Skam 4 Italia è la serie tv di cui abbiamo bisogno

Per la Giornata mondiale contro l’omofobia e per le ultime vicende che hanno coinvolto Silvia Romano, Skam 4 Italia è la serie tv di cui avevamo bisogno in questo momento. La quarta stagione di Skam Italia, uscita venerdì 15 maggio su Netflix, è già stata divorata dai fan che la aspettavano con trepidazione. Dieci episodi della durata media di trenta minuti che ben si prestano al binge watching di una sola giornata.

Il motivo, però, per quest’ultimo capitolo non è solo l’attesa da parte di giovani che si immedesimano nelle storie dei protagonisti nonché loro potenziali coetanei. Per il tema trattato Skam 4 è la serie perfetta per qualsiasi fascia d’età, soprattutto in questo momento.

La protagonista Sana

Come le precedenti tre stagioni, anche la quarta approfondisce un personaggio della serie per scavare tra le sue paure ed emozioni: la solitudine e la ricerca di affetto di Eva nella prima, l’accettazione di sé e della propria omosessualità per Martino nella seconda, l’amore travolgente e il revenge porn con Eleonora nella terza. E si arriva a Sana, presentata alla fine della terza stagione nel suo isolamento totale, mentre i suoi amici, quasi tutti felicemente fidanzati, festeggiano l’arrivo dell’estate.

Così il regista Ludovico Bessegato ha creato un ponte narrativo più forte dei precedenti: lo slowmotion fisso su Sana preannuncia che sarà lei la protagonista di Skam 4 e anticipa, in parte, il tema della futura narrazione.

Sana è ironica, ha un forte sense of humour, è spigliata, redarguisce le sue amiche quando lo ritiene necessario (cioè quasi sempre), ma si nasconde dietro a un muro, non parla mai di sé e della sua vita più intima. Lo fa per difendere la sua fede, tanto forte quanto incompresa dagli altri. O almeno è quello che pensa lei.

Il racconto dell’Islam

Il racconto dell’Islam che ci viene regalato da Skam 4 è originale e interessante perché inusuale. Ci saremmo aspettati una ragazza imprigionata nelle regole dettate dalla propria famiglia e desiderosa di poter essere libera come le sue coetanee. Al contrario, la ricerca della libertà crea in Sana un conflitto interiore che parte, però, da lei stessa.

Ed è proprio questo il bello della narrazione, perché ci troviamo davanti a una ragazza fortemente credente, in cui pochi di noi sicuramente si possono immedesimare in quanto al tema religioso, ma in cui siamo certamente in grado di rispecchiarci adattando quel tormento spirituale a qualsiasi altro ostacolo o problema da noi vissuto.

L’introspezione del personaggio

La sua confusione è universale e adattabile a qualsiasi spettatore, com’è vicina alle tre storie precedentemente raccontate. E non sembra nemmeno essere un caso che il discorso chiave di Skam 4 avvenga tra Sana e Martino, protagonista della seconda stagione che lotta contro i pregiudizi dell’omosessualità e l’accettazione di sé. Seppur con problemi diversi, i due ragazzi sono accomunati dal tormento, dall’incomunicabilità con i loro coetanei e dal raggiungimento dell’equilibrio spirituale e interiore tanto desiderato. Un tema che tocca anche il mondo di Sana: Luai, amico di suo fratello Rami, è un ragazzo omosessuale in una famiglia musulmana che per questo lo disconosce. Ma questo non gli impedisce di vivere la sua storia d’amore, anche se in segreto.

“Se noi vogliamo fargli capire le nostre differenze, dobbiamo dare delle risposte intelligenti alle loro domande stupide, perché se no loro altrimenti continuano da soli a darsi delle risposte stupide alle loro domande e così non ci capiremo mai”

Dal dialogo tra Sana e Martino in Skam 4

Personaggi chiave per Sana sono anche Eva, protagonista della prima stagione, ed Eleonora protagonista della terza: la prima le fa capire di doversi avvicinare al ragazzo che le piace, la seconda attenua le sue paranoie anche a distanza.

A rendere Sana più vicina a noi di quanto pensiamo arriva in aiuto proprio il tema dell’amore. Inizialmente si innamora di Malik, un altro amico del fratello, convinta che sia musulmano e che possa, quindi, sposare i suoi principi morali, salvo poi scoprire che il ragazzo ha rinunciato alla fede musulmana e trovarsi davanti a un bivio: andare incontro all’amore pur sapendo che non potrà mai sposarlo o rinunciare a quel sentimento per amore del proprio credo?

Alla fine Sana si convince e inizia a frequentare Malik, ma rispettando comunque i suoi principi: per fare il bagno indossa il burkini, non si mostra davanti agli occhi di lui – tranne quando proprio Malik non rispetta il patto – e attende il tramonto per mangiare, perché è in periodo di Ramadan. Solo così arriviamo a capire cosa significhi avere una fede forte nel 2020. E non c’entra essere musulmana o cattolica.

L’incontro tra mondi diversi

Quando Sana, tornando a casa con Malik, incrocia una processione cristiana e viene salutata come “sorella” da una suora che le cede un lumino, si ha un incontro-scontro di religioni che chiarisce come non sia il credo a condizionare la vita di un praticante. Sana e Malik all’inizio si abbandonano a una risata che quasi giudica quella schiera di persone e poi si confrontano sulla loro personale idea di religione: per lei si può essere una brava persona solo se si crede, per lui il contrario.

Proprio perché la critica, che talvolta culmina nel disprezzo e nel bullismo e di cui anche Sana è stata vittima, scaturisce sempre dalla mancata conoscenza, quel dialogo con Martino si conferma il punto di svolta necessario per capire quanto avessimo bisogno di una serie come questa. Leggera, dal linguaggio immediato e dalla risata facile, facilmente arrivabile a un pubblico molto giovane e per questo altamente educativa, ma ideale anche per un pubblico più anziano. Per intuire il suo messaggio basta ricordare cos’è successo in Italia nell’ultima settimana con il ritorno di Silvia Romano.

Di fronte a un velo e a un sorriso orgoglioso siamo ancora capaci di scandalizzarci. Quindi ben venga Skam 4 e ben venga una Sana che, piangendo, dichiara di essere orgogliosamente credente, anche se fa ancora fatica a trovare il suo posto nel mondo. Quel posto diventerà più facile da raggiungere quando smetteremo di porre muri e barriere e di etichettare le persone diverse da noi.

Giulia Di Leo
Giulia Di Leo
Laureata in Lettere moderne, ha frequentato la scuola di giornalismo all’Università Cattolica di Milano e oggi scrive per La Stampa e Zetatielle. Dice di sé: “ Sono una ragazza di provincia nata col sogno di scrivere, amo la mia città, Casale Monferrato, che mi ha insegnato a vivere di semplicità e bellezza, portandomi, poi, ad apprezzare la metropoli milanese che nella maturità mi ha conquistata. Non riesco a vivere senza musica: nata nel ’95, ho vissuto di riflesso gli anni delle musicassette degli 883. Mi nutro di cantautorato, pop, indie e trap per aprirmi al vecchio e al nuovo. Senza mai averne capito il perché, il giornalismo è sempre stato il sogno della vita, amo scrivere e la mia attitudine è raccontare e raccontarmi, con stile razionale e schietto. Il mio più grande desiderio è fare della mia passione un lavoro, avvicinandomi a tutti i mondi che fanno parte di me”.