Nati sottovalutati – Tre film da riportare alla luce

I film sottovalutati vivono al di fuori di ogni logica commerciale e cinematografica, visto che non sempre realizzare anche l’opera migliore di questo mondo è garanzia di successo.

A volte un film capita semplicemente nel momento sbagliato, in concorrenza di altri più famosi che sbancano il box office; oppure resta semplicemente vittima di una pessima distribuzione nei cinema.

Se questo può essere solo un piccolo incidente di percorso nella vita di un regista già affermato, altre volte è invece la fine prematura di una carriera promettente.

Ogni anno escono migliaia di nuovi film nei cinema, quindi è facile che queste opere sottovalutate, per quanto intelligenti e ben realizzate, finiscano sepolte sotto il costante flusso di novità in arrivo.

Oggi cerchiamo di ripescare dall’oblio tre dei titoli più importanti per la mano di registi più o meno famosi, dando loro almeno per un almeno un giorno la luce brillante che meriterebbero.

Tre film per tre generi diversi, cercando di aiutare tutti voi del pubblico, a seconda dei vostri gusti, nello scoprire questi sottovalutati momenti di cinema che potreste aver perso nel corso degli anni.

Ancora vivo (1996)

Ancora vivo Film sottovalutati

Iniziamo consigliando uno tra i film più sottovalutati ma dalle nobili origini, anzi possiamo dire tra le migliori del genere.

Ancora vivo si ispira infatti al capolavoro La sfida del samurai di Akira Kurosawa; un maestro del cinema giapponese il cui film aveva già ispirato il mitico Per un pugno di dollari di Sergio Leone.

Come in quei due famosi film, la storia si svolge in una desolata città di confine, in questo caso tra Messico e Stati Uniti durante il periodo del proibizionismo.

Le poche persone rispettabili sono fuggite da molto tempo, lasciando il completo controllo a due bande criminali che si odiano e si temono a vicenda.

Quel poco che rimane della polizia è completamente indifferente, corrotto da entrambi i lati di questa trincea per il controllo degli alcoolici.

In mezzo a questa guerra arriva dal nord sulla sua aut osgangherata lo straniero John Smith, il quale si scontra fin da subito con l’ostilità dei criminali locali.

Per mettere le cose in chiaro, l’uomo sfida a duello uno dei migliori pistoleri della città, uccidendolo senza problemi.

Ammirando la sua grande abilità con le pistole, entrambe le bande lo corteggiano per averlo a servizio tra i propri ranghi.

Tuttavia lui ha un suo piano per sfruttare al meglio la situazione, volendo ricavare il massimo profitto dalla sua breve residenza in quel posto dimenticato da Dio.

Inizia così a seminare l’odio e il sospetto tra questi assassini, facendo in modo di aumentare la tensione per spingerli a uccidersi a vicenda.

Ma quando aiuta una bella donna che uno dei boss tiene prigioniera come sua schiava, il pistolero si troverà proprio al centro del conflitto che sperava di evitare.

Tanto stile e tanto action in un western d’altri tempi

Ancora vivo è uno dei migliori è più sottovalutati film western di sempre, con uno stile ammirevole e un’atmosfera action gangster incredibilmente suggestiva.

Le scelte di regia sono lo stato dell’arte dell’eleganza e il classicismo, con un montaggio che allo stesso tempo è invece molto veloce e moderno.

La danza cinetica dell’inarrestabile eroe con due pistole è un palese omaggio al cinema action orientale, come i fantastici film di John Woo, Dante Lam e Tsui Hark.

Bruce Willis è il duro straniero che piomba in città per infrangere le regole, sovvertendo l’ordine costituito dai criminali.

Ma tanto è imbattibile con le pistole in mano, tanto è debole e inutile una volta disarmato; restando così un eroe / antieroe a misura umana.

A interpretare i due boss in eterna lotta senza pace ci sono invece David Patrick Kelly e Ned Eisenberg, entrambi attori cari al regista nei suoi film precedenti.

Ma sopra a tutti, anche il protagonista, svetta un superbo Christopher Walken, altrettanto pericoloso pistolero che è la folle e lucida nemesi dell’eroe.

Walter Hill dirige quello che ad oggi purtroppo rimane il suo ultimo western. Almeno nelle sale cinematografiche, intendiamoci, visto che poi tornerà in televisione con l’acclamata serie Deadwood.

