Il pesce più grande al mondo: news e fake news sul megalodonte

Nuovi studi rivelano nuove verità e sfatano alcuni miti del pesce più grande al mondo: news e fake news sul megalodonte

Il mondo del cinema attinge a piene mani dalle leggende che ruotano attorno all’esistenza dello squalo megalodonte, ma dove si ferma il mito e dove comincia la verità? La verità è che si continuano a trovare resti fossili di megalodonte in mari tropicali e temperati poco profondi e lungo le coste di tutti i continenti, eccetto l’Antartide. Questo significa che era presente ovunque sul nostro pianeta. Questo gigantesco squalo, considerato il più grande predatore marino mai esistito, è estinto da 3.6 milioni di anni, lasciandoci solo con i suoi resti fossili per immaginare la sua grandezza e la sua imponenza.

Di questo enorme esemplare di squalo ritroviamo soprattutto denti di una lunghezza eccezionale che raggiungono i 18 centimetri di lunghezza. Se si pensa che lo squalo bianco ha dei denti che vanno tra i 6 e i 7 centimetri e mezzo (praticamente la metà), il calcolo della proporzione della sua lunghezza è impressionante. Lo squalo megalodonte raggiungeva anche i 18 metri di lunghezza, circa tre volte più lungo del più grande squalo bianco mai trovato.

Tuttavia, recenti scoperte e analisi mettono in discussione le precedenti ricostruzioni e aggiungono un nuovo livello di complessità alle conoscenze che abbiamo di questo leggendario animale, considerato il più grande pesce mai esistito.

Lo squalo megalodonte

Circa 20 milioni di anni fa il più grande pesce esistente al mondo si aggirava tranquillo nei vasti oceani della Terra ed era anche il predatore più temuto.

Il significato del suo nome Otodus megalodon, è appunto “grande dente”. Di questo animale non si è mai ritrovato uno scheletro completo, ma partendo dalla misura dei denti, è stato possibile risalire alle sue dimensioni, alle sue abitudini alimentari e al suo habitat naturale.

Il primo studio risale alla seconda metà dell’800. I primi resti ritrovati, oggi conservati al Royal Belgium Musem of Insitute of Science, riguardano la colonna vertebrale. Avete capito bene. Il megalodonte aveva una colonna vertebrale. Una cosa insolita negli squali che ne possiedono una cartilaginea.

Tale studio è stato fonte di ispirazione e oggetto di approfondimenti nel nostro secolo. Nel 2022, un team di ricercatori ha ricostruito un modello in 3D di quello che poteva essere il corpo di uno squalo megalodonte e ciò che ne è emerso è davvero straordinario.

squalo megalodonte: un enorme dente tra le mani di un uomo. Il dente è talmente grande che è più grosso del palmo della mano e di fianco c'è un misuratore in centimetri
Il pesce più grande al mondo: news e fake news sul megalodonte

2022: la prima ricostruzione in 3D

17 agosto 2022: un articolo pubblicato su Science Advance illustra nei dettagli il lavoro di alcuni paleontologi che dai denti sono risaliti alla ricostruzione in 3D dell’animale. Il rapporto dettagliato evidenzia ogni aspetto fisico ed etologico della sua esistenza, tanto da arrivare a sfatare alcune credenze che fino ad oggi sono alla base di ciò che crediamo di sapere di questo animale.

Per realizzare il modello tridimensionale, la lunghezza del corpo è stata dedotta sulla base di misurazioni dei denti e confronti con il grande squalo bianco esistente.

Per quel che riguarda la massa corporea, gli studiosi si sono basati sui reperti della colonna vertebrale, ritrovati alla metà dell’800 e conservati in Belgio. L’osservazione ha stabilito che alla sua morte, l’esemplare doveva avere circa 46 anni. Difficile stabilire in maniera esatta la massa corporea, ma è stato stimato che per una lunghezza di 16 metri, il peso dovesse essere 48 mila chilogrammi, pari a 48 tonnellate!

E arriviamo alle dimensioni di denti e mascella.

La bocca del megalodonte possedeva 276 denti, lunghi 18 centimetri, seghettati e quindi predisposti per divorare grossi prede, incluse le balene. Per catturare una preda però serve una buona mascella e quella del megalodonte era larga 2,7 per 3,4 metri! Praticamente, le dimensioni della stanza dove probabilmente siete seduti in questo momento.

Gli esseri umani sono stati misurati con una forza del morso di circa 1.317 Newton (N), mentre si prevede che i grandi squali bianchi siano in grado di mordere con una forza di 18.216 N. I ricercatori hanno stimato che il megalodon avesse un morso compreso tra 108.514 e 182.201 N.  

Cooper, Jack , 
Università di Swansea

Non è vero che…

Lo studio del 2022 ha quindi rivelato alcuni “non è vero che”, sfatando così alcune convinzioni.

Non è vero che assomiglia allo squalo bianco.

Le sue dimensioni superano di gran lunga lo squalo bianco e che, molto probabilmente non ha le sue sembianze, come erroneamente abbiamo creduto fino ad oggi. Aveva il corpo a forma di siluro e un naso molto più corto rispetto a quello dello squalo bianco. In buona sostanza, molto più simile allo squalo blu e con una mascella schiacciata, quasi piatta. E come lo squalo blu, possedeva delle pinne pettorali extra lunghe, essenziali per sostenere il peso consistente e le enormi dimensioni.

