Una piccola Lourdes nel cuore di Milano

Il Santuario di Santa Maria alla Fontana a Milano custodisce una fonte miracolosa, una piccola Lourdes tutta italiana.

Questa è una storia come forse ce ne sono tante in giro per l’Italia. Una piccola storia, una di quelle che pochi conoscono, una storia nella Storia.

Quindi, come ogni storia non può che cominciare con “c’era una volta”…

C’era una volta…

C’era una volta, fuori dalle mura cittadine di Milano, una zona disabitata, caratterizzata da boschi e fontanili. Era una depressione naturale del terreno con una fontana sorgiva al centro. Intorno ad essa si ergeva un piccolo sacello mariano, dove i milanesi venivano a pregare e a chiedere grazie.

Siamo nel 1500, in pieno Medioevo e l’Italia è un confuso Paese costituito da piccoli regni e ducati.

In quell’epoca, Re Luigi XII decise di occupare il Ducato di Milano, su consiglio del suo primo ministro, il Cardinale Georges d’Amboise. Fu così che nel 1500 Luigi XII occupò la città, fece prigioniero Ludovico il Moro e mise a reggenza di Milano il nipote del cardinale, Carlo II d’Amboise.

Lo so, tutti questi nomi confondono un po’ le idee, ma concentriamoci sul governatore.

Quelli erano anche gli anni delle grandi carestie e della peste e anche il capoluogo lombardo subì le conseguenze di queste terribili piaghe.

Secondo la tradizione, la storia vuole che anche Carlo II si ammalò, forse solo un malanno, forse contrasse la peste. In ogni caso, il governatore, sentito di quell’antico sacello dedicato a Maria Vergine e della fontana sorgiva fuori Milano, decise di recarsi il loco per pregare. In cambio della guarigione, fece voto alla Madonna di costruire un degno Santuario in suo nome.

Carlo bevve l’acqua dalla fonte, guarì e mantenne la promessa.

Una piccola Lourdes

Quindi, nel 1507, fu posata la prima pietra dell’Oratorio. Carlo II contribuì sicuramente all’erezione del Santuario con una generosa donazione. Infatti, sui capitelli sono ancora oggi raffigurati alcuni stemmi di famiglie francesi della corte del d’Amboise.

Nel cortile fu costruita una vasca di quasi dieci metri, nella quale confluiva l’acqua della sorgente miracolosa, per l’immersione degli ammalati. Come una piccola Lourdes.

La sorgente si trovava nel corpo centrale del Santuario, era raggiungibile da due scale poste ai lati. Con le sue undici bocchette (la dodicesima non c’è perché idealmente rappresenta la fonte divina) era collegata alla vasca centrale da un sistema di tubature.

Dall’epoca la città si è ingrandita e ha raggiunto con il cemento quei boschi e quei fontanili, cancellandoli per sempre dalle mappe geografiche. Il Santuario, all’epoca della sua costruzione era su un terreno di proprietà dei monaci benedettini della chiesa di S. Simpliciano. Nel 1535, quando Milano passa dalla dominazione francese a quella spagnola, viene affidato ai Frati Minimi di San Francesco da Paola. Da quando però i Frati si trasferirono presso Porta Nuova in Milano, il convento perse gradatamente importanza.

Tuttavia, l’unica amarezza è che, con il progresso, le condutture della rete idrica della città si sono allacciate a quella fonte, esaurendola.

Fine della storia di una piccola Lourdes.

Il Santuario di Santa Maria alla Fontana

Oggi il Santuario è una splendida struttura ancora intatta, che si erge nel cuore di Milano, e ad esso si appoggia una bellissima chiesa.

Mi sono imbattuta in questa chiesa in occasione della conferenza stampa sul viaggio che mi porterà a Gerusalemme, per il concerto di Gatto Panceri. E non credo sia da attribuire al caso.

Padre Lucchina, in piedi, parla al pubblico, seduti vicino a lui Gatto Panceri, lele Boccardo e Enzo Toniutto, mentre il parroco spiega la storia di una piccola Lourdes
Padre Maurizio Lucchina, Gatto Panceri, Lele Boccardo e Enzo Toniutto

Il parroco, padre Maurizio Lucchina, mi accoglie con entusiasmo e vedendo il mio stupore comincia a raccontarmi la storia che vi ho appena narrato. E continua illustrandomi tutto il comprensorio.

L’ antica lastra di pietra con le bocchette è stata riportata alla luce ed è ancora al centro del corpo centrale, coperta da una volta ad ombrello di dodici spicchi. Il tutto, ancora intatto come all’origine della costruzione. E’ qui che alzando gli occhi, possiamo ammirare un capolavoro straordinario. Infatti, la volta è insolita per il numero di archi, ognuno contenenti un affresco rappresentate un apostolo.

Il complesso architettonico

Il complesso di Santa Maria alla Fontana si presenta composto da parti diverse: il Santuario, la chiesa e i chiostri.

La chiesa è posta ad un livello superiore al santuario ed è ad esso collegata da una scala. Quindi, i chiostri e i restanti locali parrocchiali.

Il Santuario vero e proprio è composto da due elementi. Una cappella quadrata coperta da una volta ribassata, al cui interno è posta la fonte miracolosa, e da un retrostante vano rettangolare. Queste due aree sono comunicanti tra loro per mezzo di un raffinatissimo doppio arco. L’atmosfera è proprio quella di essere in una piccola Lourdes.

Infine, il piccolo complesso è circondato da un portico che si sviluppa in due chiostri, anch’essi quadrati. Sul lato occidentale si estende un lungo porticato che si affacciava sulla grande vasca. Oggi è solo più un piazzale. La ricostruzione e il ridisegno che l’edificio ha attraversato, permettono di fare ipotesi ben precise su come fosse in origine. Di conseguenza, su chi ne fosse il progettista.

il chiostro di una piccola lourdes di Milano, Santa Maria alla fontana

Lo zampino di Leonardo…

Solo una mente e una mano di primissimo ordine può aver partorito un tale progetto. In fin dei conti, stiamo parlando della prima metà del Cinquecento, quella mano e quella mente possono essere solo del Bramantino o del grande Leonardo.

Ce lo dicono i particolari. Per esempio, l’insolito soffitto a dodici archi, struttura alquanto anomale e originale. La qualità degli affreschi degli apostoli. La genialità della rete idrica. Tutto questo si rifà alle qualità ingegneristiche e all’estro del Da Vinci. Se poi consideriamo che il Genio raggiunge Milano proprio intorno al 1506, e vi resterà per diversi mesi lavorando al servizio del Governatore…

Insomma, spero davvero di aver piantato il seme della curiosità in voi lettori e, se passate da Milano, passate da Piazza S. Maria alla Fontana. Una mezz’oretta in una piccola Lourdes sarà del tempo davvero ben speso.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”