Cinema animale – La lotta e simbiosi tra uomini e bestie

Anche se vivono nello stesso mondo, uomini e bestie non sono mai stati in grado di coesistere in pace e probabilmente mai lo saranno.

Agli albori della razza umana eravamo noi a scappare impauriti davanti a loro, nascondendoci tremanti in qualche caverna, ma con il tempo e la nostra evoluzione le cose sono molto cambiate.

Ora siamo noi che approfittiamo degli animali in ogni modo possibile, per il cibo così come per testare farmaci e prodotti di bellezza, o anche solo per semplice divertimento.

Chi lo sa, forse siamo così crudeli con loro perchè ci ricordano le nostre umili origini animali che a volte vorremmo dimenticare?

Abbiamo fatto del nostro meglio per dominare ogni specie e ogni aspetto dell’ambiente di questo pianeta.

Non esiste angolo sulla faccia della terra dove non ci sia presenza umana, cosi come non ci sono animali che non abbiamo soggiogato alla nostra volontà.

Perciò quando la natura e le bestie possono restituire il favore e sfogare la loro furia su di noi, potete star certi che non si fanno problemi di sorta.

Parlando di cinema, come rappresentiamo di solito questa lotta tra uomini e bestie nei film?

Gli esempi al riguardo di certo non mancano, da Lo Squalo di Steven Spielberg fino al cane rabbioso Cujo di Stephen King, solo per citarne alcuni tra i più famosi.

Oggi abbiamo tre film di grido degli anni 80 e 90, che non so quanti tra i cinefili delle nuove generazioni conoscano ancora.

Perciò inoltriamoci nella giungla e mi raccomando, state pronti alla lotta, perchè chi perde diventa senz’altro il piatto del giorno.

Ladyhawke (1985)

Ladyhawke 1985 film uomini e bestie

Siccome spesso mi piace fare il bastian contriario, iniziamo con un fantasy romantico che sembra non avere niente a che fare con quanto detto finora.

Ma non temete, la lotta tra uomini e bestie non manca affatto e anzi è il tema centrale di tutta la storia.

Infatti, i protagonisti sono due innamorati in fuga da un potente e malvagio vescovo, geloso della bellissima ragazza.

Non contento di farli vivere lontano dalle loro case, il folle ricorre alla stregoneria per imporre su di loro una crudele maledizione.

Di giorno la ragazza si tramuta in un falco, mentre la notte ritorna umana proprio quando il suo amato diventa un gigantesco e feroce lupo.

Pur essendo sempre insieme, quindi, inon possono mai veramente vedersi e così sarà fino alla fine dei loro giorni.

L’uomo quindi trama vendetta contro il vescovo che li costringe a quella vita, che una volta lui serviva come capo delle sue guardie.

Il castello dove dimora il suo nemico, però, è una fortezza inespugnabile presidiata dal suo numeroso esercito di fanatici.

Nonostante ciò, un giorno un ladruncolo riesce a evadere dalle segrete dove era incatenato, incappando poi nei due amanti maledetti.

Tutti assieme pianificano perciò di intrufolarsi di nascosto nel castello, per cogliere di sorpresa il vescovo e ucciderlo.

Ma forse esiste un modo per spezzare la maledizione, anche se l’uomo ormai acceccato dall’odio desidera soltanto la sua vendetta.

Amore fantasy anni 80

Ladyhawke è uno dei tanti cult di uno dei miei registi preferiti, Richard Donner, sapiente artigiano di quel cinema di intrattenimento che oggi non esiste quasi più.

Durante quegli anni la sua regia ci regalava grandi perle come I Goonies, Omen – Il presagio o la saga action di Arma letale.

Comunque verso questo film ho un affetto particolare, in primo luogo per orgoglio nazionale visto che le locations sono quasi interamente italiane.

Come detto, la lotta tra uomini e bestie resta il tema centrale della storia, visto che i due amanti/animali hanno contro praticamente tutto il mondo.

A interpretare questi innamorati senza tempo abbiamo due star titaniche del calibro di Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer.

