Il mandorlo, fiore d’inverno e d’amore, nell’almanacco medioevale

Il mandorlo, simbolo d’amore nel cuore di febbraio

Il mandorlo, come già il farfaro che vi abbiamo illustrato la scorsa settimana, era inserito tra le piante di febbraio nell’almanacco medioevale. E ciò avveniva per la sua fioritura precoce, perché i fiori candidi sbocciano già nella seconda metà di gennaio, prima che spuntino le foglie. Sono i fiori che, nei Paesi dell’Europa mediterranea, illuminano la festa di san Valentino, che si celebrava come festa degli innamorati già nel XIV secolo. Ne parla infatti il condottiero e poeta savoiardo Othon de Grandson (1340 circa – 1397) sia ne La complainte de saint Valentin sia nella Ballade de saint Valentin. Tra gli innamorati, era dunque tradizione scambiarsi a san Valentino rametti di mandorlo, perché erano gli unici fiori di stagione. Ed erano legati a una storia d’amore tragica, cantata nell’antichità da Callimaco e da Ovidio.

filari di piante di mandorlo in fiore

Nella mitologia greca, Fillide era la figlia di Sitone, re di Tracia, e s’innamorò di Demofoonte, figlio di Teseo e re d’Atene. I due giovani si sposarono, ma a Demofoonte stava un po’ stretta la Tracia e voleva rivedere Atene. Per questo partì e promise alla moglie di tornare al più presto. Purtroppo non fu così, perché si lasciò sedurre dagli agi di Cipro e vi si stabilì per anni. Disperata per la sua assenza, Fillide lo maledisse e s’impiccò. Gli dei ebbero pietà di lei e la trasformarono in un mandorlo.

primo piano in macro di fiori bianchi  erosa su un ramo

Alla fine, Demofoonte tornò pentito ma non trovò più la sua sposa. Quando gli indicarono il mandorlo, lo abbracciò e pianse così a lungo sulla sua corteccia che esso fiorì, sebbene fosse inverno. Affranto per aver fatto soffrire l’amata sposa, egli fuggì via e correndo inciampò sul sentiero sassoso. Per disgrazia, cadde sulla lama della sua stessa spada, che lo trafisse e che ne causò la morte. Di conseguenza, nel linguaggio dei fiori il mandorlo simboleggia la speranza d’amore, che è una speranza fragile, come sono fragili i fiori d’inverno.

primissimo piano dei fiori di mandorlo

Le mandorle, alimento per la Quaresima

Tornando all’almanacco medioevale, il legame tra il mandorlo e il mese di febbraio ci rimanda anche al tempo della Quaresima. I suoi frutti, le mandorle, erano apprezzate in cucina sin dall’epoca romana, tanto che Marco Apicio le utilizzava per farcire la lepre. Nel Medioevo cristiano, le mandorle diventano un’importante fonte di nutrimento nei giorni della Quaresima, quando è richiesto il digiuno e l’astinenza dalle carni. Non solo, da esse si ricavava già il latte vegetale, dal sapore assai gradevole e simile al latte vaccino.

mandorle tostate e sgusciate

In Portogallo e in Irlanda

Risale al Medioevo anche l’usanza portoghese di non far avvicinare le fanciulle ancora vergini ai mandorli in fiore. Nella regione di Algarve, nell’estremo sud, i contadini proibivano alle loro figlie di salire sugli alberi, temendo che la loro verginità li rendesse sterili. In Irlanda, invece, le mandorle venivano importate e utilizzate soprattutto nella preparazione dei dolci.

Ci sono, tuttavia, un paio di usanze curiose che le riguardano. Pestate nel mortaio, si applicavano sulla pelle del viso per schiarire le efelidi. E la sera, al pub, c’era l’abitudine di mangiare 6 mandorle, meglio se amare, prima di cominciare a bere, nella certezza che ciò avrebbe scongiurato la sbronza. Dato che le mandorle amare contengono un tremendo veleno come l’acido cianidrico, si rischiava piuttosto di morire avvelenati!

una ciotola piene di mandorle

Il mandorlo amaro e il mandorlo dolce

Sono due varietà della stessa specie, ossia del Prunus communis Arch catalogato anche come Prunus amygdalus Batsch, appartenente alla famiglia delle Rosacee e al genere Prunus. La varietà più antica, selvatica in natura e originaria dell’Asia Occidentale, è il mandorlo amaro. Nei suoi frutti si trova il cosiddetto acido prussico (acido cianidrico) che è veleno mortale.

