La cicoria, guardiana della strada, che ama in eterno chi non ritorna

La cicoria nelle leggende di Germania e Irlanda

La cicoria ha in Germania il curioso soprannome di “guardiana della strada”. È evidentemente dovuto al fatto che i suoi fiori azzurri occhieggiano dai fossi, accompagnando il passo di chi cammina lungo la via. Ma c’è anche una leggenda, che spiega tale definizione. Essa narra di una fanciulla che tutti i giorni aspettava il suo amato a un crocicchio, poco prima del loro villaggio. Uno bacio scambiato in fretta, prima di rincasare, e la promessa di rivedersi il giorno dopo. Una sera, tuttavia, lui non rientrò dal lavoro nei campi. Lei lo attese per ore, invano, restando in piedi e guardando verso l’orizzonte. Esausta, alla fine, cadde a terra. La ritrovarono il mattino dopo, morta accanto a una riva di cicoria in fiore.

Anche in Irlanda, dove il suo nome si traduce in gaelico con An Siocaire, c’è una leggenda analoga. Qui la ragazza aspettava un marinaio. Quando lui ritornava dal viaggio per mare, potevano finalmente riabbracciarsi. Purtroppo la sua nave fece naufragio e nessuno riuscì a sopravvivere alla furia delle onde. La fidanzata, a forza di piangere, tinse con il celeste dei suoi occhi i fiori della cicoria, su cui caddero tutte le sue lacrime.

piccole piantine con sfondo di cost irlandesi

Ancora in Irlanda, nella notte di san Giacomo

Il popolo dell’Isola di Smeraldo, dove la cicoria non abbonda come da noi in Italia, è da sempre convinto che le sue foglie rendano invincibili. C’è però un trucco: perché si attivi questo “superpotere”, esse vanno raccolte solo nella notte del 25 luglio, festa di san Giacomo Maggiore. Occorre farlo con un coltello d’oro e rimanendo in rigoroso silenzio: potrebbe addirittura morire, chi azzardasse una semplice parola! Oltre all’invincibilità, le foglie staccate il 25 luglio pare che riescano pure ad aprire porte chiuse da anni, per la serratura arrugginita. Infine giovano agli emigranti, per essere accolti in modo cordiale nei paesi lontani che li ospiteranno.

La cicoria e le formiche

Non garantiamo affatto che i superpoteri irlandesi della cicoria siano effettivi. Eppure ce n’è uno altrettanto strano che si può verificare appoggiando un fiore di cicoria sopra un formicaio di formiche rosse. L’acido formico da esse prodotto, a contatto con i petali, cambia il loro colore da blu in rosso.

piantine su un campo estivo sotto un cielo azzurro

Catalogazione e descrizione botanica

La cicoria è una pianta perenne, che appartiene alla famiglia delle Composite e che risponde al nome latino di Cichorium intybus L. La radice è un lungo fittone, spesso ramificato, ricco di un lattice amaro. Il fusto ramoso raggiunge il metro e mezzo d’altezza. È scanalato e peloso: ogni gambo è cavo per contenere la linfa lattea. Le foglie basali sono pennate e dentate. Ci sono poi foglioline a forma di freccia, nella parte superiore dei gambi. I fiori, che sbocciano tra luglio e ottobre, sono capolini ligulati di un pallido blu. Hanno la caratteristica di aprirsi solo per cinque ore al giorno che, a seconda della latitudine, sono le ore del mattino. Le foglie, invece, si orientano verso nord, quasi a diventare una bussola naturale. I semi sono piccoli acheni e presentano nella parte superiore una sorta di anello frastagliato.

primo piano del fiore azurro con pistilli turchese intenso

Principi attivi e utilizzo fitoterapico

Già gli antichi stimavano la cicoria quale rimedio molto efficace: la troviamo, ad esempio, inserita nel papiro di Ebers, del 4000 a.C. Per Dioscoride (I secolo) non c’era erba migliore e Galeno, nel II secolo, la definiva “amica del fegato”. In epoca più recente, nel XVII secolo per la precisione, fu il medico francese Guy Patin a lodarne le proprietà. Lo studio moderno dei principi attivi ha confermato le sue virtù. La droga è rappresentata dalla radice e dalle foglie. La radice, in particolare, contiene un’alta percentuale di inulina. Ci sono inoltre la sostanza amara intibina (nel lattice), lactucina, vitamine B, C, K, P, calcio, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio e rame. Troviamo anche amminoacidi, lipidi, protidi e amido. Giova pertanto in diversi tipi di patologie, agendo come depurativo, colagogo e coleretico, diuretico, lassativo, antianemico, tonico, rimineralizzante, febbrifugo ed eupeptico.

primo piano su fondo marrone di fiori azzurri di cicoria

La tisana è consigliata a chi soffre di disturbi del fegato e della pelle, di scarso appetito, di gotta, di stitichezza, di calcolosi, di infezioni urinarie, di anemia e di astenie. Il decotto della radice si prepara ponendone due cucchiai rasi in mezzo litro d’acqua. Si fa bollire per una decina di minuti e si lascia riposare sotto coperchio per un quarto d’ora, prima di filtrare e dolcificare. L’infuso delle foglie si ottiene, invece, versandone due cucchiai rasi sempre in mezzo litro d’acqua. Si spegne non appena raggiunge il bollore e si lascia di nuovo riposare per un quarto d’ora. Sia decotto sia infuso si bevono come se si trattasse di un tè, lungo la giornata oppure a fine pasto. Del resto, la cicoria è da tempo immemorabile una specie prettamente alimentare.

tazza di caffè di cicoria

La cicoria in cucina

Già presso gli antichi romani, le foglie di cicoria erano il contorno preferito con cui accompagnare le carni (pavone compreso) e le uova di tordo. Le varietà coltivate si cominciarono a selezionare a partire dal XVII secolo: assai ghiotte al palato, sono tuttavia più povere di principi attivi. Quanto alla radice tostata, è ancora oggi un ottimo succedaneo del caffè. Uno dei primi estimatori ne fu Federico II di Prussia, che nel XVIII secolo ne promosse la diffusione nel suo regno. Per questo il caffè di cicoria era anche chiamato “caffè di Prussia”. In Francia, assunse al contrario nomi più esotici, quali Café aux Indiens o Café aux Chinois. Essi non rendono merito alla cicoria, che cresce tanto in Asia quanto in Europa. Eppure nella Parigi settecentesca andava di moda tutto ciò che era straniero, prima che scoppiasse la Rivoluzione Francese.

può interessarti leggere anche

La bardana e il segreto della malattia di Enrico III di Valois

La calendula: scintille d’oro e di luce nelle notti d’estate.

Il trifoglio, verde simbolo d’Irlanda nel Saint Patrick’s Day

La fumaria e l’antica leggenda della nebbia mutata in pianta.

L’agrimonia, la favorita di Mitridate, re del Ponto

Il corniolo, duro come il ferro, contro streghe e tempeste

Il geum, l’erba benedetta che sbarra il passo al diavolo

prato con fiori di campo e cicoria
Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.