Non è vero che fosse il più veloce dei suoi simili.

I risultati suggeriscono che non fosse così veloce come si narra. Lo squalo megalodonte, per peso e proporzioni, era forse il più lento degli squali macropredatori. Malgrado ciò, ma resta il pesce più veloce mai esistito rispetto alle altre specie acquatiche.

Non è vero che mangiasse solo prede grandi.

Secondo un complicato calcolo di volume del fegato, di fabbisogno energetico e di calorie assorbite, i paleontologi che hanno partecipato alla ricostruzione tridimensionale hanno stabilito che preferisse cibarsi di prede piccole, anche se era in grado di mangiare pesci molto più grandi. Questo gli permetteva di assumere regolarmente le calorie necessarie al suo fabbisogno quotidiano. Era comunque il predatore dei predatori. Divorare un grosso predatore significava fare rifornimento per mesi, senza dover cacciare di nuovo e questo gli permetteva di attraversare grandi distanze.

Puoi leggere lo studio completo su Science Advances cliccando qui

2023: le nuove scoperte

Recenti scoperte e analisi mettono in discussione le precedenti ricostruzioni di Cooper, dell’Università di Swansea, e aggiungono un nuovo livello di complessità.Nello specifico, si legge nell’articolo pubblicato su Palaeontologia Electronica:”lo scopo di questo articolo è duplice: 1) rivalutare la validità della ricostruzione della forma del corpo più recentemente proposta di O. megalodon; e 2) di fornire una nuova ipotesi sulla forma corporea di O. megalodon sulla base di prove disponibili”.

In buona sostanza e riassumendo, contrariamente alle precedenti ipotesi, si è scoperto che questo squalo preistorico aveva il sangue caldo, simile al suo discendente, lo squalo bianco. Questo cambiamento nella comprensione della fisiologia del megalodonte apre nuovi scenari sulla sua ecologia e comportamento.

Inoltre, sono state identificate alcune analogie con lo squalo elefante, noto per il suo nuotare lento e il consumo di plancton. Nonostante la sua velocità ridotta, lo squalo elefante presenta anch’esso il sangue caldo. Questo contrasta con la precedente concezione che il sangue caldo fosse una caratteristica esclusiva degli squali veloci e agili.

Infine, un’analisi delle squame del megalodonte, suggerisce che questo colosso marino nuotasse lentamente. Questa scoperta potrebbe ridefinire la visione tradizionale del megalodonte come un predatore veloce e aggressivo, come già ipotizzato da Cooper.

Vi invitiamo a leggere l’articolo completo sul sito ufficiale di Palaeontologia Electronica.

Perchè troviamo tanti denti di megalodonte?

Poichè sono la loro arma vincente, non possono rimanere senza. L’attività di predatore li impegna in uno sforzo importante e il risultato della caccia dipende dai loro denti. Per questo gli squali producono continuamente denti. Lo fanno per tutta la loro vita poichè a seconda di ciò che mangiano perdono una serie di denti due volte al mese. Si può dire che regolarmente “piovono denti” sui fondali dei nostri mari e inevitabilmente iniziano il processo di fossilizzazione.

Lo squalo megalodonte riusciva a coprire grandi distanze e si spostava in continuazione. Per questo motivo abbiamo ritrovamenti di denti un pò ovunque nel mondo, tranne che in Antartide. Questo ci dice che prediligeva acque calde e fondali bassi.

E arrivamo all’ultimo mito da sfatare.

LO squalo megalodonte non può esistere nei profondi abissi marini, come ci suggerisce la fantacinematografia, proprio per la sua avversità al freddo. Per questo si stima che si sia estinto molto probabilmente quando il nostro pianeta ha subito un processo di raffreddamento globale, più o meno alla fine del Pliocene, circa 3 milioni di anni fa.

Il Mistero del Megalodonte

Tuttavia, il cammino per svelare completamente i segreti del pesce più grande al mondo è ancora disseminato di incognite. Problemi di misurazione, come nel caso di una colonna vertebrale misurata in modo variabile, aggiungono un livello di sfida nella ricostruzione accurata delle dimensioni e della forma di questo predatore preistorico.

La teoria proposta nello studio suggerisce che il megalodonte potrebbe aver avuto un corpo più lungo e affusolato rispetto alle ricostruzioni basate sullo squalo bianco. Ma anche questa è solo un’ipotesi che richiede conferme attraverso la scoperta di uno scheletro completo del megalodonte, un compito arduo considerando la natura cartilaginea di questo pesce, la cui cartilagine si conserva male nel record fossile.

Alcuni tentativi di dedurre la forma corporea di O. megalodon sono stati effettuati, ma sono tutti speculativi a causa della mancanza di uno scheletro completo

Palaeontologia Electronica

Alla luce delle recenti scoperte, possiamo solo dire che il megalodonte continua a eludere molte delle nostre comprensioni, rivelando nuovi dettagli intriganti sulla sua biologia e comportamento. Solo ulteriori scoperte e ricerche ci permetteranno di svelare completamente il mistero di questo gigante del passato, e forse, un giorno, potremo ammirare il megalodonte in tutta la sua gloria, oltre i confini dei suoi fossili.

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”