I grandi classici del cinema – Quando un film vecchio diventa vecchio?

Parlando dei vecchi cult della storia del cinema, è difficile stabilire quale sia la linea che fa diventare un film un grande classico.

Per qualcuno tutto ciò che è in bianco e nero è da considerare come da esposizione per i musei, qualcosa che ormai ha superato la data di scadenza.

Ovviamente per quanto riguarda gli effetti speciali può anche essere vero, in quanto anche solo i film degli anni 80 e 90 non possono competere con la moderna computer grafica.

Ma per quanto riguarda il resto, cioè la regia, la trama e la recitazione? Non dovrebbero essere queste le cose di primaria importanza?

Forse è questo che spiega il grande successo del filone supereroistico moderno, spesso più vicino a costosi spettacoli pirotecnici di fuochi di artificio che a veri film.

Ma se usassimo dei parametri più specifici e logici, quand’è che un film può davvero essere considerato vecchio?

Il concetto del tempo varia ovviamente in base alla nostra età e quando è cominciata la nostra esperienza cinematografica.

Personalmente direi che possiamo iniziare a parlare di classici quando un film è vecchio di almeno 30 anni.

Perciò oggi parliamo di otto film, uno per decade dagli anni 90 fino al 1920, tutti di importanza fondamentale per almeno tre generazioni.

Probabilmente, anche se non li avete visti, credo che ne avrete almeno sentito parlare, essendo tutte opere estremamente famose.

Nell’improbabile caso contrario, invece, sono più che felice di essere il primo a presentarveli.

1994 – Pulp Fiction

pulp fiction 1994

Iniziamo con un classico film buono per tutti che consacrò il talento di Quentin Tarantino, dopo il già folgorante esordio con Le Iene.

Il film inquadra diverse storie che si incrociano nella lontana Los Angeles degli anni 90.

Drogati, spacciatori, violentatori omosessuali e rapinatori di fast food sono solo alcuni dei personaggi di questo ecosistema criminale.

Un boss organizza un incontro truccato con un pugile, mentre la sua donna esce per un appuntamento con uno dei suoi scagnozzi.

Lo stesso scagnozzo, assieme a un collega, deve poi recuperare una preziosa valigetta, ritrovandosi improvvisamente con un cadavere tra le mani da fare sparire.

Infine il pugile di cui sopra cerca di fregare il boss, vincendo l’incontro per intascare le scommesse che lo davano sfavorito e dovendo poi darsi alla fuga in tutta fretta.

La genialità di Tarantino sta nel riprendere situazioni già viste altre volte, plasmandole in qualcosa di totalmente nuovo e diverso.

Rimescolando i tempi di queste trame sfillacciate, il regista crea quello che ad oggi e’ il suo film più puro e completo.

Pulp Fiction scosse le fondamenta del genere e lo stile, diventando copiatissimo e incassando oltre 200 milioni in giro per il mondo.

Considerando i neanche 10 milioni di budget, proiettò il vecchio videotecaro di Los Angeles sulla rotta del successo verso Hollywood.

Impossibile nominare le infinite citazioni e situazioni, dai classici del western e noir americani al cinema del lontano oriente.

C’è spazio per quel cinema italiano che Tarantino venera dagli horror di Mario Bava alle più sottili influenze di Federico Fellini.

Pulp Fiction inoltre riportò in vita John Travolta, oltre che dare nuova linfa alle carriere di Uma Thurman, Samuel L. Jackson a Bruce Willis.

Insomma, un capolavoro che è già vecchio per le nuove generazioni, restando ancora cosi nuovo come fosse uscito ieri.

1984 – C’era una volta in America

Once upon a Time in America 1984

Passiamo ora a un vecchio film che mi riempe di gioia e orgoglio, in quanto uno dei classici della cinematografia italiana.

Da un lato però mi rende triste, in quanto questa fu l’ultima opera di Sergio Leone, tristemente morto appena a 60 anni.

La trama riguarda un vecchio criminale, ormai fuori dal giro da anni, che torna nella New York dove era cresciuto da ragazzo.

Assieme ai suoi amici aveva una banda di piccoli furfanti, per sopravvivere nell’estrema povertà e violenza di quei tempi.

Sgominando i loro nemici e favorendo politici e rappresentanti sindacali, erano poi diventati i gangsters più pericolosi della città.

Ma con il potere e i soldi arrivano anche i problemi e le prime grande divisioni interne alla loro amicizia.

