Nuovo lockdown e nuovo Dpcm: non vi ricorda la storia della rana bollita?

Si è appena conclusa la conferenza stampa del Premier Giuseppe Conte. Annunciato il nuovo lockdown con il nuovo DPCM che entrerà in vigore domani 26 ottobre e che durerà fino al 26 novembre.

Abbiamo appena sentito dalla voce del premier le disposizioni del nuovo lockdown annunciato con un nuovo dpcm, il terzo dall’inizio di ottobre, che annulla e sostituisce quello di domenica scorsa.

Il dpcm è giustificato, secondo quanto ha detto Conte dallo “stress che grava sul sistema sanitario. Vogliamo tenere sotto controllo la curva epidemiologica“.

Conscio del fatto che il Paese non può permettersi un nuovo lockdown generalizzato, sono state studiate per evitare misure più dure.

Il premier non ha commentato le proteste di Napoli e Roma dei giorni scorsi, ma ha parlato di misure economiche da destinare in sostegno delle attività penalizzate, ma l’esperienza delle precedenti promesse fa si che le categorie nutrino forti dubbi in merito. I contributi saranno a fondo perduto e arriveranno direttamente sul conto corrente attraverso bonifici da parte dell’agenzia delle entrate. Gli affitti dei locali commerciali saranno supportati dal credito di imposta. Saranno supportati anche i settori della filiera agricola e quello della cultura.

Chiusura del settore ristorazione: danni a cascata sull’agricoltura

A decorrere dal 26 ottobre 2020, le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite la domenica e i giorni festivi, ma, come, negli altri giorni, dovranno osservare l’orario dalle ore 5.00 fino alle 18.00.

Ne consegue che i ristoranti potranno effettuare servizio solo a pranzo, a quanto pare si riduce anche il numero di persone consentite ai tavoli che da sei passano a quattro.

Vietato anche il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici dopo le 18. La ristorazione può effettuare servizio di consegna a domicilio e distribuire pasti da asporto fino alle 24, ma col divieto di consumazione sul posto o nelle immediate vicinanze.

Ciò significa che a cascata il nuovo lockdown penalizzerà anche le categorie che trovano, nella ristorazione, un importante settore d’impiego. Basta pensare alle forniture agricole e vinicole, aziende intere che subiranno danni economici ingenti.

La domanda che sorge spontanea è per quanto ancora potranno resistere queste attività, visto che le pause pranzo sono state cancellate dallo smart working e dalla didadittica a distanza?

Attività non essenziali

La settimana di prova data alle palestre non è andata a buon fine, non certo per il numero di irregolarità che, al contrario, è stato un dato confortante in merito alle misure di sicurezza, ma per via del rischio in se.

Un nuovo lockdown dunque a palestre, piscine, centri benessere, centri termali.

Sono sospese le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo e casinò. Sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto.

Vietate le feste pubbliche e private, anche quelle legate a funzioni civili e religiose, come il matrimonio.

Cultura

Un dolore la chiusura di teatri e cinema, ma oggi la priorità assoluta è tutelare la vita e la salute di tutti, con ogni misura possibile. Lavoreremo perché la chiusura sia più breve possibile e come e più dei mesi passati sosterremo le imprese e i lavoratori della cultura”. A dirlo è il ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, che con un post su twitter aveva già dato un antipasto di quanto deciso nella notte dal governo. Vietate mostre, fiere e congressi.

Restano aperti i musei, ma con le ferree regole di sicurezza.

Sono, quindi, sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, parchi di divertimento e discoteche, e in altri spazi anche all’aperto.

Nuovo lockdown e nuovo dpcm ottobre parte seconda - nella foto il tweet con la foto di poltrone rosse vuote di un teatro
Nuovo lockdown e nuovo Dpcm: il tweet di Dario Franceschini

Scuola e lavoro

Materne, elementari e medie continuano a svolgersi in presenza, mentre per le superiori si prevede una presenza ridotta al 25% delle lezioni su tutto il territorio nazionale.

Didattica a distanza dunque quasi totale per i ragazzi oltre i quattordici anni, poichè possono stare da soli a casa, ma si continua con le lezioni in classe per i più piccoli, per permettere ai genitori di continuare le attività lavorative.

