che sono completamente autonome, questi robot uccidono davvero chiunque incuranti del colore della sua uniforme.

Mentre affrontano le lande desolate di quell’immenso deserto industriale, i soldati scopriranno che i nuovi modelli sono più subdoli e pericolosi che mai.

Alla notizia che le nuove macchine si camuffano da esseri umani, non sapranno più di chi fidarsi arrivando a un inevitabile tutti contro tutti.

Una guerra infinita senza vincitori

Screamers è una piccola produzione a basso budget, capace di creare un emozionante film di guerra e fantascienza cyberpunk.

Come già detto, la storia di base deriva da un romanzo di Philip Dick, dal titolo di Modello Due.

Un’altra parabola che si interroga sulla natura dell’anima delle macchine senzienti, dentro un corpo indistinguibile da quello umano.

Anche il protagonista principale, Peter Weller, non è nuovo alle atmosfere di un futuro distopico e decadente.

Molti di voi, come me, lo ricorderanno come il famoso Robocop del 1987, un indimenticabile capolavoro di azione fantascientifica.

Un’altra storia dove l’etica della tecnologia arrivava all’estremo, creando un cyborg incorruttibile dai miseri resti di un poliziotto morto.

Tuttavia, qui l’attore interpreta un vecchio eroe di guerra, disilluso dopo tanti anni al fronte senza riuscire a tornare a casa.

Come lui, anche i suoi compagni sono stanchi di combattere per una causa senza fine che ormai non ha alcun senso.

Non a caso, le parti migliori sono quando i veterani raccontano alla giovane recluta cosa è successo davvero sul pianeta.

Il resto del cast non è al suo livello, ma difende con onore i vari ruoli secondari.

Ad esempio e’ notevole il cinico Roy Dupuis, killer spietato e ironico dal comportamento imprevedibile.

Oppure ancora la bella ma altrettanto dura Jennifer Rubin, unica presenza femminile in questa storia.

Una ragazza come tante che prima lavorava in uno spaccio, desiderosa solo di lasciare quel pianeta morto.

Alla regia abbiamo Christian Duguay, umile fabbro di cinema che conosce bene il suo mestiere.

Autore di piacevoli action come I dinamitardi e il recente dramma adolescenziale Un sacchetto di biglie, Screamers rimane ancora il suo apice da regista.

Massimizzando la trama, gli attori e il budget a sua disposizione, Duguay realizza un piccolo cult che non si dimentica facilmente.

2- Archive – Non mi lasciare (2020)

Anima e corpo dei film cyberpunk

Da un pianeta lontano nello spazio ci spostiamo ora ad un piccolo centro di ricerca in una lontana foresta dell’Europa dell’ovest.

A gestire questo complesso di laboratori, totalmente autonomo e ben difeso, c’è soltanto un giovane scienziato.

Avendo perso la moglie in un brutto incidente d’auto pochi anni prima, oggi non gli resta altro che il suo lavoro.

Dopo aver creato un modello innovativo di intelligenza artificiale, ora vuole costruire un robot in grado di sfruttarla al meglio.

La sua IA funziona per step evolutivi, partendo da essere infantile per poi crescere all’equivalente di un intelligenza adolescenziale.

L’ultimo salto è portare questo sistema a pensare come un adulto, dentro un corpo cibernetico capace di replicare i cinque sensi umani.

Tuttavia questa impresa si sta rivela più difficile del previsto e l’azienda che lo finanzia è ormai a corto di pazienza.

Ma quello che i suoi finanziatori non sanno è che lui ha tutto un altro piano per la sua creazione.

Grazie a una azienda chiamata Archive, lui aveva salvato in un database un backup della personalità e i ricordi della sua amata.

Quando finalmente costruirà il suo robot umanoide, intende quindi usare la sua creazione per resuscitare la moglie come androide.

Ma questo backup non ha una durata illimitata e se si degenererà in modo irreversibile, lui l’avrà perduta per sempre.

Purtroppo, mettendo un’anima e dei ricordi digitali dentro un corpo artificiale, le conseguenze sono assolutamente imprevedibili.

Sempre più a corto di tempo, inserisce una personalità temporanea nel suo androide per riuscire a completare il suo lavoro senza rischi.

Ma quello che non ha calcolato e’ che la nuova IA potrebbe non essere d’accordo a essere sovrascritta con un’altra personalità.

L’anima e’ il software per l’hardware del nostro corpo?

Archive ripropone in maniera romantica i classici temi etici e morali dei più famosi film di fantascienza cyberpunk.

Attraverso i vari esperimenti dello scienziato, vediamo i diversi livelli di progressione della sua AI.

Il primo prototipo è una macchina goffa con la mente di una bambina, capace solo delle funzioni di movimento più basilari.

La seconda invece è un modello più efficiente che però si blocca al secondo stadio di sviluppo, comportandosi come un adolescente capriccioso.

L’arrivo del nuovo androide ingelosisce gli due, simile in tutto a una ragazza umana e capace di provare emozioni come il tatto e il gusto.

