Robot che si riproducono: quando l’uomo gioca a fare Dio

E’ ufficiale: i robot hanno imparato a riprodursi. Un progetto all’università del Vermont ha realizzato gli xenobot, organismi ibridi artificiali in grado di autoripararsi, di muoversi e persino di riprodursi.

Cosa succederebbe se, in un ipotetico futuro, i robot cominciassero a pensare autonomamente, ad elaborare emozioni e a decidere a prescindere dalla nostra volontà o comando? E se poi fossero anche in grado di riprodursi? Fantascienza, dite voi. E invece no. non è proprio solo una “cosa da film” ma una ipotesi che si sta realizzando, anzi, che è già realtà.

La scienza non ammette confini e grazie alla scienza sono nate tecnologie che salvano vite ogni giorno. Questa è una verità inconfutabile e l’intelligenza dell’essere umano ha saputo sfruttare l’ambiente e le risorse per creare fin dall’antichità qualsiasi cosa potesse agevolare l’umanità nella sua evoluzione.

Senza voler ricalcare i fasti delle invenzioni umane dalla ruota ad oggi, e senza voler approfondire l’importanza della tecnologia nel campo della medicina e della salute, è innegabile che nel secolo scorso la rivoluzione tecnologica ha profondamente mutato le condizioni e il tenore di vita di tutti noi. Un futuro tecnologico che ormai tocchiamo con mano e che viviamo con consetudine e quotidianità.

La capacità di ridurre le dimensioni dei processori è arrivata ad un punto tale che sfioriamo quelle della cellula. Infatti, oggetti che solo cinquant’anni fa avevano proporzioni considerevoli (basti pensare ai televisori o ai telefoni), oggi li portiamo in un taschino.

I- robot

Tutto è digitale, tutto è microchippato e, soprattutto, quasi tutto è nanotecnologia inserita nei robot.

Un settore fortemente sviluppato e ormai indispensabile per il funzionamento di moltissime apparecchiature e che si basa sull’uso di microchip. Una richiesta impressionante, tale che, negli ultimi due anni, a causa della pandemia, ha letteralmente mandato in crisi diversi settori.

Le richieste sono notevolmente incrementate per diverse ragioni. L’aumento dell’uso del pc degli studenti in DAD, lo smartworking, ed anche l’incentivo all’uso della moneta elettronica e dei pagamenti bancomat con l’opzione del cashback, ha fatto si che il microchip sia il prodotto tra i più commercializzati di questo periodo.

Ma anche se a monte si parla di tecnologia, ognuno di noi ha dei robot in casa. L’aspirapolvere che si muove da solo, il bimby che cucina e sforna, o anche solo il boiler eelttrico oggi è dotato di un software che rileva parametri ambientali per ottimizzarne l’utilizzo. Per non parlare di cellulari e smart TV. Infine le auto.

Tutto dotato di intelligenza artificiale.

E tutto è buono finche si può controllare, ma cosa succederebbe se, in un ipotetico futuro, i robot cominciassero a pensare autonomamente, ad elaborare emozioni e a decidere a prescindere dalla nostra volontà o comando? E se poi fossero anche in grado di riprodursi?

Fantascienza, dite voi. E invece no. E’ ufficiale: i robot hanno imparato a riprodursi.

Si chiamano xenobot e riescono a riprodursi grazie ad un metodo ideato autonomamente.

Xenobot

E’ successo all’Università del Vermont. Un team di ricercatori ha realizzato in laboratorio dell’entità robotiche partendo da cellule staminali di una rana acquatica dell’Africa australe.

Gli organismi ibridi artificiali hanno cominciato a evolversi autonomamente, riuscendo a muoversi, ad autoripararsi ed anche a trasportare piccoli carichi. La cosa straordinaria è che questi organismi ibridi artificiali collaborano fra loro ed esplorano l’ambiente liquido in cui vivono. Grazie al loro hardware riescono inspiegabilmente a codificare le proteine ed è ancora un mistero come siano riusciti a riprodursi. Certo, è una riproduzione anomala e al quanto nuova. E’ una replicazione cinetica, che genera cellule nuove. La loro struttura è stata modificata dai ricercatori e d ha la forma di un a”C”. Queste cellule hanno cominciato a riprodursi in un contesto ibrido nutrendosi di ciò che staintorno, come nel videogioco di Pacman.

Io e Caterina

I ricercatori coinvolti nel progetto sono entusiasti del risultato ottenuto e già ipotizzano un futoro dove questi robot contribuiranno a superare le malattie genetiche, i difetti alla nascita, oppure il cancro e i problemi legati all’invecchiamento. Ma, come è sempre successo, la loro applicazione si estenderà anche a settori al di fuori della medicina e della salute.

Già oggi esistono cellulare in grado di autoripararsi, (leggi qui) ma il processo avviene attraverso un sistema di cristalli liquidi. Pensate, in futuro, quindi non troppo lontano, all’evoluzione dei robot grazie a questa nuova invenzione. Avremo dei robot in grado di autorigenerarsi, riprodursi e, magari, anche in grado di provare sentimenti ed emozioni.

Ma attenzione a giocare a fare Dio, si potrebbe fare la fine di Alberto Sordi in “Io e Caterina“.

Meditate gente, meditate.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”