Barbara Lo Presti e il suo primo romanzo

“La scrittura: unire una parola all’altra con la speranza di unire un uomo all’altro”. Scrivere è terapia. La scrittura mette in ordine i pensieri e ripulisce il cuore. Scrivere aiuta il corpo, la mente e l’anima. Entrare nel mondo di uno scrittore è sempre una magia ed emozione unica. Oggi conosciamo la scrittrice Barbara Lo Presti, autrice del romanzo “Sveta e il soldato stellar speciale”.

Pensa, scrivi, diventa …

La scrittura è, da sempre, uno strumento per esprimere la propria creatività e tutto ciò che gira intorno al nostro essere. Scrivere ci aiuta a comunicare ma anche ad ascoltare. Un’arma potente, dal valore terapeutico, utile a descrivere emozioni, condividere esperienze e raccontare storie.

Storie d’amore, di coraggio, di passione e di rinascita.

“C’è qualcosa di delizioso nello scrivere le prime parole di una storia. Non sai mai dove ti porteranno”, sosteneva Beatrix Potter, scrittrice e illustratrice britannica.

Per scoprire la forza di un racconto abbiamo incontrato Barbara Lo Presti, scrittrice dal sorriso coinvolgente che sta vivendo il sogno del suo primo libro. L’autrice del nuovo romanzo “Sveta e il soldato stellare speciale” si racconta insieme alla sua passione.

Intervista con Barbara Lo Presti

Cosa significa, per te, avere voce? Il pensiero che le tue parole vengano lette e condivise ti spaventa?

Per me avere voce significa essere libera di esprimere ciò che sento ed io ho voce quando scrivo. Il pensiero che le mie parole vengano lette e condivise non mi spaventa. La scrittura ha come obiettivo primario quello di arrivare dritta al cuore delle persone. Non riuscire in questo è la cosa che mi spaventa di più. Inoltre, la scrittura è un mezzo per mettere a nudo se stessi e questo da un lato mi rende vulnerabile, fragile ed esposta a tutti, dall’altro mi spinge ad avere forza e credere in ciò che faccio.

La comunicazione digitale è, ormai, nelle mani di tutti noi. Leggiamo, scriviamo e ci raccontiamo grazie ai social network. Pensi che questo mondo abbia fatto perdere interesse nella tradizione della lettura di un libro o di una semplice lettera scritta a mano?

Credo che la comunicazione digitale abbia portato un’evoluzione, un cambiamento. Ho svolto il tirocinio universitario in una libreria della mia città ed ho notato, con molto piacere e stupore, che molte ragazze di 13-14 anni andavano alla ricerca di libri che avevano scoperto tramite TikTok o Bookstagram. Sono dell’idea, come la grande maggioranza delle persone, che se usati con cognizione i social possono essere una risorsa preziosa, soprattutto per i giovanissimi.
Personalmente, ovviamente, non rinuncerei mai alla bellezza e al significato di una lettera scritta a mano. Ciò che si nasconde dietro la calligrafia di una persona speciale resta sempre pura magia.

Spesso, sentiamo dire che noi giovani non leggiamo abbastanza perchè impegnati sempre a mettere like, commentare e condividere. Cosa ne pensi a riguardo? Tu che rapporto hai con i social?

La vita si è spostata, prolungata attraverso uno schermo. Mettere like, commentare e condividere sono tutte azioni che sono entrate a far parte della nostra quotidianità. Sicuramente, per creare il giusto equilibrio basterebbe prendere l’abitudine di leggere un libro, un libro vero, sfogliarne le pagine, sottolinearlo, prendere appunti, scrivere riflessioni. Io, ad esempio, sono una persona molto romantica e malinconica e amo lasciare piccoli post it all’interno dei libri che leggo e tornarci dopo un po’ di tempo.
Ho sempre voluto utilizzare i social in modo “edificante” proprio per questo, infatti, utilizzo Instagram per condividere attimi della mia quotidianità e regalare ai miei followers ciò che scrivo e leggo.

Cosa provi quando riempi il foglio bianco? Ti capita mai di innamorarti delle tue stesse parole o mantieni un certo distacco?

Per me, riempire il foglio bianco è rendere realtà tutto ciò che può sembrare astratto. Dopo aver scritto un pensiero lo guardo, lo osservo, penso “Ormai è fissato per sempre, è eterno”.
Non riesco a distaccarmi da ciò che scrivo. Vivo le cose a pieno, ci passo attraverso, belle o brutte che siano. Tutto ciò che scrivo, anche le cose più tristi, portano con sè un forte sentimento d’amore, penso parta sempre tutto da lì.

Voltarsi e guardare il proprio percorso, dopo aver raggiunto un obiettivo così importante, può essere molto gratificante. Il tuo passato ti aiuta a scrivere? Di cosa parlerà il tuo libro?

Assolutamente sì. Per scrivere torno indietro con la mente, rivivo ricordi e sensazione. Il libro è molto autobiografico e racchiude tutto ciò che amo. Ci sono io, il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Un mix tra bellezza e delicatezza in cui sono nascoste diverse cose della mia vita.

Il libro racconta la storia di Sveta, una bambina di dieci anni nata a Kiev e adottata da una famiglia italiana, una storia diversa dalle classiche storie per bambini.
Si parla di genitori lontani da casa a causa di un lavoro molto comune ma poco trattato nei libri da bambini: il militare.
Si parla di Marina Militare, navi, stelle e luci. In questo libro si parla di fiducia, di magia, di morte, temi piuttosto profondi ma che ho trattato con delicatezza. Si sogna, si spera, si impara, si ha paura, si soffre insieme alla protagonista per poi scoprire quanto forte ognuno di noi può essere e superare i propri limiti.
Credo e spero, inoltre, faccia riflettere anche gli adulti e aiutare a prestare più attenzione alle piccole cose che accadono quotidianamente nelle nostre vite.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

A breve, la protagonista, sarà la laurea Magistrale in giornalismo. Mi piacerebbe continuare a studiare per diventare una traduttrice specializzata in traduzione di inglese medico. Non sono nata con la vocazione di questa professione, ma sono convita che ci sono diversi modi per “curare” le persone. Ed è per questo che continuerò anche a scrivere, vorrò sentirmi un medico dell’anima, per l’anima.

Non so dove mi porterà la pubblicazione del mio primo libro ma spero sia solo l’inizio di un lunghissimo e bellissimo viaggio nel quale ho sempre creduto e continuerò a credere.

Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.