Chi fermerà la musica? Cronaca di una morte annunciata

Chi fermerà la musica? Riflessioni sull’andamento del mercato discografico

Nel 1981 i Pooh cantavano “chi fermerà la musica” convinti che l’immortalità dell’arte non sarebbe mai stata intaccata, ma non hanno tenuto in considerazione il cancro sociale del business.

Ho trovato in giro per il web questa interessante, veritiera ed amara riflessione, scritta da una “ex-discografica”, sullo stato attuale della musica italiana.

L’occasione è troppo ghiotta, quindi ne approfitto, per dire la mia, ma andiamo con ordine.

Innanzitutto la disamina: “La Pausini si prende una pausa di 2 anni dopo l’annuncio della pausa della Amoroso, di Emma, dei Modà e di tanti altri che “stanno pensando” di prendersi una pausa. Trovo molto strano tutto questo. Non è che forse la discografia, intesa come business discografico, sia arrivata alla frutta? Cioè per dirla chiaramente: non c’è più trippa per gatti e si sta raschiando il barile? (…) gli stadi mezzi vuoti, i tour con biglietti dati gratis per riempire i posti, le tournee che dopo 2 date chiudono per flop, i grossi (e anche grandi) artisti che adesso accettano anche le feste di piazza al Sud con pubblico gratis (se fanno a pagamento flop sicuro), i dischi che non si vendono neanche sotto tortura, artisti che si uniscono in 2 o 3 sia per fare un disco e nei concerti per cercare di fare più gente possibile (una volta guai a mischiare artisti), tutti i grandi eventi (Festivalbar, Disco per l’Estate, Cantagiro, ecc) scomparsi, lo stesso Sanremo non fa vendere un disco; per non parlare della vergogna dei Premi Awards con quei riconoscimenti dati a iosa più falsi delle patacche dei magliari a gente senza talento!

E’ tutto falso, solo numeri che girano, per riempirsi la bocca: tot milioni di Streaming su Spotify (che per me ha affossato definitivamente l’industria discografica in generale), tot milioni di visualizzazioni su YouTube, ora chiude anche iTunes (che bene o male dovevi pagare qualcosina per avere un brano). Ma di fatturati con dischi venduti manco l’ombra: tutti i negozi di dischi ormai scomparsi! Ecco, tutto questo (e altro) secondo me sta portando al collasso la Discografia!!! E nessuno muove un dito per cambiare le cose!!! Forse bisogna resettare tutto e ripartire daccapo mettendo in primo piano la musica e i veri artisti, che ci sono ma di cui purtroppo si sono perse le tracce! P.S: mi fermo qui perché non voglio parlare della situazione promozionale sia radiofonica che TV veramente assurda ne parlerò in altra puntata e a tempo debito! ” Scusate la lunghezza è solo un mio punto di vista di Discografico che ha vissuto la Vera Discografia quando i padroni della Musica e del Business Musicale erano i discografici, ora ridotti a piccoli comprimari che si arrabattano per sopravvivere”.

Commentava su Facebook il mio amico Gatto Panceri: Che dirvi ragazzi? Come dare torto a questa donna? Allora io e Franco Fasano siamo stati premonitori quando abbiamo composto questa canzone!”

“Il giorno che la musica finì” – Franco Fasano/ Gatto Panceri

Inutile sottolineare che siamo arrivati ad un punto di non ritorno, una crisi irreversibile di vendita del “prodotto” musica, associata, mi permetto di dire, ad una crisi altrettanto drammatica di talenti e di ispirazione artistica.

I Cantanti

Sentire Mahmood in sala stampa a Sanremo (pur con tutto il rispetto per il ragazzo), affermare che: “…per scrivere la canzone (“Soldi”, ndr), ho impiegato venti minuti, e in poco più di un’ora era pronta…”, sinceramente fa venire pelle d’oca e lividi, sempre per citare l’amico Gatto.

Frutto di una società dove tutto è diventato “usa e getta”, filosofia alla quale si è sottomessa, volente o nolente, l’industria discografica: dal telefonino al televisore, passando per l’automobile, tutto è diventato di facile acquisto, di facile uso, e di scarsa qualità.

Se si guasta uno smartphone, è meglio sostituirlo, piuttosto che farlo riparare, visto che la riparazione costa senz’ altro di più, rispetto ad un prodotto nuovo.

Nella musica avviene esattamente lo stesso: programmi televisivi, i famigerati talent, tutti uguali, tutti identici nei contenuti (buoni solo a riciclare personaggi ormai cotti, in veste di giurati), che sfornano a getto continuo presunti artisti, presunti cantanti, mandandoli allo sbaraglio, senza una adeguata preparazione alle spalle, senza quella “gavetta” (fatta di concerti in piccoli club, fatta di piccole performance in apertura ai grandi nomi, una volta si diceva “supporter”), che solo un paio di decenni or sono, era fondamentale per approdare poi al grande pubblico.

Sono lontani gli anni in cui la musica era rispettata. Credo proprio di poter affermare che il declino sia cominciato dopo gli anni ’80, perchè come ho detto in un precedente articolo, sono anche e soprattutto musica, senza la quale non sarebbero stati gli anni ’80.

Poveri ragazzi, tipo Elodie e Sergio Sylvestre, che effettivamente raccolgono centinaia di migliaia di “like” su YouTube, ma che poi devono cancellare le date anche in piccolissimi locali, causa mancata prevendita. Due nomi a caso, ma l’elenco è lungo, molto lungo.

Sanremo

Riguardo a Sanremo, e a proposito di chi fermerà la musica, negli ultimi cinque anni, si è passati dal triennio “talent e qualent” targato Carlo Conti, una sorta di joint venture tra RAI e Mediaset, alle due edizioni “Sonyremo” capitanate da Claudio Baglioni, che hanno definitivamente smaterializzato una manifestazione storica, tipicamente italiana, rendendola poco più che un post-talent, ad esclusivo beneficio di una sola major. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

L’articolo sottolinea inoltre la crisi di vendite del supporto “fisico”, ovvero il cd, piuttosto che il mai dimenticato e tanto rimpianto LP in vinile.

Bene, avrete notato che gli ultimi modelli di autoradio hi-fi, sia montati di serie che acquistabili a parte, non prevedono più il lettore cd, a beneficio della ormai indispensabile presa usb, necessaria per utilizzare l’altrettanto irrinunciabile chiavetta. Ecco cosa o chi fermerà la musica…

La tecnologia

Segno dei tempi, di una evoluzione tecnologica che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, ma anche di una evoluzione nel modo di ascoltare musica, tipo il formato mp3, e come estrema conseguenza, di un fenomeno purtroppo incontrollabile: il file-sharing o il peer-to-peer. Modi per scambiare files musicali, in barba ai diritti d’autore e alla vendita ufficiale di supporti fisici. Sono lontani i tempi dei “bootleg”, le mitiche registrazioni pirata, stampate su vinile a livello artigianale, che trent’anni fa rappresentavano un vero scandalo.

Effettivamente si riscontra una crisi di settore che pare irreversibile e incontrollata, con una pericolosa tendenza al “ribasso”: le cause sono molteplici, inutile ripeterle, i rimedi, anzi, il rimedio, uno solo. Resettare davvero tutto, ricominciare daccapo: ma a quale prezzo? Ma soprattutto: l’industria discografica è disposta a ripartire da zero?

I rischi sono tanti, i risultati solo un’ipotesi.

Chi fermerà la musica ?

Forse è la musica che si è fermata su sé stessa, come un cane che si morde la coda.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.