Difficilmente possiamo dimenticare due attori del genere, all’epoca ancora giovani, bellissimi e all’esordio della loro spettacolare carriera.

Ad aiutarli c’è poi il piccolo irresistibile mascalzone Matthew Broderick, artista del furto e della fuga dalla parlantina inarrestabile.

Questo ladruncolo finisce nei guai continuamente, chiedendo ogni volta a Dio di aiutarlo, per poi disattendere puntualmente ogni buon proposito e tornare a rubare di nuovo.

Infine abbiamo il tremendo John Wood, attore che pochi anni prima conoscevamo come il saggio e pacifista programmatore in WarGames.

In questo caso invece è un vecchio folle per la gelosia verso una ragazza che non può avere, lasciando così che il suo perverso amore diventi un odio incontrollabile.

Difficile dire quindi chi sia realmente la bestia tra lui e i due sfortunati amanti, così come tutti gli uomini armati fino ai denti che non danno loro tregua.

Ladyhawke è un cult assolutamente imperdibile, pieno di azione, umorismo e romanticismo come pochi film di oggi riescono ad essere.

Spiriti nelle tenebre (1996)

Spiriti nelle tenebre 1996 film uomini e bestie

Il secondo film tratta invece una storia molto diversa, ispirandosi incredibilmente a un episodio realmente accaduto in Kenya verso la fine del 1800.

Tutto comincia durante la costruzione di un ponte per una ferrovia che dovrebbe essere una tratta importante nella linea che attraversa il continente africano.

I lavori procedono nei tempi grazie alla abile manovalanza locale, sotto gli ordini di un ingegnere inviato dal governo inglese.

Ma un giorno nel cantiere inizia a scorrere sangue, quando due feroci leoni aggrediscono e sbranano alcuni poveri operai.

Essendo un soldato in congendo ma ancora un ottimo tiratore, l’ingegnere decide di occuparsi personalmente di queste bestie omicide prima che divorino altri uomini.

Tuttavia il suo tentativo finisce in tragedia quando i leoni, più furbi di quanto lui pensasse, eludono la sua trappola e fuggono nella foresta.

A quel punto il governo decide di fare intervenire un noto avventuriero americano, leggendario per essere infallibile assieme ai suoi compagni tribali africani.

I suoi cacciatori iniziano quindi a setacciare la zona, sperando di seguire le tracce fino al nascondiglio dei leoni.

Quando finalmente lo trovano, restano esterefatti nello scoprire i resti delle centinaia di vittime che evidentemente uccidono da anni.

Senza avere scelta, tutti si preparano alla battaglia contro questi predatori che hanno un gusto per la caccia sinistramente simile a quello umano.

Le bestie possono essere crudeli quanto gli uomini?

Nonostante l’argomento scelto per oggi, devo ammettere di non avere mai avuto una gran passione per la caccia o per le armi.

Tuttavia Spiriti nelle tenebre è un film che mi ha sempre affascinato moltissimo, forse anche oltre i suoi meriti effettivi.

La regia ha il solito stile spettacolare all’americana, affidata ad un solido regista del genere come Stephen Hopkins.

Inoltre le magnifiche locations africane lavorano creano da sole l’atmosfera di un mondo lontano dalla civilizzazione occidentale.

Un mondo dove ogni ombra può nascondere un pericolo e dove gli uomini non hanno ancora completamente sottomesso le bestie al loro volere.

Forse è un pò troppo ingenua la narrazione dei buoni colonizzatori inglesi e i poveri lavoratori africani, potendo essere più approfondita nelle sue molte ostilità sociali.

Comunque non si può negare che il lato avventuroso di questa piccola epopea funzioni alla perfezione, grazie alla regia di buona suspance e gli ottimi protagonisti.

Nel ruolo dei due cacciatori abbiamo infatti la grande coppia di attori Val Kilmer e Michael Douglas.

Il primo è un rigido soldato ligio al regolamento, ma a suo modo anche romantico, sognatore e volenteroso di costruire qualcosa in quell’angolo di mondo ancora immacolato.

