Bruxismo, affrontare la vita a denti stretti.

Il Bruxismo si può classificare come fenomeno emergente del nuovo millennio. Fino a non molto tempo fa il bruxismo era un disturbo relativamente poco conosciuto e sottostimato, sia dai pazienti sia dal mondo odontoiatrico. Negli ultimi anni si è assistito, invece, a un netto e allarmante aumento di casi. A favorirne la diffusione influiscono soprattutto i ritmi di vita sempre più serrati e frenetici. Infatti gli studi scientifici più recenti considerano l’aumento della “tensione psicologica” la principale responsabile del fenomeno.

In quest’ottica, il bruxismo, può essere definito come problema stress- correlato. Ma che cosa è lo stress e quali forme trova per manifestarsi? E cosa significa imparare a gestire le emozioni e i conflitti? Queste sono tutte domande che è importante porsi. Perché, sta proprio nel tentativo di dare loro delle risposte, la chiave di volta per arrivare a una maggiore comprensione del problema, indispensabile per cercare di superarlo in maniera definitiva.

Bruxismo, affrontare la vita a denti stretti.

Bruxismo, arriva dai denti il messaggio che nella nostra vita qualcosa non va.

Come odontoiatra, oltre a fare diagnosi, constatando i danni che si sono verificati sui denti e sui tessuti di supporto, posso intervenire soltanto sull’aspetto biomeccanico del problema. Questo con l’utilizzo dei cosiddetti Bite. Strumenti a cui affido il compito di proteggere le superfici dei denti e di indurre il maggior rilassamento possibile dei muscoli deputati alla masticazione. Intervengo, quindi, sul sintomo, senza avere la possibilità di arrivare alla causa a monte.

Il bruxismo, in chiave psicosomatica, rappresenta la voce del nostro corpo. Un messaggio che il corpo ci invia, per segnalarci che qualcosa nella nostra vita non va. Un campanello d’allarme che dobbiamo essere in grado di cogliere e di ascoltare. Il problema, come si può intuire, è complesso. Per questo merita di essere affrontato con un approccio multidisciplinare e osservato da differenti angolazioni per arrivare ad una comprensione più profonda della sua origine.

Milioni di italiani scaricano tensione nelle ore notturne attraverso i denti

Si calcola che nel mondo occidentale dal 12% al 20% delle persone soffra di bruxismo notturno, mentre circa il 30% avrebbe episodi nel corso della giornata. Se prendiamo in considerazione il dato più ottimistico possiamo affermare che almeno 10, 12 milioni di italiani, durante il giorno e/o nelle ore notturne scaricano la tensione accumulata nel modo più doloroso e forse più dannoso per il proprio corpo.

Il bruxismo appartiene alla categoria delle parafunzioni. Questo in quanto l’attività del sistema neuro- muscolare nel suo agire non persegue degli obiettivi funzionali e non è finalizzato ad una attività specifica, ma agisce in maniera totalmente involontaria e autonoma.Può manifestarsi in una forma più subdola, meno vistosa, ma altrettanto dannosa. Con il serramento della mandibola, arcata dentale contro arcata, che comporta una contrazione prolungata dei muscoli deputati alla masticazione che diventano, quindi, dolenti e rigidi. Oppure, in maniera più evidente, con il digrignamento dei denti, cioè lo sfregamento agito involontariamente, principalmente durante la notte.

Una forza di 70 kg per cm quadrato

Per avere un’idea della discrepanza che esiste tra una normale funzione e questa funzione alterata, o parafunzione, consideriamo che normalmente i nostri denti si toccano solo quando mandiamo giù la saliva o il bolo alimentare. Quindi un attimo ripetuto molte volte, ma senza esercitare una forza anormale. Mentre il bruxismo comporta una contrazione prolungata, più volte durante la notte, esercitata una forza anche superiore ai 70 Kg per centimetro quadrato.

Questa azione di sfregamento prolungata nel tempo comporta l’usura delle superfici masticanti e l’erosione dei colletti dei denti, che possono diventare sensibili per esempio al freddo. Inoltre, il sovraccarico cui sono sottoposte le strutture anatomiche può comportare danni ai tessuti di sostegno dei denti, cioè osso e gengive, e alle articolazioni della mandibola, l’Articolazione Temporo- Mandibolare.

I Bite

Con l’utilizzo dei cosiddetti Bite otteniamo l’importante risultato di proteggere i denti dai danni provocati dall’usura delle superfici masticanti e dal rischio di fratture di denti o radici, oltre ai possibili danni a corone o ponti.

I bite svolgono, inoltre, la funzione di dispositivi di riprogrammazione neuro-muscolare favorendo il rilassamento dei muscoli della mandibola e di conseguenza del collo, delle spalle, migliorando, spesso, anche alla qualità del sonno.

Le cefalee muscolo-tensive

I soggetti che serrano o digrignano i denti frequentemente soffrono di mal di testa, la cosiddetta cefalea muscolo-tensiva. E’ un tipo di mal di testa caratterizzato da dolore persistente, che interessa di solito la nuca o le tempie. Il dolore è di tipo pulsante o gravativo. Distribuito “a fascia” o “a cerchio”, come un cerchio che stringe la testa e risponde poco alla terapia con i comuni analgesici. Il disturbo spesso insorge in situazioni di particolare stress.. Di solito compare già durante la notte o la mattina al risveglio e prosegue spesso tutto il giorno fino a sera.

Dr. Paolo Levis
Dr. Paolo Levis
Laurea in Medicina e Chirurgia. Specializzazione in Chirurgia d'Urgenza e Pronto Soccorso. Specializzazione in Odontostomatologia e Protesi Dentaria. Master in Sviluppo della Salute orale nelle comunità svantaggiate e nei Paesi in via di sviluppo. Membro dell'Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica (AIOP), socio della Società Italiana di Parodontologia (SIdP), membro della Digital Dental Academy, socio del Florence Perio Group.