Il ginestrone, di fama fatata e l’equinozio di primavera

Il ginestrone, giorno di Onn nel calendario arboreo irlandese

No, ginestrone e ginestra non sono la stessa cosa! D’accordo, appartengono entrambe alla famiglia delle Papilionacee, ma sono specie diverse e lo rivela anche il nome latino con cui sono state catalogate. La ginestra è infatti, come abbiamo già visto, Cytisus scoparius L. mentre il ginestrone è tutt’altro, ossia Ulex europaeus L. Per chi s’intende di piante, c’è una bella differenza! Il ginestrone ha, poi, quest’aspetto selvaggio di pianta nordica e atlantica, di pianta di brughiera. Non cresce mai isolato, ma in vere e proprie colonie, simili alle vetuste tribù irlandesi.

pianta di ginestrone su fondo roccioso

E quando il vento s’insinua tra le sue fitte spine, ondeggia come se la terra brulicasse di fremiti infiniti. Per questo, forse, insieme con il fatto che comincia a fiorire a marzo, gli è stato attribuito un ruolo importante, nell’antico calendario arboreo irlandese. È il simbolo dell’equinozio di primavera, del cosiddetto giorno di Onn, che nel gaelico arcaico era il termine che designava appunto il ginestrone. Dall’iniziale di Onn, derivava la vocale O dell’alfabeto irlandese, che era anch’esso costruito sul calendario arboreo. Oggi, in lingua irlandese, questa pianta è tuttavia tradotta come Aiteann e, in inglese, è Gorse.

fiori gialli di ginestrone

Il ginestrone e la moda dei baci

In realtà, il ginestrone, che è un sempreverde, fiorisce tutto l’anno. In primavera e in estate i fiori abbondano, ma pure in inverno se ne possono trovare, quali gemme dorate tra le spine. E questa particolarità ha suggerito agli irlandesi un proverbio romantico: 

When kissing’s out of fashion
Gorse is out of bloom.
Perché i baci non saranno più di moda, se mai il ginestrone non avesse più fiori!
pianta rampicante gialla

Le ceneri d’oro e l’articolo del Mona’s Herald

Anche Plinio ne rimase incantato e, suggestionato dal giallo intenso delle corolle, scrisse che nelle sue ceneri si sarebbero potute trovare tracce d’oro. Eppure non fu mai apprezzato dalle fate e dalle streghe irlandesi, che lo fuggivano per non restare impigliate nelle spine. I contadini dell’Isola di Smeraldo si proteggevano dai loro influssi magici, ponendo rami di ginestrone sopra i camini, affinché nessuna strega scendesse dalla canna fumaria. E se si sospettava di essere stati presi di mira da una fata dispettosa, si andava a dormire sotto una coltre pungente delle sue fronde. Questo avrebbe evitato che la fatina facesse inacidire il latte appena munto o che colpisse con la mano la tazza del tè, rovesciandolo. Tuttavia, in alcune contee dell’Ovest, si sconsigliava d’introdurre il ginestrone in casa, temendo che altrimenti, nell’anno, da quella stessa porta sarebbe uscita una bara.

panorama lacustre con ginestrone

In Cornovaglia, usava invece decorare con esso gli usci d’ingresso, nella prima mattina di maggio. Se ne occupavano i ragazzi del villaggio, in cambio di una tazza di latte e di pane e burro, per colazione. Secondo una tradizione dell’Isola di Man, le streghe locali, meno timorose delle spine di quelle irlandesi, a Calendimaggio si nascondono sotto i cespugli di ginestrone. Il 5 maggio 1837, comparve sul giornale Mona’s Herald addirittura un articolo in proposito. Il giornalista scrisse che la popolazione aveva bruciato nella brughiera una distesa di ginestrone, convinta che le streghe si fossero rifugiate là, dopo il tramonto.

primo piano di fiori gialli

Fiori profumatissimi e baccelli che scoppiano in estate.

Il ginestrone è un arbusto molto resistente, che attecchisce ovunque, in clima atlantico, anche su terreni poveri. È diffuso nelle Isole Britanniche, in Spagna, in Francia, in Belgio, nell’Europa centrale e nella parte meridionale della Scandinavia. In Italia è più raro della ginestra e predilige il versante tirrenico della nostra penisola. Raggiunge un’altezza massima di 2 metri e popola in fitta compagnia interi declivi. Le foglie si sono modificate in rigide spine, per ridurre l’evaporazione dell’acqua, e sono disposte a gruppi di tre. I fiori gialli hanno un profumo assai intenso e la tipica conformazione delle Papilionacee. I semi sono contenuti in baccelli neri e pelosi che, durante i caldi mesi estivi, esplodono all’improvviso in modo rumoroso.

fiori contro un cielo limpidissimo azzurro

Gli scarsi impieghi terapeutici del ginestrone

Fatta eccezione per le ceneri aurifere di Plinio, non troviamo traccia di questa pianta presso gli autori antichi o medioevali. Ricorre invece nella medicina popolare di Francia e Spagna come rimedio per i disturbi epatici. L’unico studioso che, in campo scientifico, lo indica quale diuretico è stato Neutter. E ciò non deve stupire perché si tratta di una specie che, oltre a sostanze pectiche e resine, contiene un alcaloide velenoso, la ulexina. Essa si trova soprattutto nei semi: i contadini che usavano il ginestrone come foraggio per gli animali, lo raccoglievano soltanto prima che comparissero i baccelli. Questo per evitare che pecore e capre s’intossicassero. Con i fiori, più tranquilli, si può preparare un tè, ma con tante buone erbe diuretiche in giro, perché andare a rischiare? Meglio limitarsi ad ammirare l’oro dei boccioli che illumina la brughiera e che ha la fragranza dei baci che si scambiano gli innamorati.

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.