Purtroppo lo troviamo pure nella drupa del nocciolo di altre specie Prunus, come l’albicocco o il pesco. Tale drupa non deve pertanto mai essere mangiata. Così, sin dai tempi più antichi, si sono selezionate varietà coltivate di mandorli dai frutti sempre più amabili, senza l’amaro dell’acido prussico. Sino ad arrivare alle mandorle dolci, che consumiamo nella nostra alimentazione e che sono decisamente salutari. Il mandorlo coltivato assume ormai il nome botanico di Prunus dulcis D. A. Webb.

un ramo in fiore che si staglia su una dolce collina

Un breve ritratto botanico

Come habitat, il mandorlo predilige il clima caldo temperato. C’è una lunga tradizione di coltivazione, ad esempio, in Cina. È un piccolo albero che non supera i dieci metri d’altezza che presenta rami assai espansi. I fiori precedono le foglie e sbocciano dalla fine di gennaio a marzo. Sono a cinque petali, numero tipico per tutte le Rosacee, di colore bianco brillante, e non emanano un profumo particolarmente gradevole (anche l’infuso è amaro).

Le foglie sono pendule, picciolate, alterne e oblungo-lanceolate. Presentano la cosiddetta forma “a doccia”, perché sono piegate ad angolo rispetto alla nervatura centrale. I frutti sono drupe dal guscio legnoso (si tratta di un endocarpo ovale e bucherellato) e maturano tra agosto e settembre.

foglie di mandorlo

Un tè preparato con le foglie di mandorlo

Benché siano i frutti straordinari a farci apprezzare il mandorlo dolce, vorremmo spendere qualche parola anche sulle proprietà fitoterapiche delle foglie. L’infuso si prepara ponendone un paio di cucchiai rasi in mezzo litro d’acqua fredda. Si porta a bollore, si spegne e si lascia riposare sotto coperchio per un quarto d’ora. Si filtra e si dolcifica a piacere, ma si può anche bere al naturale lungo la giornata, perché è una tisana buona come il tè. È un efficace calmante per la tosse, è un diuretico e giova nei disturbi epatici.

foglioline

L’olio di mandorle dolci

L’olio viene considerato la vera e propria droga medicinale, per questa pianta. Come principi attivi, contiene oleina, peptone, il fermento emulsina, calcio, fosforo, magnesio, potassio, zolfo e vitamine A e B. Un tempo veniva usato pure per bocca, nelle infiammazioni dell’apparato digerente e nei problemi di stitichezza, soprattutto per i bambini che avevano anche i vermi. L’uso attuale è soprattutto in applicazione esterna, nelle patologie dell’epidermide. Lenisce le dermatosi, soprattutto se pruriginose, le scottature e le screpolature della pelle secca. Previene le smagliature della gravidanza e giova in caso di ragadi al seno, durante l’allattamento. 

olio di mandorle dentro una boccetta trasparente

Mangiare e bere mandorle

Come già anticipato, le mandorle sono un alimento salutare, adatto persino a chi soffre di diabete, perché non contengono zuccheri. Essendo molto nutrienti, sono indicate come ricostituente per bambini, anziani, convalescenti, donne in gravidanza o in allattamento. Sono un alimento equilibrato per le attività sportive, le patologie di origine nervosa, gli stati che comportano demineralizzazione e la stitichezza cronica. Dalle mandorle pestate, si ricava il latte che è consigliato soprattutto a chi svolge intesa attività intellettuale.

farina di mandorle

Scrisse Joseph Roques nel 1837, nel suo Nouveau Traité des plantes Usuelles, una frase a questo proposito illuminante. Secondo lui, il latte di mandorla ha un effetto benefico “sui romanzieri e sui poeti, il cui cervello affaticato dagli sforzi dell’ardente immaginazione cade talvolta in una sorta di delirio, al piombar della notte”. Buon latte di mandorla, dunque, a tutti noi che scriviamo!

mandorle mature sul ramo

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Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.