Quando poi uno di loro si intestardisce a voler compiere una rapina impossibile, il loro destino è ormai segnato.

Passati i sessantanni quest’uomo è l’unico sopravvissuto tra i suoi compari, quando un misterioso messaggio lo invita a tornare.

Anche non sapendo chi è il mittente, non può ignorare la proposta: uccidere un importante politico per un milione di dollari.

Questa produzione affrontò numerosi problemi, tra i quali la distribuzione americana che voleva rimontare e tagliare quasi un’ora di questo film.

Ma la tenacia di Sergio Leone alla fine vinse contro tutto, portando nei cinema questo capolavoro esattamente come l’aveva pensato.

Una grande epopea di nostalgia e rimpianto, ma anche piena di gioia infantile nell’America che cambiava dagli anni 30 fino alla fine del 70.

C’era una volta in America rappresenta l’addio di un autore che conquistò i cuori di tutti i cinefili del mondo, soltanto con una manciata di film, ma tutti indimenticabili.

1977 – Guerre Stellari

star wars 1977 vecchi film classici

Questo vecchio classico non ha bisogno di presentazioni, in quanto è semplicemente il film di fantascienza più amato di tutti i tempi.

La storia la conosciamo tutti: dopo la morte dei suoi genitori adottivi, il giovane Luke Skywalker inizia un lungo e doloroso percorso per diventare un cavaliere Jedi.

Ad accompagnarlo c’è il suo maestro Obi-Wan, due bisbetici mercenari, una agguerrita principessa e un paio di simpatici robottini.

Il viaggio lo porterà da un capo all’altro dell’universo, cercando di consegnare ai ribelli i piani segreti dell’arma più micidiale dell’odiato Impero Galattico.

Un arma che è grande quanto un intero pianeta e che il nostro eroe distruggerà con le sue mani nell’ultima sensazionale battaglia della resistenza.

Personalmente non ritengo Guerre Stellari il miglior film degli anni 70, considerando altri capolavori come Arancia Meccanica, Apocalypse Now o Lo Squalo.

Ma è fuori da ogni dubbio che esso sia quello che più ha influenzato, nel bene e nel male, le produzioni di fantascienza negli anni a seguire.

Forse le ultime generazioni conoscono meglio la nuova trilogia, cominciando dal deludente Episodio I del 1999.

Una nuova saga per cui George Lucas impiegò un alto budget e che secondo me proprio per questo perdeva il vecchio fascino da B-Movie che aveva questo grande classico.

Guerre Stellari univa splendidamente fantascienza e fantasy in un calderone spettacolare che gettò le basi per una delle saghe più redditizie di sempre.

Pochi anni dopo sarebbero arrivati anche gli innumerevoli Star Trek, cominciando dal capolavoro di Robert Wise del 1979.

Due modi differenti di viaggiare per l’universo, arrivando lì dove nessuno era mai giunto prima con un mix unico di avventura e azione.

Ma vedendo dove sono precipitati ora, è proprio il caso di dire che siamo davvero caduti dalle stelle alle stalle.

1963 – Anatomia di un rapimento

High and Low 1963 vecchi film classici

Per gli anni 60 ci spostiamo invece dall’altra parte del mondo ammirando un opera di Akira Kurosawa, uno dei più influenti registi di tutto il mondo.

La storia parla del rapimento del figlio di un ricco imprenditore giapponese, proprio nel momento più importante della sua carriera.

Ovviamente i rapitori chiedono una somma spropositata per il suo rilascio, conoscendo bene la sua disponibilità finanziaria.

Ma a sorpresa scopriamo poi che hanno commesso un fondamentale errore: non hanno affatto rapito il figlio dell’imprenditore, ma quello del suo autista.

Essendo un pover’uomo, costui non può certamente pagare il riscatto e chiede al suo padrone di mostrare pietà aiutandolo.

Lo scambio tra i soldi e l’ostaggio riesce e i criminali sfuggono alla polizia, rifugiandosi nei quartieri poveri di Yokohama.

A quel punto iniziano le indagini per cercare di scovarli, mentre la scalata al successo dell’imprenditore sembra ormai irrimediabilmente rovinata.

Kurosawa scolpisce un poliziesco spietato che mette faccia a faccia la ricca vita dei borghesi contro il duro mondo dei proletari delle baracche.

Il ritmo vola senza respiro per tutto il segmento iniziale, con una suspance onnipresente nelle lunghe ed estenuanti trattative tra la polizia e i rapitori.