L’abilità tecnica del regista non è assolutamente in discussione, così come il drammatico fallimento commerciale di questo film.

Molti critici non gli hanno mai perdonato di essere inferiore a Un pugno di dollari di Sergio Leone, sebbene anche questo fosse a sua volta una copia quasi identica di La sfida del Samurai di Akira Kurosawa.

Ma a prescindere dalla sua origine, Last Man Standing rimane un action puro di grande intrattenimento, esteticamente indiscutibile e forse il più clamoroso flop di questi film sottovalutati di oggi.

Amabili resti (2009)

Amabili resti Film sottovalutati

Da un western sulla dura vita di frontiera criminale, passiamo ora a un fantasy sospeso a metà tra sogno e thriller.

Amabili resti ha come protagonista una ragazzina che finisce uccisa da un feroce pedofilo, nascosto sotto le vesti dell’apparentemente cordiale ed educato vicino di casa.

Una volta morta, tuttavia, la ragazza rimane bloccata in un limbo simile a un purgatorio di fantasia insieme alle altre vittime dello stesso assassino.

Questo mondo è sia meraviglioso che spaventoso, basandosi sulla immaginazione di queste bambine assieme agli ultimi dolorosi momenti di paura delle loro vite.

Mentre il tempo continua a scorrere, la ragazza osserva da lontano la sua famiglia che cerca di riprendersi dopo la sua tragica scomparsa.

Il padre e la madre sono distrutti dal dolore e si separano, mentre la polizia non riesce a trovare nessun indizio dell’omicidio.

Inoltre, sua sorella inizia a sospettare del loro ambiguo vicino di casa, finendo per attirare la sua attenzione.

Inevitabilmente, gli istinti predatori dell’assassino tornano a perseguitarlo, come la bambina ha già imparato osservando il suo passato nel suo mondo di fantasia popolato dai suoi numerosi omicidi.

L’uomo cerca di fingere di essere normale e innocuo, ma nella sua frenesia inizia a studiare un nuovo piano uccidere anche la sorella della sua ultima vittima.

Pur essendo in trappola senza via d’uscita tra due mondi, la ragazza cerca di avvertire e aiutare la sua famiglia in ogni modo prima che sia troppo tardi.

La fantasia può vincere la morte?

Amabili resti è uno splendido poema visivo sull’aldilà; un gioiello di grazia che unisce la fantasia unica dei bambini con il terrore dell’ignoto e la loro solitudine.

La storia è un lungo sogno che mescola soprannaturale, horror e romanticismo; inserendo dei momenti thriller ad alta tensione all’interno di un toccante dramma familiare.

Saoirse Ronan è una giovane e bellissima protagonista, nel ruolo principale di un fantasma che non può andare oltre; bloccata dal rimorso, dalle paure e l’ansia per la condizione in cui ha lasciato la sua famiglia.

Insolitamente, data la sua carriera di attore comico, Stanley Tucci è un fantastico villain interpretando uno dei suoi migliori ruoli di sempre.

Privo di quasiasi emozione, questo killer freddo e organizzato come un ragioniere è guidato unicamente dai suoi istinti; impulsi perversi e irrefrenabili che asseconda ciclicamente nel corso degli anni.

Infine è molto buono il cast che compone la famiglia colpita dal lutto per la perdita della bambina, iniziando con Rachel Weisz e Mark Wahlberg, qui come moglie e marito.

Successivamente a loro si aggiunge la nonna Susan Sarandon; che sarà l’unica assieme alla giovane Rose McIver a mantenere la testa sulle spalle.

Peter Jackson dirige la storia con una tecnica perfetta al servizio della sua enorme immaginazione visiva; insistendo fortemente su questo progetto che da tanti anni desiderava realizzare.

Alternando perfettamente dramma, fantasia e thriller, il regista crea qualcosa di unico che raramente abbiamo visto prima nelle sale.

Seppur sottovalutato dalla critica, questo film è stato campione di incassi al box office di quell’anno; ma sfortunatamente non abbastanza da coprire gli altissimi costi del suo budget.

Una delusione inaspettata dopo il successo internazionale della trilogia Il Signore degli Anelli; un mondo in cui il regista infatti è tornato poi immediatamente con la nuova fortunata saga de Lo Hobbit.

