Sanremo 2023: i “big” in gara, tra rumors e finti scoop

Cresce l’attesa per il cast di Sanremo 2023 e parallelamente cresce il numero di articoli dedicati ai possibili partecipanti.

Ma lo dico chiaro e tondo fin da subito: chi ne sa di più non sa un cazzo.

Da Cosmopolitan a RDS, passando per Libero e quella che, giustamente o meno, è giudicata la Bibbia Musicale de noantri (non per chi scrive comunque), AllMusicItalia (ecco l’ho detto), è tutto un fiorire di articoli, spesso deliranti, che parlano di “rumors”, “probabili partecipanti”, “esclusi di lusso”, e di tutto quanto serva a riempire uno spazio sul web, giusto per non perdere l’indicizzazione di Google (soprattutto nel caso di riviste online).

Ma, ripeto e ribadisco, chi ne sa di più non sa un cazzo.

I nomi li sa (forse) giusto Amadeus, sicuramente il suo manager Lucio Presta e probabilmente la moglie Giovanna Civitillo. Tutto il resto è fuffa. Proprio su Amadeus, è doveroso fare un piccolo approfondimento.

Amadeus multitasking

Amedeo Umberto Rita Sebastiani rappresenta in questo momento la perfetta figura del tuttologo: quello che in ufficio non sa fare un tubo, crea solo danni, e che, per evitare ulteriori disastri, viene messo ad insegnare ai colleghi. Non vi piace il paragone? Pazienza, me ne farò una ragione, ma voglio rendervi edotti ugualmente.

Il buon Amadeus, preso tra la registrazione di una puntata di “I soliti ignoti”, una riunione di Sanremo Giovani, un casting di Area Sanremo, una “scossa lentissssssima” della sopracitata Giovanna Civitillo (anche lui ha una vita sessuale), quanto tempo pensate che abbia a disposizione per ascoltare, e intendo proprio ascoltare con orecchie, cuore e cervello, le canzoni da portare sul palco del Teatro Ariston?

Senza dimenticare la terza edizione di “Arena Suzuki 60-70-80-90”, già in cantiere; grandissimo show, per carità, dove the king of presentatori dà il meglio di sé stesso, facendo quello che sa fare meglio: il deejay.

Un “collega” è riuscito a scrivere che il presentatore/direttore artistico, in questo periodo, viaggia con i foglietti degli appunti infilati nel taschino della giacca, e che man mano baffa o cancella chi gli piace o meno. Minchia che scoop.

Finirà come negli ultimi tre anni, e come probabilmente sarà anche l’anno prossimo (poi, forse, ci meriteremo un periodo di restaurazione): una serie di nomi presi ad minchiam, meglio se con il nome esotico ed impronunciabile, che però fanno milioni di miliardi di contatti sui social, e che naturalmente hanno alle spalle una major. Che poi i fortunati prescelti, non riescano a riempire un locale da duecento posti, è un altro paio di maniche.

Vorrei rispolverare il mitico hashtag #aridatecepippobaudo, ma non lo faccio.

Ma qui, urge un ulteriore approfondimento.

sanremo 2023 - nel riquadro le case discografiche dei partecipanti a sanremo giovani

Entrata secondaria Major

Definizione che calza a pennello sia per i “big” (o presunti tali), che per i “giovani”.

La definizione non è mia, ma del Maestro (e mio caro amico) Gae Capitano, elegantissimo e finissimo autore, arrangiatore e produttore. Insomma, uno che di musica ne capisce.

Mai come quest’anno salta subito all’occhio come i primi otto “giovani” selezionati, siano tutt’altro che nomi emergenti, o nuove proposte. Sono tutti sotto contratto con una major o una finta “indie”. Ricordo a tutti, anche ai colleghi, che “indie” deriva da “indipendent” e che ormai il termine ha perso qualunque significato.

Per quanto mi riguarda, mi occupo da anni di emergenti e nuove proposte. Ricevo giornalmente decine di mail, dall’agenzia stampa al top di gamma milanese o romana, al cantautore autoprodotto di Casalpusterlengo. Li ascolto tutti. Con orecchie, cuore e cervello.

Degli otto prescelti, non ne ho mai sentito parlare, di uno che sia uno; ma conosco, artisticamente, e in qualche caso anche personalmente, otto tra solisti e band, che avrebbero tutte le carte in regola per salire sul palco di Sanremo 2023. Ma tant’è.

Anche in questo caso vorrei rispolverare l’altrettanto mitico hashtag #stendiamounvelopietoso, ma non lo faccio.

Sanremo 2023, i 32 Big in gara: nomi pazzeschi

Il titolo non è mio, ma di un noto quotidiano, sia cartaceo che online: tra un “parrebbe”, un “rumors” e un “al lavoro”, non dice assolutamente niente di certo. Una serie di nomi sparati a pene di segugio, e nulla più. Come tutti gli altri articoli al riguardo, del resto.

Questo per documentare l’immondizia mediatica, a cui siamo sottoposti, o se preferite le notizie spazzatura che circolano sul web e non solo.

E non solo a livello musicale: dalla pandemia al calcio, passando per la politica, le fake news, la falsa informazione, le notizie appositamente “ammorbidite”, sono all’ordine del giorno. Potrei fare centinaia di esempi, ma ho di meglio da fare.

In certe occasioni, nel leggere certi “articoli” mi vergogno di far parte della categoria.

Ma io non cado nel tranello: non so nulla, non prevedo niente, e quindi non vi anticipo un cazzo.

Aspetto, come tutti, e sottolineo tutti, pubblico e addetti ai lavori, il video comunicato di Amadeus a reti unificate, urbi et orbi, e in mondovisione, durante il TG1, ai primi di dicembre.

Rispolvero per l’occasione l’hashtag #rockmeamadeus, perchè sono sicuro che non mi deluderà. Ne riparliamo a breve.

(Sarebbe divertente poi confrontare poi i “rumors” con i veri “prescelti”, ma ho di meglio da fare).

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.