Invece il secondo è un cacciatore di fama arrogante e spaccone, ma anche con tanta esperienza e che capisce subito che le sue prede sono più che semplici leoni.

Riassumendo abbiamo la somma di quello che è il sogno bagnato di ogni cacciatore, ovvero una sfida impossibile contro un nemico quasi sovrannaturale.

Per gli amanti del cinema, invece, sono quasi due ore ad alta tensione dove gli uomini per una volta sono la preda favorita delle bestie.

L’urlo dell’odio (1997)

L'urlo dell'odio 1997 film uomini e bestie

Infine concludiamo con un film dove la lotta non avviene soltanto contro le bestie, ma anche tra gli uomini stessi.

Il protagonista è un anziano miliardario che per festeggiare il suo compleanno vola fino in Alaska, per una vacanza molto speciale.

Assieme a lui c’è la affascinante moglie, una famosa modella, che approfitta della situazione per un servizio fotografico.

Una volta sul posto, l’uomo decide di recarsi da un vecchio amico che non vede da molti anni, assieme al fotografo dell’agenzia e il suo assistente.

Il viaggio richiede un breve tragitto in aeroplano, ma per uno stupido incidente il gruppo si schianta nel mezzo delle foreste coperte di neve.

Tragicamente il pilota muore subito dopo schianto, mentre gli altri uomini cercano di orientarsi nella desolazione di quella natura selvaggia.

Prima ancora che possano organizzare un rifugio e cercare dei soccorsi, un orso sbuca dal bosco e mangia vivo l’assistente che era già gravemente ferito.

Purtroppo per loro, ora che la bestia ha assaggiato il sangue umano vorrebbe completare il pasto con gli altri superstiti, così devono fuggire di gran carriera.

Sempre più provati dalla fatica, la fame e il freddo; sono costretti alla fine a fermarsi e tentare di combattere il gigantesco animale assassino.

Tuttavia tra loro esiste un conflitto non detto, visto che il fotografo ha una relazione con la moglie del miliardario.

Lontani dalla civiltà in quel luogo dimenticato da dio, i due uomini combatteranno tra loro come bestie ancora peggiori dell’orso.

La sopravvivenza dell’uomo moderno nella natura selvaggia

Pur amando molto i film degli esordi di Lee Tamahori, come il magnifico Once Were Warriors, il suo declino durante gli anni di Hollywood è innegabile.

La patina dorata dei blockbuster ha digerito e poi regurgitato il regista neozelandese, lasciando di lui solo un’ombra di cos’era prima.

Tuttavia L’urlo dell’odio ha qualcosa della forza originale delle sue prime opere, pur essendo lontano dal fascino culturale delle sue origini.

Sinteticamente, possiamo riassumere il fascino di questa storia in due elementi fondamentali.

Il primo è la sceneggiatura intrigante e ben dosata di David Mamet, un veterano che semplicemente non sbaglia mai un colpo.

Il secondo è la sontuosa interpretazione di Anthony Hopkins, attore di razza su cui si può sempre fare affidamento.

Questo personaggio è molto umile e silenzioso, nonostante sia un miliardario circondato di persone che vorrebbero sfruttarne la ricchezza.

Nel mezzo dei boschi dell’Alaska però l’uomo torna alla sua essenza primordiale, dimostrando un istinto di sopravvivenza ben più affilato degli altri sopravvissuti.

Infine, come suo amico/rivale sottolineamo anche la prova del solido Alec Baldwin, lo sbruffone di città dal sorriso accattivante e la battuta sempre pronta.

Il contrasto caratteriale tra questi personaggi diventa una vera e propria lotta all’ultimo sangue tra due uomini innamorati della stessa donna.

Insomma, uomini e bestie si confondono in questo ultimo film dove forse l’orso è il predatore meno orribile, in quanto guidato dall’istinto e non da meschine rivalse personali.

E voi da che parte state in questa lotta? Rifletteteci prima di rispondere, nel frattempo vi aspetto sul mio sito personale dove si parla quotidianamente di film di ogni tipo:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!