La camomilla, pianta d’uso antichissimo
La camomilla ha accompagnato tutta la storia dell’uomo, perché è tra le piante d’uso più antico. I capolini gialli, dorati come il sole, la resero sacra al dio Osiride presso gli egizi. Fu la beniamina dei medici d’epoca greco-romana. Ippocrate, infatti, la consigliava per attenuare i dolori del parto, Dioscoride come calmante e analgesico e Galeno per scaldare il corpo.


Nelle Isole Britanniche
In Irlanda, è tradizione tenere in tasca qualche capolino di camomilla quando si vende un raccolto o si acquista il terreno su cui costruire la propria abitazione. Questo perché si pensa che la camomilla faciliti la buona riuscita degli affari. Inoltre, nella notte che precede la festa di san Giovanni Battista (24 giugno), se ne appendono ghirlande sulle porte delle fattorie. Ciò dovrebbe preservare la casa dai fulmini durante l’intera stagione estiva.
Quanto a proprietà terapeutiche, gli irlandesi in passato ne bevevano l’infuso, spesso corretto con il whiskey, per combattere la pertosse e per contrastare la consunzione. Con i fiori, confezionavano sacchetti da mettere tra la biancheria, come si fa con la lavanda, per tenere lontane le tarme. Ma sono gli scozzesi ad avere da sempre una fiducia cieca nella camomilla: sono convinti che basti annusarne il profumo per ottenere un effetto rilassante.


Ben lo sapeva sir Francis Drake
Le cronache ci riportano un episodio curioso: siamo a Plymouth, nel luglio del 1588. A sir Francis Drake è stato assegnato il gravoso compito di affrontare con le navi britanniche l’Invincibile Armada di Federico II di Spagna. E sapete a quel punto che cosa ordina ai suoi ufficiali? Di giocare a bocce! Sì, ma come terreno di gara viene scelto proprio un campo di camomilla. Perché Drake sa che, a detta degli scozzesi, basta odorarla per ottenere calma e mente lucida. E la schiacciante vittoria che avrebbe riportato il Regno Unito sulla Spagna evidentemente gli ha dato ragione.


La camomilla: carta d’identità essenziale
La camomilla appartiene alla famiglia botanica delle Composite ed è stata catalogata come Chamomila recutita L. (RAUSCHERT) o Matricaria chamomilla AUCT. Nel termine matricaria è evidente la stessa radice della parola latina mater. Perché dai tempi più antichi le è stata attribuita la virtù di curare i disturbi del ciclo femminile. Si tratta di una pianta aromatica annuale e spontanea, anche se oggi viene spesso coltivata, originaria del bacino del Mediterraneo orientale e ormai diffusa ovunque. Presenta fusti eretti e ramosi, alti sino a una cinquantina di centimetri, che recano foglie bipennate o tripennate, composte da lacinie filiformi. I capolini, che sbocciano da maggio a settembre, sono conici, cavi, e raggruppano flosculi tubolosi gialli. Sono muniti di ligule bianche che tendono a piegarsi verso il basso.


Principi attivi e impiego fitoterapico
La droga medicinale è rappresentata dai notissimi fiori. Si usano essiccati ma perdono velocemente i principi attivi, quindi è meglio consumarli nello stesso anno della raccolta. Essi contengono olio essenziale (che ha tra i componenti camazulene e poliina enoleterica), cumarina, acidi caprilico e monilico, glucosidi e flavonoidi. Ha quindi proprietà toniche, digestive, cicatrizzanti e calmanti.
Giova a chi soffre di emicrania, d’insonnia, d’irritabilità, di disturbi dell’apparato gastrointestinale (coliti, gastriti) e, soprattutto, è un ottimo emmenagogo. Contrasta le mestruazioni dolorose e le vampate di calore della menopausa. L’infuso si prepara versando mezzo litro di acqua bollente su un paio di cucchiai di droga e lasciando riposare per alcuni minuti. Si filtra e si dolcifica a piacere. È comunque una bevanda sconsigliata alle donne in gravidanza perché la sua azione sulla muscolatura uterina potrebbe indurre in rari casi un aborto.


In uso esterno
Un cataplasma di fiori freschi pestati, applicato sulla fronte, lenisce il mal di testa. Il decotto (facendo bollire per qualche minuto i fiori), è indicato per detergere gli occhi arrossati, persino in caso di congiuntivite. Con gli sciacqui si attenua il mal di denti e con i gargarismi il mal di gola. Imbevendone garze, si ottengono buoni risultati contro scottature, dermatosi, impetigine e foruncolosi. In commercio, esistono anche opportune pomate topiche, da spalmare sul’epidermide. Infine, secondo la ricetta delle nostre nonne, lavare i capelli – dopo l’ultimo shampoo – con il decotto di camomilla li schiarisce e ne esalta il biondo naturale.


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