Tonino Cripezzi, una voce per l’Eternità

Il personale ricordo di Lele Boccardo, di Tonino Cripezzi, voce dei Camaleonti, scomparso il 3 luglio scorso.

Tonino Cripezzi, cantante, pianista e co-fondatore dei Camaleonti, è morto a San Giovanni Teatino (CH) il 3 luglio scorso. Era in Abruzzo con il resto della band che qualche ora prima si era esibita a Pescara, al Parco di Villa de Riseis. Il musicista è stato trovato senza vita in una camera dell’hotel in cui alloggiava. Aveva 76 anni. Questa la fredda cronaca.

La notizia mi è arrivata, tramite un post pubblicato su Facebook da Maurizio Vandelli, mentre ero in vacanza all’estero, e mi ha sconvolto non poco. Mi ci è voluto qualche giorno per metabolizzare la triste notizia, e solo adesso, dopo qualche giorno, riesco a comporre un ricordo.

L’ora dell’amore

I Camaleonti sono stati gli idoli della mia infanzia. Ascoltavo le loro canzoni alla “Hit Parade” di Lelio Luttazzi, con la radiolina incollata all’orecchio, e le sapevo tutte a memoria. All’epoca concerti se ne facevano pochi, pochissimi, e l’unica occasione per poter vedere i propri beniamini era la televisione (giusto due canali in bianco e nero): Festival di Sanremo, Canzonissima e il Disco per l’Estate erano occasioni imperdibili.

Come tutti i “complessi” dell’epoca, i Camaleonti riproponevano spesso con testo italiano, successi provenienti dall’estero. “L’ora dell’amore” è la versione italiana di “Homburg” dei Procol Harum.

Il destino a volte ci mette del suo: Gary Brooker, cantante e fondatore della band inglese, è morto il 19 febbraio scorso.

Su “Applausi” voglio farla breve: “Epitaph” dei King Crimson è uscita un anno dopo.

Un periodo felice per la nostra musica, e, col senno di poi, anche per la nostra vita.

Come passa il tempo

Ma i tempi inesorabilmente sono destinati a cambiare: i “complessi” diventano “gruppi” (e poi ancora “band”), esplode, soprattutto in Italia, il fenomeno dei cantautori, il punk e poi la new wave e la formula “album” sostituisce quasi definitivamente il “45 giri”.

In tanti, Camaleonti compresi, si trovano spiazzati, e la soluzione non può esse che una: rimanere fedeli a sé stessi, riproporre quasi all’infinito il “vecchio” repertorio, nonostante le mode che cambiano. Un rischio calcolato, certo, ma che alla fine ha dato i suoi frutti.

“Come passa il tempo, che non ripassa mai. Va come una Seicento. E quei ragazzi dentro siamo noi”.

I meravigliosi versi di Giancarlo Bigazzi, cantati dai Camaleonti, con gli amici di sempre, i Dik Dik e Maurizio Vandelli, al Festival di Sanremo del 1993, descrivono perfettamente il senso di un’epoca, che non tornerà più. Quelli sono stati, e saranno per sempre “I migliori anni”.

Applausi

Ho incontrato per la prima volta Tonino Cripezzi e I Camaleonti all’inizio degli anni ’90 in un mega locale della provincia di Cuneo. Pubblico eterogeneo che cantava tutte, ma proprio tutte le canzoni. C’era ancora Paolo (rip). Ebbi modo di incontrare una persona educata, disponibile, umile come solo i grandi sanno essere. Riservato, al limite della timidezza, Tonino era una persona squisita.

L’ho rivisto vent’anni dopo a Torino, al Le Roi, grazie ad una delle tante serate organizzate da Toni Campa e Luciana De Biase, ritrovando la stessa persona, gentile e cordiale.

E quando partirono quelle parole “Da molto tempo questa stanza, ha le persiane chiuse”, i brividi e le emozioni, sono stati gli stessi. Gli stessi di quel ragazzino degli anni ’60, e del ragazzo ormai cresciuto degli anni ’90.

Una voce senza tempo, che ha fatto innamorare diverse generazioni. Rimane indelebile, almeno per quanto mi riguarda, il “lento” ballato da Uberto (Mauro Di Francesco) e Alina (Pascale Reynaud), nel film “Sapore di mare 2 – Un anno dopo”, proprio sulle note di “L’ora dell’amore”.

Tonino Cripezzi

La scomparsa di Tonino è stato un fulmine a ciel sereno. Un fulmine che ha colpito tutti indistintamente: fans e artisti.

Da Maurizio Vandelli a Franz Di Cioccio, da Fausto Leali a Roby Facchinetti, da Ricky Belloni a Red Canzian, da Franco Simone a Enrico Ruggeri, solo per citarne alcuni, centinaia di colleghi hanno dedicato un pensiero a Tonino Cripezzi. Questo la dice lunga sul rispetto, la stima e l’affetto provato per una persona che evidentemente ha saputo distinguersi non solo per le sue qualità artistiche, ma anche e soprattutto per quelle umane. La sua riservatezza, la sua disponibilità, e la sua sensibilità andavano di concerto con la dolcezza della sua voce, che anche quando non cantava, era una carezza tutta da ascoltare.

Ciao Tonino. La tua voce ora si sentirà lassù, per l’eternità.

Sincere condoglianze alla famiglia e un grosso abbraccio ai miei amici Livio, Valerio, Max e Massimo.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.