La seconda parte si sposta dalla ricca casa dell’imprenditore nelle strade povere della immensa baraccopoli della seconda più grande città giapponese.

Semplicemente indimenticabile la chiusa finale con le parole del rapitore, simile a un chiodo che si conficca in una bara calando il sipario sulla storia.

Immense come al solito è l’interpretazione di Toshirô Mifune, attore fedele il cui successo seguirà di pari passo quello del regista.

Un grande vecchio classico da collezione, che rivoluziona tutti i clichè dei film di questo genere con uno stile pulito e sporco allo stesso tempo.

1957 – Orizzonti di gloria

Paths of Glory 1957 vecchi film classici

Dal lontano Giappone atterriamo nel mezzo delle trincee tedesche e francesi della Prima Guerra Mondiale.

Orizzonti di gloria racconta un piccolo episodio di quell’enorme e orrendo conflitto, riassumendo al meglio la stupida e ottusa burocrazia dell’Esercito.

La storia inizia con diversi battaglioni francesi che stanno assediando un castello tedesco, senza però riuscire a violare la fortificazione.

Il generale alla guida è comunque sicuro della vittoria e vuole tentare un grande assalto con tutte le forze a sua disposizione.

La prima ondata viene brutalmente decimata dal nemico, cosi gli uomini nelle seconde linee rifiutano di continuare.

In un impeto d’ira il generale comanda l’artiglieria di bombardare i suoi stessi uomini, ma l’ordine fortunatamente non viene eseguito.

Per giustificare il clamoroso fallimento decide allora di giustiziare tre soldati a caso, facendone un esempio per tutti gli altri.

Kirk Douglas, in un magistrale interpretazione di orgoglio e dignità, interpreta il colonnello che si occuperà della loro difesa durante il rapido processo farsa prima dell’esecuzione.

La guerra dove vivono questi personaggi è l’orrore della quotidiana sopravvivenza, contro la stupidità dei propri superiori ancora prima che per il fuoco nemico.

Una disperazione che viene ampliata dall’elegante e innovativo uso della macchina da presa e la perfetta ricostruzione storica fin nei più minimi dettagli.

Orizzonti di gloria fu la conferma del immenso talento di Stanley Kubrick, che la critica già teneva d’occhio dal suo precedente Rapina a mano armata.

La coppia Kubrick/Douglas tornerà poi pochi anni dopo in forma smagliante con l’eccezionale successo di pubblico dell’ormai mitico Spartacus.

Un altro classico vecchio film dove, ancora, il potere schiaccia l’umile e il povero in una lotta sociale persa in partenza, ma sempre degna d’essere combattuta.

1946 – Notorious – L’amante perduta

Notorious 1946 vecchi film classici

Tornando indietro a 1946, arriviamo a un classico vecchio film di spionaggio post Seconda Guerra Mondiale.

Adolf Hitler fortunatamente è morto, ma purtroppo molti dei suoi uomini erano ancora vivi e vegeti, organizzando complotti in giro per il mondo.

Convinti che in Sud America si nasconda una pericolosa cellula nazista, il governo americano invia un agente per indagare.

Assieme a lui c’è la giovane figlia di un noto ufficiale tedesco, da poco condannato con l’accusa di spionaggio.

Sfruttando il fascino su un suo spasimante che potrebbe fare parte del complotto, la ragazza si infiltra tra i suoi complici e amici.

Ma scoprirà presto di essere finita in una trappola mortale, dalla quale solo il temerario agente americano potrà tirarla fuori.

L’elegante Cary Grant e la splendida Ingrid Bergman sono una coppia di spie al servizio di una trama e una regia impeccabile.

Altrettanto memorabile è Claude Rains, cattivo di eccezione che completa un perverso triangolo amoroso di omicidio e vendetta di rara intensità drammatica.

Come suo solito, Alfred Hitchcock rimescola i generi parlandoci di una guerra mai vinta veramente, visto che il nemico è ancora in giro a seminare il suo veleno.

Il thriller scivola quindi nel romanticismo dei i sofferenti protagonisti e il loro desiderio di mollare quel mondo di bugie e tradimenti.

Magnifica tutta la parte conclusiva, diventando un thriller quasi horror con la bella intrappolata nella casa del mostro e la sua orrenda e pericolosa madre.