Humandroid (2015)

Humandroid Film sottovalutati

Infine, chiudiamo con un affascinante film di fantascienza per uno dei migliori e più sottovalutati registi di quest’ultima generazione, Neill Blomkamp.

La storia si svolge nella Johannesburg del prossimo futuro; un mondo dove gli androidi hanno quasi completamente sostituito la polizia della città sudafricana per sedare la feroce e pericolosa criminalità locale.

Durante un raid contro un gruppo di rapinatori, uno di questi robot finisce gravemente danneggiato; venendo poi requisito da uno scienziato per i suoi esperimenti prima che la ditta lo rottamasse.

L’uomo vuole sperimentare un tipo rivoluzionario di intelligenza artificiale senziente e in grado di apprendere; ma deve lavorare di nascosto dai suoi capi, i quali non vogliono che i loro prodotti militari abbiano sentimenti ed emozioni.

Perciò si reca in una zona malfamata della città, installando il suo software e attivando segretamente il robot; ma alcuni malviventi locali glielo rubano, intendendo sfruttarlo per compiere alcune rapine.

Grazie al nuovo programma dello scienziato, la macchina diventa sempre più umana; all’inizio curiosa come un bambino che si affeziona a questi criminali come fossero la sua famiglia.

Anche i criminali iniziano a provare dei sentimenti come fossero i suoi genitori; ma nonostante questo vogliono comunque usarlo per svaligiare un furgone portavalori.

Inoltre un collega dello scienziato, suo grande rivale nella compagnia, scopre il suo piccolo esperimento; intravedendo l’opportunità di far prevalere i suoi mech d’assalto guidati a distanza rispetto agli androidi autonomi.

Mentre quest’ultimo organizza un piano per disattivare tutti i robot in città e scatenare il panico; il robot prende sempre più coscienza di avere poco da vivere, essendo la sua batteria in via d’esaurimento e non più sostituibile.

La fantascienza della nostra società

Chappie è uno dei migliori action fantascientifici recenti, un film tra i più bello e sottovalutati dal pubblico e la critica.

Soprattutto, quello che fa la differenza è un contesto sociale e tecnologico coinvolgente e estremamente credibile.

Le scene d’azione sono spettacolari, seppure non molte; sapientemente montate con un ritmo avvincente ma perfettamente comprensibile.

Sharlto Copley anima alla perfezione il robot protagonista; diventando da ingenuo bambino in un corpo di metallo a un inarrestabile gangster di strada.

Questo cucciolo robot, infatti, scopre fin troppo presto la crudeltà e l’intolleranza degli esseri umani verso tutto ciò che è diverso.

Dev Patel è il suo primo padre, lo scienziato illuminato che vorrebbe fare del bene al mondo, a differenza della sua azienda.

Molto divertente è la famiglia disfunzionale dei criminali che rapisce il robot; iniziando dal padre col volto cattivo (ma in fondo ingenuo) di Watkin Tudor Jones, mentre la dolce e protettiva Yolandi Visser è la sua gangsta-mamma.

Infine, Hugh Jackman dismette i soliti panni dell’eroe per interpretare un viscido aziendalista, assieme allla cinica donna d’affari Sigourney Weaver.

Se devo muovere una critica al film, forse avrei gradito più scene con questi due personaggi; i quali potevano essere ancora più bastardi di quanto già siano.

Neill Blomkamp scrive, dirige e produce questo piccolo gioiello di fantascienza; con tutti i temi di razzismo e disparità sociale già presenti nei bellissimi District 9 ed Elysium.

Seppure felice di aver rivisto recentemente un film del regista dopo tanto tempo, l’interessante horror Demonic; spero vivamente che ritorni alla fantascienza di intrattenimento intelligente; il quale è decisamente il suo terreno di coltura ideale.

Comunque sia, almeno è tornato al cinema e il suo lavoro non è più relegato soltanto a qualche sporadico video autoprodotto e pubblicato su Youtube.

Oggi sono molto felice di aver parlato di tre film diretti da tre registi a cui sono molto affezionato, perciò fatemi sapere se anche voi pensate siano sottovalutati, oppure sono magari io a sopravvalutarli. Nel frattempo, come al solito, siete tutti invitati sul mio sito personale:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!