Immigrazione: quando l’arte diventa provocar(t)e

Immigrazione: anche l’arte esprime il suo pensiero e lo fa con una parola, “Welcome (?)”.

Durante l’estate i social si popolano di foto di vacanze, grigliate, donne e uomini in costume da bagno, facce sorridenti e abbronzature fantastiche; ma cosa succede se tra i vari post di Facebook compare una foto di un bambino nero aggrappato a uno zerbino in mare?

Succede che sgrani gli occhi, senti una stretta allo stomaco, torni indietro, apri la foto e scopri che si tratta di un’installazione artistica e che fortunatamente quel bambino è un bambolotto. Respiro di sollievo…

Ah no, queste cose accadono davvero.

Welcome (?)

Welcome (?) è il titolo dell’opera nata da un’idea dell’artista Federico Clapis e del direttore creativo dell’agenzia pubblicitaria Conversion, Sergio Spaccavento. Questo prodotto artistico è stato realizzato per Mediterranea–Saving Humans, una piattaforma di realtà della società civile che collabora per testimoniare e denunciare cosa sta accadendo nel Mediterraneo centrale dopo che le Ong sono state costrette ad abbandonarlo. L’installazione artistica prevede che l’opera venga in un primo momento lasciata in balia delle acque; sarà poi recuperata e messa all’asta, così da raccogliere fondi per sostenere Mediterranea–Saving Humans.

Welcome…encore…

Welcome ” è quello che c’è scritto sullo zerbino, tradotto in italiano: “Benvenuti”. E’ abbastanza chiaro che oggi non siano proprio benvenute le persone che cercano di attraversare il mare per un futuro migliore. Quindi cosa fare per scuotere le coscienze? Appellarsi all’arte, a un’immagine forte, cruda, caratterizzata da elementi che in realtà, presi nella loro singolarità, ti lasciano sensazioni positive.

Il bambolotto è legato all’infanzia, al gioco, ai bambini.

Lo zerbino invece, spesso accompagnato da frasi accoglienti, riceve gli ospiti. E’ l’ultima cosa che si tocca prima di entrare in una casa, prima di varcare la soglia ed entrare un po’ nell’intimità di un individuo.

Infine il mare, lo stesso mare dove ci scattiamo selfie, che ci dondola mentre prendiamo il sole sul nostro materassino.

Ma cosa rappresenta questa installazione?

L’opera artistica “Welcome (?)”– sottolinea Maso Notarianni, dirigente nazionale di Arci, tra i fondatori di Mediterranea-Saving Humans – raffigura e narra plasticamente storie di immigrazione, storie di chi, scappando dalla guerra in Libia o dalla miseria del suo Paese, si scontra con l’ipocrisia di un mondo che si dice civile mentre fa a pezzi non solo il senso di umanità e di solidarietà ma anche le leggi del mare, i trattati internazionali e la Costituzione.

Immigrazione e arte

Un tema, quello dell’immigrazione, che è ormai sulla bocca di tutti e che per i più mal pensanti potrebbe essere anche strumentalizzato per altri fini, come quello della notorietà.

Vi ricordate Ai Weiwei, l’artista cinese che ha coperto le bifore delle facciate del Palazzo Strozzi a Firenze con ben 22 gommoni? Sempre lui si fece immortalare sdraiato sulla battigia nella stessa posizione in cui fu trovato il piccolo Alan Kurdi, il bambino siriano che perse la vita il 2 settembre 2015.

Le sue installazioni sono sempre state molto criticate, e le domande che ne derivano, opera dopo opera, non cambiano: è un modo di strumentalizzare queste tragedie? Si utilizza in maniera inappropriata la questione dei migranti e delle morti in mare?

Ma l’arte non deve fare questo? Non deve darti qualcosa?

L’arte provoca.

Può restituirti la realtà sotto forma di emozioni positive o negative che siano.

I più fortunati, quelli che riscopriranno umanità dentro loro stessi proveranno qualcosa: disgusto, tristezza, nausea, dolore. Per tutti gli altri resta il “meraviglioso” mondo dell’indifferenza; quella stessa che oggi sta uccidendo.

Alessia Martino
Alessia Martino
Dice di sé: "Una speaker, un’attrice laureata in comunicazione e marketing, figlia del mare, una viaggiatrice pubblicista, un’appassionata di gare di moto innamorata poco segretamente di Valentino Rossi. Le dissero che nella vita sarebbe potuta diventare qualsiasi cosa, così ha scelto di esserne tante, non solo una...”