Quale sarà il clima del futuro? E ‘una domanda che ci facciamo sempre più sovente in questi tempi in cui l’emergenza climatica legata al surriscaldamento globale è all’ odine del giorno.
Carlo Buontempo è direttore del servizio cambiamento climatico dei satelliti europei Copernicus, Copernicus Climate Change Service (C3S). Coordina le attività di vari gruppi di ricerca che lavorano sulla generazione di dati climatici e sulla loro interfaccia con i decisori e i responsabili politici. Ha partecipato al Festival Informatici senza Frontiere che si è appena concluso a Rovereto e, in questa intervista, ci aiuta a dare risposte.


Quale sarà dunque il clima del futuro?
Questa è una domanda cui si può rispondere in molti modi diversi. Non sappiamo, ovviamente, come saranno i dettagli del clima. E questo è forse anche l’aspetto più affascinante. Il clima e la meteorologia sono caotici, per cui alcuni dettagli non li conosciamo. Però, allo stesso tempo, ci sono alcuni punti fermi. Sappiamo che sarà più caldo, che la densità delle precipitazioni sarà più intensa e che molti degli eventi estremi diventeranno più intensi e frequenti. Per fortuna non tutti. Ci saranno importanti sfide che il clima in futuro porterà con sé.
Quando si raggiungerà il valore-soglia stabilito dagli accordi di Parigi, pari a 1,5 gradi in più rispetto ai livelli pre-industriali?
Non lo sappiamo con certezza. Quello che possiamo dire in questo momento con certezza è che sarà nella decade degli anni Trenta. Probabilmente tra il 2032 e il 2040. E’ difficile che avvenga prima, se ci si attiene strettamente alla definizione dell’IPCC ( Intergovernmental Panel on Climate Change). Anche se ci aspettiamo che nei prossimi anni ci saranno momenti in cui la temperatura del nostro pianeta supererà tale soglia.


La temperatura in Europa è aumentata di più che nel resto del mondo. Perchè?
La temperatura in Europa è andata più veloce e questo rende l’Europa stessa più vulnerabile. Il perchè occorre andarlo a cercare in molti aspetti. Dal cambio della superficie terrestre per l’agricoltura al cambio di alcuni sistemi che controllano la variabilità del clima su larga scala. E’ difficile identificare una sola causa. Una che sicuramente può essere importante ha a che fare con la riduzione del manto nevoso e dei ghiacciai. Questo cambia molto il clima locale, ma ha un impatto anche più lontano. Specialmente nella zona europea, costituita prevalentemente da catene montuose e dove la neve e i ghiacciai sono un aspetto importante del clima.
A livello di emissioni l’Europa ha fatto e sta facendo grandi passi avanti
Da una parte l’Europa è fortemente vulnerabile, come dicevamo prima, ai cambiamenti climatici. Dall’altra sta investendo molto. Sia nelle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici, come ad esempio gli obiettivi ambiziosi di abbassamento delle emissioni di gas-serra. Sia nel modo di trattare l’adattamento ai cambiamenti climatici. Dobbiamo raggiungere al più presto il picco delle emissioni per poi andare a decrescere. Ma se anche lo facessimo in modo perfetto, il clima, inevitabilmente, andrà a cambiare nei prossimi anni.
Il livello del mare continuerà a salire, i ghiacciai continueranno a sciogliersi, le temperature continueranno ad aumentare. Dobbiamo essere in grado di gestire questi cambiamenti. Avere programmi come Copernicus che gestiscono e mettono a disposizione liberamente e gratuitamente i dati del clima intorno a noi diventa una risorsa indispensabile per questa transizione.


Come gestire l’emergenza climatica?
Uno degli aspetti più importanti è avere buoni punti di partenza. Dal mio punto di vista uno dei punti più importanti è il dato. Cioè sapere oggi quant’è la concentrazione di gas-serra nell’atmosfera e stimare le emissioni di gas-serra. Avere idea di quanto sia stata intensa l’ultima ondata di calore, quali saranno le previsioni per il prossimo inverno. Avere accesso a questi dati in modo operativo, per poi trasformarlo in informazione diventa una parte importantissima della gestione emergenza climatica.