Il grande maestro della suspance porta al massimo la tensione fino al meccanismo che chiude l’intreccio col cavalleresco salvataggio dell’eroina.

Notorius è uno dei melodrammi classici più amati di sempre, all’interno di vecchio film di spionaggio dagli ingranaggi oleati alla perfezione.

1939 – Ombre Rosse

Stagecoach 1939 vecchi film classici

Pur non essendo il migllior film western in assoluto della storia del cinema, considero questo vecchio classico una fondamentale pietra miliare del genere.

La storia è quella di un lungo viaggio pieno di ostacoli dall’Arizona al Nuovo Messico, nel mezzo di una guerra tra la cavalleria americana e gli Apaches.

Un gruppo di sconosciuti si imbarca su questa diligenza per cambiare vita, ognuno coi suoi demoni personali da lottare.

La splendida Claire Trevor è una prostituta che deve cambiare città per colpa di un gruppo di donne astiose e bigotte.

Una di loro, Louise Platt, sarà accanto a lei per tutto il viaggio, incinta di un figlio che il marito al fronte aspetta di veder nascere.

Il film è una grande svolta per John Wayne, nonostante all’epoca la sua filmografia fosse già notevolmente numerosa.

Ma a colpire l’immaginario collettivo fu questo ruolo di anti-eroe e pistolero rinnegato in cerca di vendetta per suo fratello.

George Bancroft è invece lo sceriffo alle che cerca tenerlo a bada, trovandosi a combattere al suo fianco per difendere la diligenza.

L’immenso talento di John Ford crea un ritmo fortissimo che, seppur diversamente, sarà la base dei futuri film di lotta e inseguimento alla Mad Max.

Il regista svolge un gran lavoro sul cast, amalgamando un gruppo persone diviso idealmente ma costretti a fare fronte unito per salvare la pelle.

Lo stereotipo degli indiani cattivissimi di Geronimo è un pò stonato, ma dopotutto ricordiamoci che parliamo delgi anni 30.

Riguardo la figura storica del capotribù Apache consiglio invece Geronimo del 1993 di Walter Hill, molto più profondo e introspettivo.

Ciònonostante, Ombre Rosse resta un emozionante action movie che si snoda lungo la Monument Valley, in uno dei più famosi vecchi classici western mai realizzati.

1921 – Il Monello

the kid 1921 vecchi film classici

Chiudiamo in bellezza con il mitico Charlie Chaplin, una delle figure più importanti dell’eterna storia del cinema.

Il vecchio Charlot ispirò con i suoi grandi classici intere generazioni di registi, tra cui il prima citato Sergio Leone.

Leone diceva di aver preso da lui il gusto per la commedia misto al dramma umano di povertà e sofferenza.

Il Monello non fa eccezione a questa regola, con il solito personaggio elegante e simpatico del barbone che stavolta deve ironicamente prendersi cura di un neonato.

La madre infatti lo abbandona in un cesto davanti a un orfanotrofio, pentendosi però quasi subito del suo gesto.

Ma due malviventi hanno già rubato il cesto, credendo di trovarci qualcosa di valore, e dopo varie peripezie, il bambino finisce nelle mani di Chaplin.

Inizialmente cercando di liberarsene in ogni modo, finisce poi per affezionarsi e crescerlo come suo figlio.

Anni dopo però le autorità tornano a cercarlo, quando un medico denuncia le miserevoli condizioni di vita del bambino.

Mentre fuggono all’impazzata in una serie di gag assurde e irresistibili, la madre è ancora in cerca del suo piccolo dopo tutti questi anni.

Il Monello è uno pietra angolare tra i grandi classici del cinema, un film muto la cui forza è nelle idee del suo strambo protagonista.

Un umorismo che sopravvive ancora oggi con attori tipo Rowan Atkinson (Mr. Bean) oppure Jim Carrey e la loro grande comicità nella mimica corporea.

Charlie Chaplin fonde il melodramma con la commedia in una serie ininterrotta di gag, battute e piroette indimenticabili.

Ma riesce sempre a spremerci una lacrima di sconforto, senza essere opprimente ma lasciando sempre invece un dolce sorriso sulle labbra.

Oggi è stato un articolo più lungo del solito, lo ammetto, ma dopotutto avevamo molto da parlare, nonostante abbia appena sfiorato l’argomento dei vecchi classici. Se poi avete voglia di altri consigli sul cinema di oggi e di ieri, potete sempre visitare il mio sito:

logo di fabioemme
Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!