Senza contare poi la mente della moglie dentro il backup, inconsapevole della sua situazione e che crede di essere ancora viva.

Mentre lui lavora alle sue ricerche, ogni giorno parla con questo fantasma digitale, sempre più lontano e distante mentre il sistema si deteriora.

All’ansia per il destino della moglie si aggiunge poi la pressione dell’azienda che vuole mettere le mani sul suo lavoro a ogni costo.

Theo James funziona bene come protagonista, solo con due robot per una buona meta dell’intera storia.

Tutto cambia quando arriva Stacy Martin, androide sexy con l’aspetto della defunta moglie.

Il suo viso e la sua presenza ricordano costantemente all’uomo per cosa sta lavorando.

Nel cast di supporto c’è anche Toby Jones, cinico burocrate della Archive, il cui ruolo lo capiremo davvero solo nel bellissimo finale.

Menzione merita la bellissima Rhona Mitra, spietata donna d’affari che purtroppo vediamo poco e avrebbe sicuramente meritato più spazio.

Applaudiamo assieme Gavin Rothery, scrittore e regista di questo gioiellino cyberpunk che è il anche il suo primo film in assoluto.

Un esordio convincente che affronta in modi originale i misteri dell’anima e del corpo nell’universo del cinema di fantascienza.

3- Elizabeth Harvest (2018)

Anima e corpo dei film cyberpunk

Per l’ultimo film cyberpunk, rimaniamo nel tema di un amore che offusca i limiti dell’anima e il corpo umano attraverso l’abuso della scienza.

Elizabeth Harvest è una giovane ragazza in luna di miele, dopo aver sposato un uomo molto più grande di lei.

Come la sua voce sognante ci dice fin dai primi istanti della storia, per lei è un sogno che diventa realtà.

Tuttavia noi amanti di cinema sappiamo per esperienza quanto poco ci voglia che un sogno si trasformi di punto in bianco in un incubo senza uscita.

All’inizio la magnificenza della nuova casa e i modi gentili e raffinati di suo marito ammaliano la ragazza che crede di vivere una favola.

Tutto cambia repentinamente quando lui le proibisce di entrare nel suo laboratorio sotterraneo, dove custodisce gelosamente le sue ricerche.

Ma ogni giorno la curiosità diventa più forte e, approfittando della sua assenza per un viaggio di lavoro, un giorno entra nel suo santuario segreto.

Dentro la stanza scopre alcune vasche dove altre Elizabeth, esattamente identiche a lei, giacciono in stato di criostasi attendendo di essere svegliate.

A quel punto lei realizza di non essere la prima che ha recitato quel ruolo e che il suo intero matrimonio non è altro che un orribile farsa.

Quando la scopre, il marito non prende troppo bene il tradimento e la uccide brutalmente, svegliando poi un altro clone come nuova moglie.

In questo ciclo infinito di amore e morte, una delle tante Elizabeth riesce però ad avere la meglio.

A quel punto dovrà riuscire a scoprire cosa sta davvero succedendo e come fuggire da quel tempio maledetto di amore e scienza.

Ti amo da morire una, dieci e cento volte

Elizabeth Harvest è un film che inizialmente credevo uno dei tanti drammi romantici, ma ha saputo piacevolmente sorprendermi.

La base è ovviamente la vecchia fiaba di Barbablu’, dove il marito proibisce alla moglie di andare in una particolare stanza del castello.

Quando lei inevitabilmente ci entra, scopre i cadaveri delle precedenti mogli dell’uomo, tutte vittime della stessa irresistibile curiosità.

Riproponendo la morale in chiave cyberpunk, l’anima e il corpo della moglie muoiono innumerevoli volte in un ciclo sempre più violento e inarrestabile.

Per chi ha paura degli spoiler, vi ho parlato giusto della prima parte del film, il resto lascio scoprirlo a voi.

Il cambio dei ruoli tra i vari personaggi è la parte migliore, dato che non sempre è facile capire chi sia davvero il prigioniero e il carceriere.

Sopra a tutti sottolineiamo la grande performance di Ciarán Hinds, un attore solitamente secondario che qui ha finalmente un ruolo da protagonista.

Un uomo difficile da capire, intelligente e sensibile ma altrettanto spietato e inflessibile verso colei che non vuole lasciare andare via.

Al suo fianco la giovane e bella Abbey Lee è il volto stesso della ingenua e speranzosa innocenza, brutalmente messa a tacere dalla violenza.

Infine tra i due protagonisti abbiamo Carla Gugino, assistente del folle e geniale scienziato che ama e teme in egual misura.

Il suo personaggio sarà l’ago della bilancia, oltre che narrarci i drammatici antefatti nella vicenda attraverso il suo diario.

Sebastian Gutierrez scrive e dirige un film romantico e pauroso dalle forti influenze cyberpunk, misurando la tensione e i colpi di scena lungo la storia.

Una terribile favola moderna con una love story psicopatica in salsa thriller, che funziona reggendo la suspance fino all’ultimo minuto con gran mestiere.

Se come me vivete anima e corpo respirando cinema, vi invito come al solito tutti quanti a visitare il mio sito:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!