Valérie Perrin ci regala pagine toccanti e delicate con il suo romanzo “Cambiare l’acqua ai fiori”. Una scrittura raffinata mista ad una profonda sensibilità che ci conduce attraverso una storia di dolore, perdita, ma soprattutto, di speranza e rinascita. Vincitore nel 2018 del Prix Maison de la Presse in Italia è stato pubblicato da E/O editore con la traduzione di Alberto Bracci Testasecca.
Ciò che rende “Cambiare l’acqua ai fiori” un romanzo che si distingue è la capacità della Perrin di affrontare temi universali come il dolore, la colpa, il perdono e la resilienza. Il racconto non si limita a esplorare le ombre del passato, ma mette in luce la possibilità di guarigione attraverso l’amore, l’empatia e il rinnovamento interiore. Pagine in cui poesia e sensibilità, ma anche la cruda realtà scandagliata senza filtri, catturano le emozioni in modo così autentico che il lettore non può fare a meno di sentirsi coinvolto nella storia stessa.


Cambiare l’acqua ai fiori l’incredibile ambientazione
L’ambientazione all’interno del cimitero aggiunge un elemento unico e incredibile al romanzo, al di fuori di tutti gli schemi. Violette, la protagonista, è infatti la guardiana del cimitero di un paesino della Borgogna, Brancion-en-Chalon. E l’autrice riesce a trasformare un luogo associato al lutto e al distacco in un simbolo di vita e connessione. Le descrizioni dei monumenti e i racconti delle storie dietro le tombe aggiungono un tocco di magia al libro, portando alla luce le mille vicende umane nascoste che spesso vengono dimenticate nel corso del tempo.
"Il cimitero avrà un nuovo residente, un uomo di 55 anni, morto per aver fumato troppo. Almeno è quanto dicono i medici. Non dicono mai che un uomo può morire per non essere stato amato. Per non essere stato sentito. Per aver ricevuto troppi conti da pagare. Per aver fatto troppi debiti. Per aver visto i figli crescere e poi andarsene senza neanche salutare. Per una vita di rimproveri e musi lunghi in cui la sigarettina o la cannetta per sciogliere il nodo allo stomaco ci stavano proprio bene. Nessuno dice mai che si può morire per averne avuto troppo spesso le palle piene".


La trama
Cambiare l’acqua ai fiori si apre con Violette Toussaint, una guardiana di cimitero dal cuore gentile e l’anima afflitta. Violette passa le sue giornate tra le tombe, prendendosi cura delle vite che sono giunte alla loro fine. La sua esistenza è un riflesso della sua professione, intrisa di un senso di tristezza e desolazione. Tuttavia, dietro la sua maschera di serenità, si nasconde un passato oscuro che continua a tormentarla.
"La mia ombra era sempre in quella di Philippe. Mi risucchiava, mi beveva, mi avviluppava, era di una sensualità pazzesca. Mi si squagliava in bocca come caramello, come zucchero filato".
Il passato di Violette viene lentamente svelato attraverso una serie di incontri e scoperte. Il suo cammino incrocia quello di numerosi personaggi. Tra questi personaggi Julien, un poliziotto affascinante e misterioso, che sembra essere interessato a Violette più di quanto possa sembrare. L’uso sapiente dei flashback e dei cambiamenti di prospettiva permette al lettore di svelare gradualmente il passato di Violette, mantenendo un senso di suspense e anticipazione intriso di emozioni delle piccole cose.
«Come ogni sera ho voglia di stare sola, non parlare con nessuno, leggere, ascoltare la radio, fare un bagno, chiudere le finestre, avvolgermi in un kimono di seta rosa. Stare bene e basta.»


Valérie Perrin
Nata nel 1967 in Francia, è una scrittrice e regista di successo. Ha lavorato anche come sceneggiatrice con il compagno regista Claude LeloucheAutrice di romanzi come “Les Oubliés du Dimanche”, ha vinto premi letterari e apprezzamenti per le sue storie toccanti e profonde. La sua abilità nel raffigurare le sfumature dell’animo umano emerge anche nei suoi film.
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