Resta fortemente incentivato lo smart working e il divieto di congressi, assemblee e riunioni, se non a distanza.

Spostamenti

Malgrado la protesta dei sindaci dei giorni scorsi, nella quale richiamavano il governo a prendersi la responsabilità della decisione di chiudere piazze e vie, il dpcm di ottobre contempla un provvedimento di carattere nazionale, a discrezione delle istituzioni locali.

Effettivamente, le precarietà poste all’attenzione del governo, da parte dei sindaci, mettevano in luce la difficoltà da parte dei Comuni di controllare attraverso le sole forze dell’ordine derivanti dall’impego della polizia urbana, un territorio critico come le piazze e le vie, specialmente quelle della movida.

Nel nuovo Dpcm, oltre alla chiusura di piazze e vie sensibili da movida, è fortemente sconsigliato spostarsi in un comune diverso da quello di residenza, salvo le solite motivazioni di urgenza, salute, necessità lavorative o di studio e comprovate esigenze. Stesse regole per gli spostamenti tra regioni.

Si invita a non ricevere in casa parenti e amici, ma solo i conviventi.

C’era una volta…la storia della rana bollita

Il premier ha detto che “non si tratta di un lockdown generale ma di una riduzione graduale di alcune attività a rischio contagio“.

Visto, dunque, come sono state introdotte in maniera progressiva le restrizioni del nuovo lockdown, nasce spontaneo un parallelo. Ricordo benissimo quando, in un’aula di università ad Imperia, per la prima volta sentii Marco Travaglio che all’improvviso tuonò dicendo:”ci pisciano in testa e ci dicono che piove“. I miei studenti risero, io meno. E ci risiamo, o forse non siamo mai usciti da quel temporale di pipì che ci bagna la testa da diverse repubbliche. E’ il caso di dire “c’era una volta una rana bollita“.

La storia è semplice. Prendi una pentola d’acqua, falla bollire e prova a buttarci dentro una rana viva. Succederà che la rana salta immediatamente fuori dall’acqua. Ma se prendi una pentola d’acqua fredda, ci butti dentro una rana e poi accendi il fuoco, progressivamente mentre l’acqua si scalda, la rana si adatta alla temperatura. Senza accorgersene quando l’acqua sarà bollente, la rana si ritroverà bollita.

E così han fatto con noi. Ci hanno abituati piano piano, mettendoci nell’acqua fredda e accendendo il fuoco sotto la pentola. All’inizio dell’anno hanno decretato uno stato di emergenza ma senza fare troppo rumore. Tant’è che le partite di calcio si sono svolte regolarmente e così la fashion weeek a Milano e il Festival di Sanremo. Milioni di persone possibili contagiati che si sono mossi indisturbati in tutta Italia, ignari del pericolo.

Poi, ci hanno chiusi in casa con un terrorismo psicologico, con la complicità dei media che ci bombardavano da tutte le parti di notizie catastrofiche. Ma ci rassicuravano dicendo che basta la distanza sociale. Al contempo, conferenza dopo conferenza, ci rassicuravano sul lavoro del governo.

L’acqua fredda non ci spaventava.

Potenza di fuoco…sotto la pentola

Ci hanno progressivamente abitutati all’idea che è giusto e sacrosanto limitare le nostre libertà costituzionale in nome del pericolo alla salute, assicurandoci che avrebbero potenziato il sistema sanitario. Ci hanno impedito di avere una dignità economica derivante dal nostro lavoro, garantendoci una presa in carico dallo Stato. Intanto l’acqua cominciava ad essere tiepida, ma piacevole.

Decreto dopo decreto. Nessuno rimarrà senza lavoro a causa del coronavirus…sospensione dei pagamenti fiscali…abbiamo stanziato fantastiliardi per sostenere le famiglie e le imprese…

E poi la potenza di fuoco. E’ il momento in cui hanno aumentato il gas sotto la pentola.

La rana è bollita ma presto, pioverà ancora.

Non si è tenuto in considerazione però che la rana ormai conosce il trucco e adesso non funziona più.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”