Sarà visibile fino al 31 dicembre 2023, presso il Museo Archeologico di Bologna, la colossale statua di Sekhmet proveniente dal museo Egizio di Torino. La mostra dal titolo Sekhmet la Potente. Una leonessa in città, è a cura di Daniela Picchi, curatrice della Sezione Egizia di Bologna e membro del comitato scientifico della Rivista del Museo Egizio (RiME),
Sekhmet, ovvero “la Potente”, è la temibile divinità egizia con testa di leonessa e corpo di donna. Simbolo, nello stesso tempo, di potenza devastatrice e dispensatrice di prosperità. Fu raffigurata in varie centinaia di statue per volere del faraone Amenhotep III come abbellimento del recinto del suo “Tempio dei Milioni di Anni” a Tebe.
Sekhmet la leonessa, un rituale per ogni giorno dell’anno
Tesi di alcuni studiosi è che il complesso scultoreo di Amenhotep III fosse composto da due gruppi di 365 statue. Un guppo con Sekhmet in posizione eretta, stante, e l’altro gruppo in posizione seduta, assisa, sul trono. In modo da creare, per ogni giorno dell’anno, una vera e propria “litania di pietra”. Trasformando così le litanie innalzate per placare Sekhmet negli ultimi cinque giorni di ogni anno, i Giorni dei Demoni, in un rituale quotidiano.
La regolarità di questi riti in suo onore avevano lo scopo di placarne l’ira distruttrice trasformandola in una divinità benevola e protettrice degli uomini. Sekhmet la Potente era infatti signora del caos, della guerra e delle epidemie. Era considerata dagli Egizi ’Occhio del Sole, emblema del potere divino che tutto vede. Ma se adeguatamente adorata, era anche in grado di prevenire e guarire pestilenze e malattie. Tanto da avere un sacerdozio: i “puri sacerdoti di Sekhmet”. Religiosi dediti alla cura delle vittime colpite da afflizioni invisibili e apparentemente divine come la peste (definita anche “l’anno di Sekhmet”)
2 metri di altezza per introdurre alle collezione egizia
La statua è esposta nell’atrio monumentale di Palazzo Galvani. Dall’alto dei suoi 2,13 metri Sekhmet accoglie il pubblico e lo introduce alla visita della collezione egizia. La vicinanza della Sekhmet seduta in trono, proveniente dal Museo Egizio di Torino, con un busto del Tempio dei Milioni di Anni, già presente da tempo nel Museo Civico Archeologico di Bologna, sarà occasione di grande confronto e ricerca scientifica.


Foto: Sergio Anelli
Il visitatore, al suo cospetto, potrà rivivere la stessa emozione del sacerdote dell’antico Egitto. Cioè avere la stessa suggestione di quando il religioso entrava nel cortile del Tempio per pronunciare il nome, invocarla nelle sue preghiere per placarla, e propiziare ogni estate la fertile esondazione delle acque del Nilo.
La leggenda della leonessa Sekhmet
Si narra che il demiurgo Ra avesse inviato Sekhmet sulla terra per punire gli uomini in rivolta contro gli dei. La leonessa, inebriata dall’odore del sangue, avrebbe annientato l’intero genere umano se Ra non fosse intervenuto nuovamente. Su suggerimento del dio della saggezza Thot, fece versare in un lago una grande quantità di birra colorata con ocra rossa.
Attratta dal colore e pensando si trattasse di sangue, la dea ne bevve sino ad ubriacarsi. Dimenticandosi così del precedente odio verso gli uomini e trasformandosi in Hathor, il principio femminile creativo, al quale era associato anche l’arrivo della piena del Nilo in Alto Egitto.
La collaborazione tra Torino e Bologna
L’iniziativa espositiva Sekhmet, la Potente. Una leonessa in città viene organizzata dal Museo Civico Archeologico in collaborazione con il Museo Egizio di Torino nel quadro di un intenso dialogo e confronto, volti a promuovere lo studio e la ricerca scientifica sui rispettivi patrimoni collezionistici.
In base a tale accordo scientifico sono stati e saranno intrapresi progetti di ricerca congiunti, oltre allo scambio di informazioni sulle reciproche collezioni e sullo scavo di Saqqara, che il Museo Egizio dirige in partnership con il Museo Nazionale di Antichità di Leiden.

