La calendula: scintille d’oro e di luce nelle notti d’estate.

La calendula non è affatto una pianta qualsiasi ma una delle più nobili e celebrate erbe medicinali, stimata da generazioni di medici e di erboristi. Chi ha letto i libri dell’austriaca Maria Treben, conosce le virtù straordinarie che lei le attribuiva.

Tradizioni molto antiche

Eppure, a dispetto di tanta saggezza e serietà terapeutica, essa si porta appresso anche un bagaglio curioso di tradizioni popolari. Sin dal tempo degli antichi greci e romani, era utilizzata per preparare filtri e talismani d’amore.

A Roma, le si attribuiva persino la capacità di sbocciare, con le sue corolle d’oro fulvo, alle calende di ogni mese, qualunque fosse la stagione. Se ciò non fosse avvenuto, era da interpretarsi come un segno di disgrazia. Per questo il suo nome latino, Calendula officinalis L., deriva proprio dal termine calende.

È considerata inoltre una sorta di barometro naturale, perché i suoi capolini si aprono ogni mattina al sorgere del sole. Ma se all’alba restano ancora chiusi, vuol dire che in giornata arriverà la pioggia.

pratp fiorito con in primo piano fiori di calendula gialli e e arancioni

La calendula in Messico

In Messico è una pianta funebre. Sboccia infatti su quelli che furono i campi di battaglia, dove i messicani persero la vita per combattere contro i conquistadores spagnoli. Si tramanda che i fiori conservino nelle piccole macchie rossastre dei petali il sangue dei morti.

L’Irlanda e il linguaggio dei fiori

In Irlanda, come anche nelle altre Nazioni di lingua inglese, è detta marigold. Ma prende anche i soprannomi di summer’s bride (sposa d’estate) e husbandman’s dial (meridiana del marito). È da sempre una pianta legata all’amore: entra nella composizione dei bouquet nuziali e solo nell’Isola di Smeraldo, nel linguaggio dei fiori, assume il significato di costanza affettiva.
 
Altrove, invece, regalare un mazzo di calendule equivale a un messaggio d’amore, in tutte le sue accezioni. Può rappresentare una dichiarazione appassionata, un lamento d’amore ferito, il simbolo di un rapporto che finisce
fiori arancioni in campo con piccoli fiori nontiscordar di me bianchi e viola

… Ma torniamo all’Irlanda.

Il nome gaelico della calendula è ór Muire, che significa “oro della Vergine Maria” e traduce il termine inglese. In quanto fiore dedicato alla Madonna, veniva tenuto in tasca dai cattolici irlandesi, quando erano trascinati in tribunale dagli invasori inglesi. Erano certi che li proteggesse durante i processi.
 
Le contadine la seminavano sulla terra che calpestavano ogni giorno i loro mariti, affinché le loro nozze durassero per sempre. E le fanciulle in età da marito ne versavano i petali nell’acqua del bagno, affinché la loro pelle sembrasse poi più luminosa.

I riti irlandesi della notte di san Luca

In particolare, la calendula entrava nei riti della notte di san Luca (18 ottobre). Le ragazze ponevano una polvere, ottenuta sbriciolando i petali di calendula e le foglie della maggiorana, del timo e dell’assenzio, nell’aceto di sidro mescolato al miele.
 
Si spalmavano addosso quest’intruglio prima di coricarsi, nel recitare i versi seguenti: Saint Luke, Saint Luke, be kind to me, In dreams let me my true love see. Se quella notte avessero sognato un giovane, quello sarebbe stato senz’ombra di dubbio il loro vero amore.

Altre credenze europee

In Galles e nel Devonshire, un tempo si sconsigliava di raccogliere la calendula. Perché, per ogni fiore strappato, ci sarebbe stata una folgore nel cielo. Ma, fra tutte le tradizioni, quella che ci piace di più riguarda le notti d’estate.
 
In molti Paesi europei i nonni raccontavano ai nipoti che in queste notti tiepide e splendenti di stelle i fiori di calendula sprigionino luce. Nel buio, i petali dal colore acceso emanano scintille d’oro che rischiarano il buio.

Breve descrizione botanica della calendula

La calendula appartiene, come famiglia botanica, alla nutrita schiera delle Composite. È una pianta erbacea, che può raggiungere anche il mezzo metro d’altezza. Le foglie, al tatto vischiose, sono larghe e lanceolate, con il margine intero o appena dentato.
 
I fiori, che sbocciano tra giugno e settembre, hanno il caratteristico colore arancione e sono costituiti da grandi capolini, con diametro sino a 7 centimetri. Si tratta di una specie molto aromatica, tanto che André Chevrillon, autore di libri di viaggio, scrisse: “Panneggi d’oro sparsi dalla primavera ondeggiavano nella prateria e l’aroma amaro e puro delle calendule saliva sino a noi, tra gli effluvi soavi dei lupini”.
fiore e stelo

Principi attivi e utilizzo in fitoterapia

Dal punto di vista terapeutico, ha principi attivi eccellenti. La droga, ossia la parte della pianta usata in fitoterapia, è rappresentata dai fiori. Essi contengono piccole quantità di olio essenziale che, tuttavia, ha azione antibiotica. Ci sono poi la calendina, che è una sostanza amara, flavonoidi, acido salicilico, resine, mucillaggini e saponine carotenoidi triterpeniche.
 
La tisana è consigliata per calmare i dolori mestruali e per regolare il ciclo femminile. Si beve anche come depurativo per il fegato, come diuretico (per abbassare la pressione arteriosa) e come antisettico e cicatrizzante, in caso di ulcera.
Ci sono autori, tra cui l’illustre Jean Valnet, che la ritengono un rimedio anticancro. Noi ci teniamo a sottolineare che può giovare, bevendone l’infuso al posto del tè, ma che in nessun caso devono essere sospese le cure mediche in corso. 
 
Si prepara ponendo in acqua fredda un paio di cucchiai rasi di droga. Si porta a bollore e si spegne subito dopo. Si lascia riposare sotto coperchio per un quarto d’ora, si filtra e si dolcifica. È assai opportuno berne più tazze lungo la giornata. In uso esterno, adoperata come pomata, la calendula è efficace nel trattamento delle ulcere (soprattutto alle gambe), di piaghe d’ogni genere, di eczemi, dermatosi, acne. Giova in tutte le irritazioni cutanee, dai geloni, alle scottature, alle punture d’insetti, ai calli e persino alle verruche.

Un ottimo ingrediente per le insalate

La calendula è anche interessante come alimento. In passato, per la sua tinta vivace, era impiegata in cucina come zafferano dei poveri. Ma oggi i suoi fiori d’oro rappresentano la perfetta punta di amaro in insalate ghiotte, belle a vedersi e senz’altro salutari.
 
Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.