JJ4: il Tar riconosce l’esistenza di alternative all’abbattimento

«Accogliamo con soddisfazione la decisione del Tar di Trento di sospendere provvisoriamente il provvedimento di abbattimento nei confronti dell’orsa JJ4». Così Enpa, Leidaa e Oipa che hanno presentato congiuntamente ricorso contro i decreti del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.

«Il provvedimento di abbattimento e quindi l’uccisione dell’orsa JJ4 non ha alcun fondamento, dal momento che esistono valide alternative», affermano le tre associazioni. «Noi abbiamo elaborato delle proposte, che svilupperemo ulteriormente nelle prossime settimane, proprio per dimostrare che non c’è alcuna necessità di abbattere JJ4. L’orsa potrà andare a vivere in un posto molto lontano dal Casteller e soprattutto molto diverso. Ci sono dei precedenti molto incoraggianti dove gli animali sono stati trasferiti e stanno bene e vivono in situazioni compatibili con le loro esigenze etologiche».

Enpa, Leidaa e Oipa sottolineano che si è cercato, con la prepotenza, d’imporre un provvedimento di abbattimento che non ha nessun fondamento perché le alternative praticabili ci sono. «Lo abbiamo in parte già dimostrato e nelle prossime settimane lo dimostreremo ancora di più. Resta inspiegabile e assurdo che la Provincia di Trento abbia insistito sull’abbattimento come se fosse l’unica soluzione possibile e che il Ministero dell’Ambiente si sia “chiamato fuori” dalla decisione sulla vita dell’orsa, patrimonio dello Stato», concludono.

Inoltre, JJ4 non sarebbe neanche l’orsa che ha ucciso il runner. Sarebbero proprio gli esami dell’autopsia a scagionare il plantigrado.

L’orsa non sarebbe la responsabile dell’aggressione

La LEAL Lega Antivivisezionista sostiene che le femmine di orso presentano infatti misure inferiori rispetto ai maschi sia come massa corporea sia come misure dentali e la relazione continua ancora aggiungendo altri dettagli: “Come correttamente riferito dal dottor Barbareschi, le ferite riscontrate non sono riconducibili ad una attività predatoria, il corpo, infatti, non presenta segni di consumo. La descrizione delle lesioni non corrisponde nemmeno alle ferite che si riscontrano in caso di attacco finalizzato alla eliminazione dell’avversario“.

Nelle relazioni si legge infatti che: “sono state rilevate lesioni identificabili come da penetrazione di coppia di canini caratterizzate da una distanza tipica dei canini di un orso maschio adulto”.

Questa valutazione dimostrerebbe che l’orsa JJ4 non è responsabile dell’aggressione.

Trasferiamo l’orsa!

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha informato il Ministero dell’Ambiente sulla possibilità di poter trasferire l’orsa JJ4, nel caso non possa essere liberata in natura, in un rifugio in Romania. Si tratta del Liberarty Bear Sanctuary Zărneşti gestito dall’associazione Millions of Friends, lega membro di Oipa International.

«In questi giorni abbiamo avuto dal Santuario le indicazioni sulla procedura d’adottare per l’eventuale trasferimento», spiega la responsabile delle Relazioni internazionali dell’Oipa, Valentina Bagnato. «Si tratta di una procedura minuziosa e attenta alla salute e al benessere dell’animale di cui abbiamo informato il Ministero, una procedura che garantisce la sicurezza nel trasporto, il controllo sanitario e la gestione dell’animale. Naturalmente per la nostra associazione sarebbe preferibile la reimmissione in natura, ma se non sarà possibile questa è una delle soluzioni da valutare. Potremo anche avviare una raccolta fondi per sostenere almeno in parte le spese per l’operazione».

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”